Una proposta - 47

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°Joy

Se potessi scegliere di dimenticare, di tornare indietro nel tempo, lo farei. Darei di tutto se potessi farlo. Questi pensieri sono quasi come una lenta tortura. Vorrei tanto non aver commesso quello stupido errore. Ero uscita di casa questo pomeriggio con la speranza che un po' di jogging mi avrebbe alleggerito, mi avrebbe permesso di mettere da parte tutta questa tensione, senza sapere che quello che mi attendeva, era ancora peggio. Mi sento una stupida. Una grande stupida per aver creduto che Mark si sarebbe messo da parte così tanto facilmente. Conoscendolo, non avrei dovuto commettere tale errore. Eppure, ci sono cose che nonostante conosciamo, inconsciamente mettiamo da parte. Forse è la vita così, forse servirà a qualcosa tutto questo dolore, ma ad esserne sincera, ne farei volentieri a meno. Poi quella Alana... Quello che mi domando è: perché? Perché quella donna ha fatto tutto questo? Adesso che sono passate delle ore dal nostro incontro, mi chiedo seriamente il motivo di tutto ciò. Il fatto è che nonostante cerchi di trovare una ragione, non mi spiego il motivo di così tanto disagio, preoccupazione e difficoltà da parte sua. Poi c'è quell'uomo della sicurezza... il suo volto serio e la sua postura rigida non fanno altro che passarmi di continuo davanti agli occhi. Un brivido mi percorre inevitabilmente il corpo. Sospiro e mi sistemo meglio tra le coperte. Perché quell'uomo doveva assicurarsi che delle persone non ci vedessero? Quali saranno queste persone? Non faccio che chiedermelo di continuo. Domande su domande, pensieri su pensieri. Sbuffo sommessamente e chiudo un momento gli occhi prendendo una pausa dell'estenuante immagine bianco – scuro del soffitto. Sarò stata troppo precipitosa a non ascoltare Alana? Voleva aiutarmi sì, ma aiutarmi per cosa? E poi perché vorrebbe farlo? Non mi conosce, non siamo mai state amiche. Ormai non ci capisco più niente. E' solo che... insomma, arrivata a questo punto, sono davvero stanca. Stanca di cercare sempre una logica e una ragione a tutto, di cercare di capire gli altri e i loro momenti folli... di tutti questi misteri, dubbi, incertezze che non fanno altro che farmi sentire come in bilico su un filo di ferro con il fiato sospeso. Lascio cadere lo sguardo fuori dalla finestra dove il cielo è completamente buio. Non c'è un filo di vento a riempire la notte, gli alberi e le siepi sono completamente immobili, eppure si gela. Riesco a percepire il freddo e l'umidità dell'esterno sulla pelle e dentro le ossa. Nonostante tutto quello che è successo, vorrei che Matt fosse qui in questo momento. Vorrei che lui fosse qui, vorrei poter mettere da parte almeno per una notte tutto il resto e rifugiarmi tra le sue forti braccia, ma mi rendo conto che in questo momento, perfino lui mi è lontano. Lontano con gli occhi e con i pensieri. Il suo cuore indubbiamente è mio, ma lo sappiamo tutti che solo il cuore non basta. Magari... magari basterebbe solo quello per poter dire che tutto va bene. Magari fosse possibile. Ma non lo è. Ci sono tantissime altre cose, ma ora c'è solo il cuore e il silenzio tra noi. Improvvisamente il rumore dell'auto di Matt invade il vialetto riempiendo il silenzio, e dopo qualche secondo i fari illuminano la stanza per un istante prima che l'oscurità torni ad avvolgerla. Il mio cuore inspiegabilmente prende a battere all'impazzata nel petto quando sento la porta aprirsi e poi richiudersi. E sono così combattuta... combattuta se correre da lui per cercare conforto a tutto questo casino, o dare ascolto all'evidenza che è chiara come il sole del mattino, che è distante da me. Mi sembra quasi di essere in un'altra dimensione in questo momento, la quale non mi permette di muovermi, ma solo di osservare. Ed è così che non mi rendo conto del tempo, e ad un tratto l'alta figura famigliare di Matt si prospetta davanti ai miei occhi quasi come se si fosse improvvisamente creata dal nulla. Riesco a vedere perfettamente il suo profilo e i tratti del suo volto grazie alla luna che si affaccia nella nostra stanza. "Joy?" il suono della sua voce mi riporta bruscamente alla realtà rendendomi nuovamente padrona del mio corpo. Mi muovo tra le coperte, mi metto a sedere e poso la schiena alla spalliera del letto. "C-ciao" mi sposto una ciocca di capelli dal viso e mi inumidisco le labbra secche. Si avvicina al letto e si siede accanto alle mie gambe "Scusami se ho fatto tardi e non ti ho avvisato. Avevo il telefono scarico" – "Uhm. Non... Non fa niente" mi mordo le labbra abbassando un momento lo sguardo sulle mie mani prima di alzarlo lentamente su di lui. "Oh..." aggrotta la fronte e annuisce con la testa bassa. "Okay" Apro la bocca per replicare, ma non mi esce nulla. Nulla. Sospira e si alza dal letto senza guardarmi. Una morsa mi stringe il centro del petto. Deglutisco e lo seguo con lo sguardo. Non intendevo certo che non mi interessasse nulla di lui, ma solo... ecco la mia è stata una risposta... una risposta... Sospiro e scuoto la testa tristemente. Non lo so. Cielo, non lo so. Una risposta stupida. E' stata solo una risposta incredibilmente stupida la mia. M'interessa di lui. M'interessa e m'importa dannatamente di lui, cavolo! Si libera dalla cintura e la posa sulla spalliera della poltrona accanto al comò e poi inizia a sbottonarsi la camicia. La lascia scivolare sulla pelle liscia e la visione delle sue spalle larghe, del suo petto nudo scolpito al punto giusto, dei suoi capelli morbidi nei quali adesso passa le mani per scompigliarli, mi provocano inevitabilmente una fitta al basso ventre e una scia di brividi lungo tutto il corpo. Ed è chiaro che gli occhi, il desiderio, l'attrazione, l'elettricità corporea non vanno pari passo con la logica. Giusto? Perché in questo preciso momento, tutto è polvere. Tutto il resto, si è completamente dissolto nella mia testa.

Una proposta (Sequel de: un compromesso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora