°Mark
Prendo un sorso di Brandy con lo sguardo perso nel vuoto. Credevo che conoscessi già la forma più grande del dolore avendo Joy lontano da me, ma ora mi rendo conto che il dolore che provavo era un dolore forte sì, ma ben minore messo a confronto a quello che provo ora. Tantissime volte mi sono chiesto come sarebbe stato riaverla accanto, come mi sarei sentito una volta che fosse tornata da me, e ora mi sento così incredibilmente stupido. Non faccio che chiedermi come abbia fatto a scoprire tutto, come abbia fatto ad avere quelle maledettissime foto, ma la verità è che qualsiasi cosa pensi, vedo tutto nero davanti a me. Non c'è modo di scoprirlo, non mi viene in mente nulla... Anche se alla fine pensandoci bene a cosa servirebbe? Anche fosse Joy continuerebbe a vedermi come un mostro senza cuore. Sono solo questo per lei. E mi maledico. Mi maledico perché tutto quello che ho fatto per riaverla mi ha permesso solo di farmi odiare da lei. Ed io non volevo che lei mi odiasse. Davanti agli occhi non fa altro che passarmi il suo volto, il suo sguardo deluso, il suo disprezzo per me, e ogni santa volta, mi fa così male il petto che credo sul serio di essere prossimo a morire. Mi brucia così tanto il cuore che mi chiedo se non sia solo la mia immaginazione a farmi credere che batta ancora. Non sono mai riuscito ad accettare il fatto di averla persa, come un dannato ho fatto di tutto per riconquistarla, ma adesso... Adesso ho capito che ho sbagliato. Ho sbagliato il modo in cui l'ho fatto. Avrei dovuto immaginare che Joy non sarebbe stata fiera di me, del mio comportamento e di quello che sono diventato, ma il desiderio di averla, mi ha accecato. Cosa avrei dovuto fare? Arrendermi e lasciare che la vita me la portasse via? No. Non sono quel tipo di uomo. Non sono uno che si mette in un angolo ad attendere. A mio modo ho lottato per lei, anche se ora credo che il mio è stato solo un tentativo inutile. Un tentativo che ha fatto in modo che la ferita che avessi nel mio petto non rimarginasse. Una lama affilata in continua pressione sul petto che giorno dopo giorno non faceva altro che spingersi più in profondità. E con il tempo... Con il tempo avrebbe finito solo per uscire dall'altro lato del corpo e uccidermi per sempre. E quel momento è arrivato. Io sono morto adesso. Sono morto dentro nel momento stesso in cui è uscita dal mio ufficio senza voltarsi più indietro. "Mi scusi, signore?" Alzo di scatto lo sguardo e trovo Arnold sulla soglia del mio ufficio. "Si?" – "La signorina Morgan è arrivata. Posso farla entrare?" annuisco e poso il bicchiere sulla scrivania. Qualche secondo dopo Lucy varca la soglia del mio ufficio stringendosi nel cappotto. "Signor Owen, buona sera" – "Prego si accomodi. Mi spiace averla disturbata in questo giorno di festa, ma non le ruberò molto. Arnold le ha già detto tutto?" prende posto sulla sedia di fronte a me e annuisce spostandosi una ciocca di capelli biondi dal viso fermandosela dietro l'orecchio. "Sì. E ci tenevo a dirle che mi dispiace per com'è andata signor Owen. Mi ha chiamata per affidarmi un nuovo incarico o perché vuole che faccia qualcosa per..." – "No. Nessuna delle due cose" aggrotta la fronte e mi osserva incerta. "E allora? Per cosa sarei qui?" mi mordo un momento l'interno della guancia e poi apro il cassetto della scrivania, afferro una busta e gliela porgo. "Ecco qua" la guarda stranita e poi torna a incrociare il mio sguardo. "Cosa sarebbe?" – "Mantengo sempre la mia parola signorina Morgan. Sempre. E' semplicemente quello che le avevo promesso in cambio del suo lavoro" – "Ma... credevo che la ricompensa non sarebbe avvenuta se non avessi portato a termine il lavoro in modo perfetto, ed è chiaro che..." – "La prenda. Non voglia mica che mi metta a pregarla, vero?" si morde un momento le labbra e mi osserva qualche secondo. Poi allunga un braccio con un sospiro e afferra la busta sistemandola nella borsetta. "Lei ha lavorato benissimo signorina Morgan, ed io tengo conto di questo. Ha saputo portare avanti con estrema accuratezza il suo lavoro. Non è colpa sua se alla fine è saltato tutto. Questo mi basta per ricompensarla" – "Grazie" – "Di nulla. E ora, non vorrei essere scortese, ma se vuole scusarmi..." mi alzo dalla sedia e mi passo una mano tra i capelli. "Dovrei partire e ho fretta" – "Oh" afferra la borsetta e si alza portando i suoi occhi su di me. "Lascia Ferret Day?" – "Già" – "E come farà con il suo lavoro? Si prende una vacanza?" resto a guardarla qualche secondo. I suoi occhi verdi mi osservano con attenzione. "Non parlo a nessuno dei miei progetti signorina Morgan" – "Oh sì, mi scusi" Sospiro, e le porgo una mano. "Le auguro una buona vita" stringe la mia mano con un mezzo sorriso "E io a lei. Grazie per la fiducia. E' stato bello lavorare con lei signor Owen" – "Altrettanto" sorride, si volta e si dirige verso l'uscita. Mi avvicino all'appendi abiti, afferro il cappotto e lo indosso con lo sguardo perso nel vuoto. Vorrei solo andarmene presto da qui. Da questo posto pieno di ricordi... Voglio dimenticare tutto il mio passato e cercare di andare avanti il prima possibile. Non serve a niente restare bloccati. Adesso lo so. "Signor Owen io volevo dirle che..." – "Arnold, la valigia?" Afferro una cartellina piena di documenti e la sistemo nella ventiquattrore. "Oh. E' pronta. E' già in auto signore. Tutto quello che le serve è sistemato nel bagagliaio" – "Bene" – "Ecco ehm... Come le dicevo, c'è una cosa che vorrei dirle. La signorina Smoll continua a chiamare. Cosa vuole che faccia?" sbuffo mi passo una mano sul volto e incrocio il suo sguardo. Mi osserva interrogativo mentre stringe il suo tablet tra le mani. "Ignorala. Ignorala Arnold. Ho già parlato con lei, e non ho altro da dirle" – "Sì, le ha detto che per ora non vuole vederla, ma continua a chiedermi quando possiate incontrarvi. Perché non vuole dirle che lascia la città? Credevo che le servisse. Credevo che avesse bisogno di..." – "So io di cosa ho bisogno ora Arnold, chiaro?! Io e basta. E Alana è l'ultima cosa che mi serve nella vita in questo momento. Non voglio nessuno tra i piedi, va bene? Nessuno. Il discorso è chiuso! Meglio che Alana se ne faccia una ragione" Afferro di scatto la ventiquattrore dalla scrivania e lo supero dirigendomi alla porta. "E se poi se ne pente signor Owen?" mi blocco di scatto sentendo il pavimento mancarmi da sotto i piedi. "Lei non aspetterà per sempre. Questo lo sa, vero?" Mi volto lentamente verso di lui e stringo i pugni. "Io non le ho chiesto di aspettarmi. Non voglio che mi aspetti. E io non mi pento mai delle mie scelte. Mai, Arnold. Non mi sono pentito di quello che ho fatto per Joy, né mai lo farò, nonostante il dolore che sto provando. Le ho chiesto perdono e non me lo ha concesso. Credo che questo sia il prezzo dei miei errori. E ora voglio solo andarmene da qui. Voglio andarmene lontano e non pensare più a niente" resta a guardarmi fisso. "Per caso hai altro da dirmi? Hai altri consigli, pareri, impressioni?" deglutisce spostando il peso del corpo da un piede all'altro. "Signore, io... Ecco cerco solo di farle capire che non è corretto come si sta comportando con la signorina Smoll" – "Non ho mai detto di essere corretto Arnold. Non è nel mio sangue esserlo. Per i miei genitori non sono stato corretto neanche quando sono nato. Sono stato un errore e..." – "Questo non è vero signor Owen" – "Forse non hai capito... Non mi interessa quello che pensi tu Arnold. Non mi interessa il pensiero di nessuno adesso. Voglio solo che tu stia zitto. Limitati a fare solo quello che ti ordino. Ti pago per questo alla fine... E ora andiamo" mi volto senza aggiungere altro, raggiungo la porta e senza attendere che me la apra, esco e imbocco il corridoio. Mentre avanzo senza più voltarmi indietro sento sempre di più perdere pezzi della mia vita. "Buon viaggio signor Owen" passo accanto ad Allison senza rivolgerle sguardo e parola e proseguo in assoluto silenzio verso l'ascensore. Una volta fuori dall'edificio, attendo che Arnold mi apra la sportello, prendo posto in auto e osservo il vuoto davanti a me. Lo sento prendere posto alla guida e avviare il motore. "Signor Owen? Possiamo partire?" mi volto a guardare un momento l'ingresso del mio ufficio e sospiro. "Sì... Parti pure Arnold" Ci immettiamo nel flusso delle auto nel silenzio assoluto. Premo il pulsante del divisorio e una volta che sono da solo poso la testa al sedile e chiudo gli occhi. Da oggi in poi sarà diverso. Non permetterò più a nessuno di credere che possa raggiungermi. Sarò libero, freddo e distaccato da tutto. Tanto l'amore... l'amore fino ad ora non mi ha portato mai nulla di buono. Solo dolore. Ed io sono stanco. Stanco di tutto.
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Una proposta (Sequel de: un compromesso)
Romance(ATTENZIONE! STORIA IN FASE DI REVISIONE. VERSIONE DA CORREGGERE E RINNOVARE) Seguito de: Un compromesso Prima di incontrarla era tutto semplice nella mia vita. Adesso sono un uomo diverso, un uomo con un futuro....un uomo innamorato. Matt John...