Mi svegliai a causa del raggio fastidioso di un lampione che era riuscito ad infilarsi nelle ante semiaperte. Erano solo le sei di una domenica come tante. Ma poi, appena lo sguardo mi cadde sul calendario attaccato al muro accanto a me, mi accorsi che non era solo un giorno qualunque.
O perlomeno, non doveva esserlo.
Sforzandomi di non pensarci, svegliai Alessio che dormiva come un bambino accanto a me. Come risposta, strinse solo di più il suo cuscino (che poi era il mio, dato che eravamo nella mia stanza).
-Alessio, svegliati!- Dissi stiracchiandomi.
-Che problemi ti affliggono per farti svegliare alle sei di domenica?- Chiese contrariato, sfregandosi gli occhi.
-Mi sono svegliata a causa di quel dannato lampione e... Un attimo, Martina dov'è?-
Io, lei, Alessio e Zac la sera prima avevamo ordinato quattro pizze e avevamo passato la serata a gran parte della notte a ridere e a vedere film che però alla fine nessuno guardava davvero. Ci eravamo addormentati tutti e quattro in camera mia, e senza accorgermene, nel sonno ero scivolata più vicino ad Alessio. Avevo cercato di proteggermi dai mostri con altre braccia, ma non era la stessa cosa.
Quella sera, mi ero sentita felice. Mi ero dimenticata del fatto che il mio cuore fosse spezzato in due, non mi ero curata del fatto che dovessi incollarne anche i pezzi più piccoli perché tornasse del tutto a posto.
Benjamin non l'avevo più sentito.
Non lo avevo cercato e lui non aveva cercato me.
Ci soffrivo, ci soffrivo terribilmente, perché sapevo che il suo cuore, se erano veri tutti i ti amo che mi diceva, aveva comunque subito solo una leggere ferita, mentre il mio era stato squarciato, come il suo tatuaggio, che avevo accarezzato quella notte, quasi a consumargli la pelle.
Tutti quei pensieri mi saltarono alla testa facendomela sbattere contro la realtà, e all'immagine del viso dolce di Alessio, che era accanto a me al posto suo.
-Va tutto bene? Sei diventata bianca di colpo.- Si preoccupò Alessio, avvicinandosi per sentire la temperatura della mia fronte con la mano.
-Ehm... Io... Sì... Andiamo a cercare Martina e Zac...- Mi voltai bruscamente per scendere dal letto. Lui mi seguì senza dire nulla. Di là trovammo Martina, Zac e Dylan che evidentemente era appena arrivato. Tutti e tre erano sporchi su tutta la faccia di nutella, cioccolato, panna e pezzetti di fragola, e si voltarono con gli occhi da pesce spalancati verso Alessio e me quando entrammo.
-Si può sapere cosa state combinando qui?- Chiesi senza nemmeno salutare. Mia madre era stata fuori quella notte per lavoro e sarebbe tornata tarda sera, ciò significava che avrei dovuto pulire tutto prima che arrivasse vedesse tutto quel casino.
Tutti e tre alzarono un piatto gigante. -ABBIAMO FATTO I PANCAKE!!- Esclamarono sprizzando felicità da tutti i pori.
Chiariamoci, io alle sei di mattina è già tanto se riesco ad aprire gli occhi, figuriamoci a farmi una colazione così.
Non pensarci, non pensarci, non pensarci.
Non dovevo pensare a lui, a quella volta che mi aveva messo davanti un piatto come quello, solo più piccolo, guardandomi con quello sguardo così maledettamente preoccupato. Mi sforzai di sorridere, e quando ci sedemmo a tavola di buttarne giù almeno uno.
Tutti parlavano tra di loro e ridevano, per fortuna, per cui nessuno si accorse che non avevo mangiato praticamente nulla.
È che da quando ci eravamo lasciati da soli, non avevo voglia nemmeno di respirare.
La scuola mi sembrava impossibile da portare avanti, il mio corpo sempre più inaccettabile nonostante mangiassi sempre meno. Durante le lezioni di ginnastica mi succedeva parecchie volte, di fermarmi perché mi sembrava che le ossa avrebbero potuto cedere. I polmoni mi andavano in fiamme, e alla finivo sempre a cambiarmi e per restare a lato della palestra per il resto della lezione.
Non facevo altro che chiedermi una cosa.
Perché.
Cos'aveva fatto quella ragazza per Ben che io non avessi fatto?
Forse, la verità era veramente che io, così com'ero, non bastavo a nessuno. E allora le loro scelte varavano su un'altra persona.
Volevo piangere, non ce la facevo più.
Da quando ce ne eravamo andati mi sembrava di vivere sospesa ad un filo, sopra ad un baratro del quale non si vedeva la fine.
Aspettavo solo di cadere.
Il suono stridulo del campanello mi distolse dai miei soliti pensieri, e lo usai come scusa per andarmene, chiedendomi chi potesse essere lì a quest'ora, quando c'era praticamente ancora buio.
Quando aprii, rimasi attonita sulla porta.
-Soph...- Sussurrò con la sua voce profonda.
Cercai di non dare a vedere quanto ero sorpresa di vederlo lì.
-Vieni dentro, ti geli così.- Sussurrai senza neanche accorgermene.
Lui accennò ad un grazie ed entro sfregandosi le mani per scaldarle.
Chiusi la porta.
La tensione era palpabile.
-Ehm... Di là ci sono Martina e gli altri, se vuoi...-
-A dire il vero, sono venuto per parlare con te.- Disse, stavolta più sicuro.
-Allora... Cosa devi dirmi, Fede?-
Mi aveva incuriosita, e mica poco.
Qualcosa nel suo sguardo mi suggeriva che lui sapeva che io e Benjamin non stavamo più insieme. Insomma, avevamo potuto nasconderglielo all'aeroporto, ma non era un bambino.
L'aveva capito.
-Devo dirti una cosa a proposito di Benjamin.-
Solo sentire il suo nome, fece spezzare qualcosa dentro di me, di nuovo.
-Lui non lo sa che sono qui. Non dovrei nemmeno, ma... Diamine, chi se ne importa.-
-Senti Fede, non sono proprio in vena di...-
-Lui non ha mai baciato la sua ex.-
-Co... Cosa?- Farfugliai.
-Lui non ha mai incontrato la sua ex. Né l'ha mai baciata.-/
shish
bella gente, vi andrebbe di fare tipo un #AskMe, #AskChiara, #AskQualcosa insomma?
se scrivete le domande (sia su di me che sulla storia, quello che volete sapere) nei commenti risponderò in un capitolo apposta, sbizzarritevi!
cioè ma no ragazze la storia è quasi finita, io non sono pronta psicologicamente. :(
devo andare a studiare la seconda declinazione di latino e sono le nove e mezza di sera, HELP
MA PERCHÉ
comunque vi amo sempre tanto, siete dolcissime :*:*:*
see u at the next update,
C.
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secret / benjamin mascolo
Fanfiction-Cos'è successo quella notte, Benjamin?- Abbassò lo sguardo. -Non voglio che tu abbia paura di me. Non posso dirtelo.-