not a sequel, but.. «5»

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5.
Enchanting star.

Sembrava che non si addormentasse mai, come a farlo apposta. Da quando gli ubriachi rimanevano svegli così a lungo? E dire che Fede si era addormentato subito.
Ogni secondo, minuto che passava lo sentivo più vicino, la solita sensazione di volergli rimanere accanto per sempre amplificata all'impossibile.
Avevo cominciato a piangere, pur rimanendo in silenzio, per quello che era successo.
Perché lo sapevo che si sarebbe ricordato di tutto. Era questione di qualche ora. E poi si sarebbe distrutto tutto, come sempre.
Volevo che si pentisse di ciò che aveva fatto, ma allo stesso tempo avevo paura. Paura che tutto potesse finire davvero. Come avrei fatto a resistere alle immagini del bacio tra lui ed un'altra persona ogni volta che l'avrei guardato in faccia?
Ben, a contatto con il mio corpo, si mosse per portare una sua gamba sulle mie e posare la testa nell'incavo del mio collo. Non feci in tempo a fermarlo. Alzò il capo di scatto. -Stai piangendo?-
Anche nel buio, potevo vedere i suoi occhi sempre più liberi dall'alcool e preoccupati. Non fecero altro che farmi singhiozzare più forte. -No.. Non piangere. Ti prego. Guardami. Qui. Sono qui. Non sei sola, Soph..-
-Perché l'hai baciata?- Chiesi con la voce rotta, mentre le lacrime mi entravano in bocca facendo sentire il loro sapore salato.
-Cosa.. Cosa stai dicendo?-
Cercai di liberarmi dall'intrico dei nostri corpi, non riuscendoci. Mi stringeva forte, e non aveva intenzione di lasciarmi andare.
-Prima, in spiaggia. Hai baciato una ragazza, Benjamin. Ti.. Ti ho visto.-
Lui si zittì, e lo sentii allentare la presa.
-Ero ubriaco, ma..-
Mi lasciò le braccia. In silenzio e meccanicamente, si separò da me. Fissava ostinatamente  le lenzuola, come se non riuscisse a crederci nemmeno lui. Come se fosse il primo a non essere capace di perdonarsi.
Misi una mano sul viso. Immaginavo già che spettacolo orribile poteva essere. Gli occhi lucidi e gonfi, i capelli in disordine, il naso e le guancie rossi. Il petto continuava a tremare ed ero continuamente percorsa dai brividi.
Mi stava lasciando andare.
Mi sembrava di vivere in uno dei miei soliti incubi. Ma non mi sarei svegliata nel pieno della notte, lui non ci sarebbe stato, accanto a me, a stringermi forte, più forte di tutto.
La sua mano arrivò a togliere la mia dal mio viso. -Io sono un idiota.. Ma tu non coprirti quando piangi..- Mormorò debolmente.
Non smisi di piangere. Solo, mi alzai da lì e sgusciai fuori dalla stanza.
Sentivo freddo.
Sentivo che sarebbe andato tutto male, come era già successo troppe volte.
Sentivo già la sua mancanza, perché sapevo quello che sarebbe stato.
Sentivo bisogno di Ben. Lui e solo lui.
Ma la mia mente me lo impediva.

Volevo solo accucciarmi accanto al muro e urlare. Urlare più forte che potevo.
O rifugiarmi tra le sue braccia.
Che era la stessa cosa.
___

Due giorni dopo avevo scoperto solo una cosa: Calum era un ragazzo fantastico. Faceva di tutto pur di vedere un sorriso sul mio viso provato e un po' di felicità, anche se temporanea, nei miei occhi sempre segnato dai pianti lunghi delle notti.
Benjamin, invece.. Con lui non avevo scambiato più nemmeno una parola.
Quando il nostro sguardo si incontrava, entrambi lo distoglievamo. Sembravamo due ragazzini che si stavano innamorando inconsapevolmente. Perché stando lontano da lui lo amavo sempre di più, e sempre di più stavo male. Lui non so come stesse. L'avevo sentito solo una volta, fuori dalla sua stanza, cantare. L'avevo spiato dallo spiraglio della porta. Stava suonando la tastiera che aveva posato sul letto, il suo telefono era lontano e la canzone era una delle più belle, tristi ma dolci che avessi mai sentito. 'Talking to the moon' di Bruno Mars.
Ed ero dovuta andare via, prima di perdere il controllo e correre tra le sue braccia.
Quella notte feci un incubo. E fu peggio del solito.
Mi ero svegliata di soprassalto, cacciando un urlo. Sentivo il sudore pizzicare sulla pelle, il battito del cuore talmente accellerato che il mio petto tremava. Ero rimasta ferma per qualche secondo, fissando il muro davanti a me. Non stavo annegando, ero tra le lenzuola che stringevo fino a farmi male alle dita. Poi mi ero lasciata andare, sul cuscino, ed ero scoppiata in un pianto a dirotto. Martina non era  ancora. Sarebbe rimasta fuori tutta la notte, ed io ero sola.
Non stavo cercando di urlare per chiedere aiuto.
Non c'era Benjamin a pochi centimetri da me che sorrideva e non mi sentiva.
I miei polmoni non stavano bruciando.
Non stavo morendo.
Ma perdendo tutto forse sì.
Inspirai lentamente fino a quando sentii i polmoni scoppiare, e poi rilasciai l'aria, piano.
Andava tutto bene ora, forse, sì. Ma non ero brava a prendermi la mano da sola per tirarmi fuori da ogni dannato casino.
Mi alzai in piedi, qualche minuto e mi trovavo in spiaggia. Di fronte al mare nel quale avevo sognato di finire i miei respiri.
Mi avvicinai al bagnasciuga, fino a quando l'acqua arrivò a lambirmi dolcemente i piedi.
Avevo portato le cuffie con me. 'Diazepam' di Briga risuonava piano nelle mie orecchie, come a ricordarmi lui chi era per me.
Era lui il mio diazepam.
Era quello che mi permetteva di non impazzire, giorno o notte, incubo o sogno che fosse.
Sarebbe stato possibile riempire un vuoto così grande, quello che mi aveva lasciato lui con la sua assenza?
Il silenzio dentro di me faceva urlare le milioni di cose diverse che avrei potuto fare.
Ritornare da lui, prendere un aereo ed andarmene, tornare solo per urlargli contro che lui era la cosa più dannatamente importante che fosse mai esistita nella mia vita, o solo sussurrargli che lo amavo ancora, che non avrei mai potuto smettere, per poi scivolare via in silenzio.
Una mano mi toccò, ed io mi voltai, sentendo l'aria scontrarsi con i miei occhi lucidi.
Lo riconobbi solo dal tatuaggio 9/3, perché quando mi girai avevo gli occhi ostinatamente fissi verso il basso.
-Che cosa ci fai qui?- Chiesi a Ben, davanti a me. Lui sussultò.

Forse non se l'aspettava, la mia voce tremante.
Ma nessuno si era mai aspettato da me che stessi costantemente così male.
È che sono sempre stata brava a nasconderlo.

secret / benjamin mascoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora