Ben.
In quei giorni stetti senza di lei dopo troppo tempo. Non mangiavo quasi più, volevo sentirmi come lei e anche peggio, perché me lo meritavo. Non provavo più la voglia di uscire di casa, ma solo quella di presentarmi sotto casa sua per chiederle scusa, senza contare quello che avrei ricevuto dopo, probabilmente solo porte in faccia. Passavo le notti a scrivere per poi stropicciare, strappare e buttare via i fogli. Mi addormentavo alle quattro di notte e dormivo fino al pomeriggio.
Mi sembrava di essere immobile tra acqua e aria, se non c'era lei non importava da che parte stavo. Non mi sarei accorto del fatto di non poter respirare. Mi sentivo la mia prigione, e avrei provato ad evadere, ma da sé stessi non si può scappare.
Il giorno prima della partenza avevo preso due valigie e le avevo riempite con tutti i miei vestiti, scarpe e il resto. Non avevo lasciato niente nel mio appartamento, ormai, a parte la mia famiglia e Fede, non c'era più niente che mi legasse a quella città. O meglio, un motivo c'era, ma non volevo che stesse male per me. In qualche modo, Sophia mi avrebbe dimenticato e non avrebbe più sofferto. Se invece mi avesse visto partire e avesse conosciuto la vita che mi stavo andando a riprendere in Australia, le avrebbe fatto più male.
Quel giorno non avevo mangiato nulla, perché sapevo che il vuoto che sentivo in pancia non poteva essere riempito in quel modo. La notte non dormii, e alle tre ero uscito dall'appartamento. Avevo camminato un po' prima di raggiungere l'aeroporto. Guardai le vie che avevo percorso con Sophia durante i pomeriggi d'autunno, quando il sole scaldava ben poco. Le mani nei giubbini, le guance rosse e fredde, le risate a squarciagola e, nonostante il freddo, pensare che fosse sempre troppo presto per tornare a casa. Fumai una sigaretta, pensando che lei me l'avrebbe tolta dalle mani con le dita fredde senza pensarci due volte, gettata a terra e pestata col piede, come a cancellare il male che mi aveva fatto.
Mi avrebbe detto che per vivere avevo bisogno di polmoni interi e non a metà, che non voleva che il mio respiro venisse rovinato.
Eppure continuai ad aspirare il fumo, nel modo in cui mi avevano vietato di fare, quando poco tempo prima di conoscere Sophia ero finito in ospedale per tutto quello che bruciava nei miei polmoni.
Ripensai alla canzone che avevo scritto in quel periodo.L'amore è la sostanza che ti serve.
Non si fuma e non si beve,
non si spaccia e non si vende,
non si trova sulla strada ma nel cuore della gente.
Hai fumato ogni grammo del tuo tempo,
hai bevuto fino a perdere ogni senso,
ormai dormi anche da sveglio,
non cercavi questo, ma ora ti sei perso.
Sei conseguenza di tutte le tue scelte,
alcune se ne vanno,
altre restano per sempre, come inchiostro nero sulla pelle, tatuaggio permanente.
L'amore è la sostanza che ti serve, l'unica sostanza che ti serve.Io l'amore l'avevo trovato, nel suo cuore.
E, poi, avevo deciso di privarmene.
E ora mi trovavo seduto in un aeroporto in cui tutte le persone andavano e venivano, aspettando un maledetto aereo in ritardo di due ore. Mi sentivo l'unico immobile, come se il mondo continuasse a girare senza di me.
In tasca avevo ancora il biglietto che volevo dare a Sophia perché potesse venire con me. Non serviva a
Avevo tra le mani un libro di cui fissavo una pagina senza leggerla da almeno dirci minuti.
In quei giorni lessi tanto. E una frase mi rimase in testa.
"Era talmente bella che nei suoi occhi ci vedevo le stelle."
Ma che stelle.
Io, nei suoi occhi, ci vedevo l'universo intero./
piccolo capitolo pre-fine :)
comunque voi non potete capire quanto sto in fissa con 'tutti i miei problemi'. ragazze, è stupenda.
commentate, <3
see u at the next update,
C.
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secret / benjamin mascolo
Fanfiction-Cos'è successo quella notte, Benjamin?- Abbassò lo sguardo. -Non voglio che tu abbia paura di me. Non posso dirtelo.-