Mi svegliai in ritardo e come al solito dovetti correre a più non posso verso quell'edificio chiamato scuola, l'equivalente della parola 'carcere' per gli adolescenti.
Appena arrivai davanti al mio armadietto pe prendere in fretta il libro di francese, lo trovai già aperto.
Tutto il suo contenuto, libri, fogli, foto, penne, vestiti di ricambio, lacci per capelli, raccoglitori con i loro fogli, era sparso a terra.
Tutte le foto con Martina e quella con Benji erano a pezzi, i miei appunti pure ed alcune pagine di alcuni libri erano scarabocchiate.
Cominciai a respirare velocemente, e le mie mani sembravano impazzite per il desiderio di dare un pugno sul visino grazioso di quella vipera di Giorgia.
Trattenendo un cavolo di urlo di frustrazione andai in cerca di quella deficiente, e quando la trovai non aspettai nemmeno che si girasse verso di me per prenderle lo zaino, tirare fuori tutti i suoi innumerevoli trucchi, gettarli a terra e saltarci sopra.
-I MIEI TRUCCHI! COS'HAI FATTO AI MIEI BAMBINI?!- E non scherzo, si mise a terra e scoppiò in un pianto disperato stringendo tra le mani i resti dei suoi specchietti.
Me ne andai a sistemare le cose davanti al mio armadietto, ignorando gli urli di dolore puramente teatrali di Giorgia, gli sguardi perfidi delle sue amiche e la piccola folla che si era radunata attorno a noi due.
Non me ne importava niente, quell'odiosa doveva smetterla di darmi la colpa è farmi pagare per qualcosa che non avevo mai fatto. Era malata!
Mentre raccoglievo tutti i pezzetti delle foto sparsi a terra, vidi un'ombra raggiungermi, e appena alzai lo sguardo realizzai che si trattava di Alessio.
-Che è successo qui?- Chiese indicando tutto il casino attorno a me.
-Chiedilo alla tua fidanzatina.-Dissi, acida.
-Pensavo che lo avesse capito che doveva lasciarti stare!-
-Tu pensi che quella possa capire qualcosa se c'ha il cervello più piccolo di quello di una gallina o molto probabilmente non ce l'ha nemmeno?!- Urlai.
-Sophia, calmati. Senti, so che è fastidioso, ma cerca di capirla... Crede che tu mi abbia baciato e le ci vorrà del tempo per credere al fatto che tra noi due non è mai successo.-
Spalancai gli occhi dalla rabbia. -Ma da che parte stai?! Giorgia non deve convincersi di niente, io non ti ho mai baciato e neanche vorrei farlo, diamine! E non ho intenzione di aspettare perché non devo, se quella gallina vuole continuare a fare questo scherzetti da bambina di cinque anni allora le ritorneranno indietro.- Dissi decisa.
-Le parlerò oggi, va bene cavolo? Se non ha intenzione di smetterla la lascio!- Gridò anche lui.
-COOOSA?! Mi lasci per quella?!- La voce stridula di Giorgia si fece spazio nel corridoio e vidi poi il suo viso spaventoso.
Era tutto rigato di trucco colato nero e fondotinta che mostrava il suo colore di pelle naturale.
Mi puntava un dito dall'unghia laccata di viola contro, neanche fosse una pistola.
-No! Non ho detto questo, calmati.- Alessio passò da 'mio amico' a 'fidanzato dolce e comprensivo che non so come facesse a sopportare quella'.
Stanca di tutti gli urletti di Giorgia prettamente falsi e al solo fine di attirare attenzione, cacciai tutte le cose che erano cadute dall'armadietto dentro quest'ultimo ed andai in classe. Mi sedetti accanto a Martina che stava parlando con Cat, incrociai le braccia al petto e stetti zitta, cercando di placare la mia voglia di correre fuori di qui per andarmene da Ben.
-Che è successo fuori?- Chiesero entrambe girandosi verso di me.
Oh, dimenticavo che mi conoscevano meglio di me stessa a volte, non potevo pensare di tenere loro nascosti i miei momenti di rabbia.
Raccontai tutto, senza tralasciare nulla.
-Io non la capisco quella. È malata nel cervello.- Constatò Cat stiracchiandosi.
-Ha una situazione familiare difficile, ed il fatto che la maggior parte della scuola lo sappia non fa altro che peggiorare le cose, per lei. Cerca di dimostrarsi forte nonostante tutto quello che sta succedendo nella sua vita, tutto quello che succede a casa sua appena finisce la scuola. Non so i dettagli, ma ha un bruttissimo rapporto con i suoi genitori e... Non vuole far capire agli altri che ne soffre terribilmente. Per questo si dipinge tutta questa maschera addosso.Più stai male e cerchi di proteggerti.
Più soffri e più cerchi di non farlo sapere a nessuno.Così fa lei.-
Il nostro discorso fu interrotto dalla campanella e dall'entrata del professore di francese.
Eppure per tutta l'ora continuai a pensare a quello che aveva detto Martina su Giorgia.
Perché sembrava così maledettamente uguale a me?
In tutti i periodi difficili che avevo passato, avevo sempre fatto così: avevo cercato di nascondermi.
Come in quel periodo in terza media, per colpa di mio padre...
Scossi la testa, improvvisamente con il respiro accelerato.
Sentii il cuore aumentare di velocità alla ed il mio corpo riconobbe quella sensazione di smarrimento che provavo continuamente anni fa.
Mi sforzai di guardare Martina, che era impegnata a scrivere sul quaderno qualcosa in francese.
Non ero più sola, come in quel periodo.
Avevo lei, avevo Cat, Alessio, Mitch, mia madre. Avevo Benjamin.
Non dovevo permettere ad un altro attacco di panico di assalirmi.
Mi accorsi di punto in bianco che stavo stringendo il braccio di Martina con le nocche bianche dalla troppa forza, tanto che lei si girò.
Spalancò gli occhi preoccupata e mi strinse la mano senza sapere cos'altro fare.
-Stai bene? Ah, che dico. Stai... Calma. Ci sono io, non succede nulla...- Vedendo che non riuscivo a calmare nemmeno il respiro ed i miei occhi che si riempivano di lacrime, chiese al professore se potevamo uscire, ed appena fummo fuori mi accompagnò in bagno e mi spruzzò in viso dell'acqua gelida.
Con il petto che ancora tremava, finalmente riuscii a calmarmi.
Permisi alle lacrime di averla vinta contro la mia resistenza.
Scivolai silenziosamente in terra e mi portai le ginocchia al petto.
Mi feci piccola piccola, come per non farlo sapere a nessuno.
Come per rimanere almeno per qualche istante fuori dal mondo.
Mi era bastato ricordare quel periodo buio per sfiorare un attacco di panico.I ricordi avevano un effetto letale su di me.
Loro sono liquido mortale.
E chissà come mai, le cose belle si dimenticano in fretta, mentre i brutti ricordi restano nella nostra testa in un angolino buio, e quando ti sembra di aver finalmente trovato un equilibrio, escono allo scoperto, pronti a rovinare tutto.
-Soph io...-
-Scusa...- Sussurrai.
-Scusami tu... Non sapevo cosa fare... Che è successo? Stavi bene fino a qualche minuto fa...-
Lei non sapeva nulla di quella storia.
Ero sola appunto perché lei non c'era, era semplicemente in vacanza con i suoi genitori.
Per la prima volta le mentii. Dissi che forse mi era venuta la febbre, e lei non ci credette. Ma capì perché non volevo dirle nulla.Perché chi è stato male, lo tiene per sé.
Uno i suoi mostri non li fa vedere a nessuno.
A meno che non trovi la persona giusta.
Quella che ha sofferto quanto lei.
___-Sei sicura che vuoi venire con me e Benji da Fede? Puoi andare anche a casa, te lo garantisco, ce la cavere...-
-Stai tranquilla, davvero. Sto bene.-
Era da quella mattina che la mia migliore amica era preoccupata a morte per quello che era successo, ma volevo andare da Fede per aiutare Benji a risolvere quella ridicola questione tra i due.
Raggiungemmo Benji in macchina. Ci sedemmo entrambe dietro.
Benji si girò per vedere il viso di Martina, tanto per ricordarsi di lei.
Si fermò con la mano a mezz'aria, gli occhi sbarrati fissi in quelli di lei.
Martina mi guardò confusa, ma nemmeno io riuscivo a capire perché Benji si fosse bloccato davanti al suo viso.
Passai una mano davanti al suo viso:-Ci sei?-
Lui sembrò riscuotersi, ma continuò a guardare Martina.
-Sì... Ehm... Penso tu sappia già chi sono, comunque... Piacere, Benjamin.-
-Martina.- Disse lei facendo un sorriso stranito.
Lui si girò di scatto e partimmo verso la casa di Fede.
L'apprensione di Benji era nell'aria e palpabile.
Non voleva darlo a vedere, ma era davvero preoccupato di perdere tutto.
Non potevo prendere la sua mano, stava guidando, ma c'era anche Martina.
Tuttavia allungai un braccio per posare una mano sulla sua spalla.
Non passò molto prima che le sue dita raggiungessero le mie e le stringessero.Scendemmo tutti e tre dalla macchina e ci trovammo davanti alla casa di Fede. Era abbastanza grande e circondata da un piccolo giardino ben curato.
-È qua. C'è la sua macchina.- Disse Benji a sguardo basso.
Martina era già andata a suonare il campanello.
Posai le mani sulle spalle di Benji. -Tutto andrà bene. Voi due siete migliori amici, ne avete passate tante e anche questo vi legherà di più.-
Deglutì. -Lui è il mio migliore amico, lui non è mai cambiato.
Ma io, io ai suoi occhi, dopo che ha saputo tutta questa storia, sono cambiato.
Ha conosciuto il vecchio me, e sostiene che io ora stia solo recitando.-
-Stai recitando?- Gli chiesi, a bruciapelo.
Scosse leggermente la testa, abbassandola ancora una volta cin fare triste.
-Allora non devi preoccuparti di nulla.-
Mi attirò a sé e mi baciò.
-Ora vai.- Lo abbracciai e lui entrò nel giardino della casa, per poi entrare nella casa del suo migliore amico, quello che non gli credeva più.//nota autrice
Lalalalallaaa che finale hahaha. No okay non uccidetemi, avevo già scritto quasi tutto il capitolo 29 e volevo pubblicarlo subito dopo questo ma mi si è cancellata tutta la prima parte e devo riscrivere -_-, le gioie della vita.
Anyway, domandina per voi: chi è il vostro personaggio preferito e perché? Sono una personcina curiosa lo so haha.
Ho caldo. Okay basta disagio.
See u at the next update :)
STAI LEGGENDO
secret / benjamin mascolo
أدب الهواة-Cos'è successo quella notte, Benjamin?- Abbassò lo sguardo. -Non voglio che tu abbia paura di me. Non posso dirtelo.-