#52

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-Quand'è che partirai?- Chiesi sottovoce.
-Il dieci di Gennaio. Ho rimandato la partenza.- Rispose.
Il sole si era già alzato lasciando sotto di sé un cielo poco meno che azzurro.
-Il 31 Dicembre suonerete a Napoli?-
Un sorriso si dipinse sulle sue labbra. -Esatto.-
-Sono orgogliosa di voi, Ben. Da delle semplici cover registrate in una camera siete arrivati a questo, ma non vi siete fermati come tanti.-
-Non credo che ci fermeremo mai. Siamo qui le rimanere (cit. sua), e non m'importa di quello che dicono di negativo su di noi. E sì, se tornassi indietro rifarei tutto dal primo all'ultimo secondo, perché ogni cosa ci ha aiutato ad arrivare dove siamo ora. Mi ha aiutato ad arrivare a te. Sarei felice, anche se so che tutto l'amore che sto ricevendo da tante persone, non lo merito.-
-Ma che dici? Avete faticato tanto, avete assistito a tante porte in faccia. Tu e Fede meritate tutto quello che state vivendo.-
Lui stentò un sorriso, ed in quel preciso istante tutto il resto si annullò.
Il sole, le poche persone che camminavano sotto di noi, il vento, il dolore.
L'unica cosa che rimaneva,
era il suo sorriso.
Quel momento magico fu spezzato dalla suoneria de mio cellulare.
Controvoglia, spezzai il contatto con i suoi occhi azzurri e lessi il nome di Martina sul display.
Controllai anche l'ora, aggrottando le ciglia. Erano le cinque e qualche minuto. Come mai era sveglia a quell'ora?
Se mi aveva chiamato doveva essere per una questione importantissima.
-Benjamin, scusami davvero ma devo...-
-Rispondile, vai.- Disse sorridendo, sincero.
Mormorai un 'grazie' prima di sparire giù per la scala a pioli. Mi sedetti vicino alla finestra della soffitta e portai le ginocchia al petto.
Ero sinceramente preoccupata. Sentivo che doveva dirmi qualcosa di veramente brutto.
-Soph...-
-Martina, stai piangendo?- Chiesi allarmandomi.
Tentò di negarlo, ma era impossibile farlo.
L'avrei abbracciata forte se fosse stata lì con me.
-Cos'è successo? Per favore, dimmelo, sono preoccupata...-
-Tre... Tre giorni fa... A Natale... Benjamin ha...- Scoppiò ancora in lacrime.
Benjamin?
Cosa diamine le aveva fatto?
-Calmati. Okay? Fai un respiro profondo. Dimmi dove sei.-
-Vicino a casa tua probabilmente...-
-Vieni qui subito allora.-
Una decina di minuti dopo, cercavo di consolarla silenziosamente.
-Sophia... Scusami se...-
-Non scusarti. Dimmi solo quello che è successo se ti può far sentire meglio...-
Aveva pianto tanto, ma sembrava essersi tranquillizzata almeno un po', per cui cominciò a parlare, scossa ogni tanto ancora da qualche singhiozzo.
-Quando tu e i tuoi cugini ve ne siete andati dalla casa di Benjamin, tre giorni fa, siamo rimasti solo io, Dylan e lui. Dylan è andato in bagno, e sono rimasta sola con Benjamin. Io non lo so che cosa gli è preso, ma mi ha abbracciata fortissimo sussurrandomi frasi del genere 'perché non mi hai raggiunto?', 'come hai fatto a venire qui?', 'sei cambiata tantissimo', 'ti voglio bene, ti voglio davvero bene, scusami per tutto', 'perché hai cambiato il tuo nome?'. Io non capivo, non riuscivo a divincolarmi dalle sue braccia, e lui continuava a ripetere che mi voleva bene... Sono riuscita ad andarmene solo quando è tornato Dylan, ma non prima di avergli detto che era pazzo, che io ero Martina e basta. E lui continuava a guardarmi, come incredulo. Ho capito solo oggi il suo comportamento, almeno per metà.-
Fece una pausa, guardando basso, con lo sguardo vuoto.
-Già da un po' di tempo la mattina presto sentivo mia madre e mio padre confabulare fra di loro. Parlavano di qualcosa che io non dovevo sapere, e stamattina me ne sono stufata. Sono sgattaiolata vicino all'ingresso del soggiorno e ho ascoltato la loro conversazione.
Forse ho fatto la cavolata più grande della mia vita, ma sono sicura che avrei dovuto saperlo molto prima.-
-Martina... Cos'hai sentito?-
Rimase in silenzio per un po'.
Io stessa avrei faticato a dire una cosa che avrebbe fatto sembrare tutta la mia vita solo una grande farsa.
-I miei mi hanno adottato.-
Le sue parole rimbalzarono sui muri della stanza.
Guardai i suoi occhi.
Era distrutta.
Sembrava che un tornado l'avesse investita con tutta la forza di cui era capace e sballottata sulle rocce più dolorose.
Come se l'avesse stesa al tappeto e lei non trovasse più la forza per rialzarsi.
Aveva gli occhi che tentavano male di nascondere i pezzi in cui si erano rotti.
Ma non era ancora finita.
-Che poi alla fine non dovrei essere arrabbiata con loro. Se non mi avessero adottato dopo la morte dei miei genitori biologici chissà dove sarei adesso, ma non posso perdonare loro di avermi nascosto la cosa più importante.
Mi hanno separato dalla mia sorella gemella.
Hai presente il vuoto che ti dicevo di sentire? La mia difficoltà di sorridere? Sento sulle mie spalle le cose che sta passando, pur non avendola mai conosciuta.-
Poi, capii tutto.
-Lei dov'è?- Chiesi con filo di voce.
-È in Australia, Soph.-
Ecco.
Il mio stomaco fece un salto.
Benjamin aveva scambiato Martina per la sua sorella gemella.
E la sorella gemella di Martina era la ragazza che Benjamin aveva fatto soffrire, quella a cui aveva fatto un torto.
Quella dalla quale lui sarebbe ritornato per sistemare le cose.
-S... Sorella ge... Gemella?- Sentimmo balbettare.
Benjamin ci aveva raggiunte un'altra volta, e guardava Martina con occhi sbarrati.
-Non sono lei, Benjamin.- Gli disse la mia migliore amica.
-Ma tu... Sei praticamente uguale, io...-
Ma non c'erano parole per spiegare quello che era successo.
Ben scappò sbattendo la porta.
Ma questa volta non riuscii ad alzarmi per raggiungerlo.

//nota autrice.
Eh? Eeeeeeeh? Vi ho sorprese un pochino? *faccia da cucciolo*
Oggi ci hanno fissato due verifiche e in più ho paura che domani mi interroghino, non sono psicologicamente pronta.
Ma, dilemma dell'anno, perché la mattina si gela e ci sono i pinguini mentre quando esci da scuola magicamente c'è la temperatura del Sahara Equatoriale che tra un po' saltano fuori anche i cammelli e Bip Bip con Willy Coyote? Il disagio. Domani ho un orario pesantissimo, dovrei andare a riposare.
Lasciate una stellina e un commento per vedere una me felice e per regalare un sorriso al povero Ben che non faccio altro che torturare, bye.
Love you :)

secret / benjamin mascoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora