Una proposta - 50

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°Matt

"Bene. Dia a me le chiavi, faccio io" me le cede con mano tremante prima di posarsi con le spalle e la testa al muro chiudendo gli occhi. Inserisco le chiavi nella serratura e dopo aver girato la chiave due volte, spalanco la porta. "Lucy, la porta è aperta" resta posata al muro con gli occhi chiusi. "Ha capito?" – "Uhm. Un secondo solo" alza un braccio e si posa una mano sulla fronte mentre il suo corpo trema dal freddo. E' tutta bagnata ed è tutta colpa mia. L'ho trovata che barcollava sotto la pioggia in direzione di casa sua. Quando l'ho vista così, mi sono sentito ancora più stronzo. Come diavolo mi è saltato in mente? Come diavolo mi è venuto di lasciarla per strada al buio così distante da casa sua e in più con un'imminente tempesta in arrivo? "Non può aspettare, Lucy. Ora dovrebbe fare una doccia calda e mettere qualcosa di asciutto. Forza, o si ammalerà" – "E con questo? Non importerebbe a nessuno" – "Non dica sciocchezze" lascia cadere il braccio lungo il fianco e apre gli occhi incatenandoli ai miei. "E' la verità. Non importerebbe a nessuno" resto a guardarla per un momento fisso. "Beh, pensi pure quello che vuole, ma io non la lascerò così. Non le permetterò di ammalarsi" mi avvicino a lei, le prendo un braccio sistemandolo intorno al mio collo e reggendola con un braccio dalla vita, l'aiuto ad entrare in casa. Resta con il capo chino mentre infreddolita si lascia andare quasi completamente su di me. Varchiamo la soglia del corridoio e con un leggero calcio richiudo la porta alle nostre spalle. Mi dirigo verso il salone e non appena varchiamo la soglia, mi libero dalla sua presa allontanandomi da lei. "Eccoci qua. Bene. Ora... Ora io vado" mi gratto la testa guardandomi un momento in giro prima di tornare a posare i miei occhi su di lei. Ha il capo chino e trema stringendosi le braccia al petto. I suoi capelli gocciolano frenetici sul pavimento. "Lucy? Sta..." – "C-Certo. Grazie. Vada pure" alza lo sguardo su di me e mi oltrepassa. Fa due passi e non appena arriva sulla soglia del corridoio improvvisamente le sue gambe cedono. "Lucy!" mi precipito verso di lei e la prendo tra le braccia "Lucy? Lucy?" le sposto le ciocche bagnate dal viso e le picchietto la guancia cercando di farla riprendere. Ma niente. Ha perso conoscenza. "Maledizione!" faccio forza sulle braccia e delicatamente la alzo da terra. Mi dirigo lungo il corridoio e dopo essermi guardato un po' in giro, varco la soglia del bagno. La poso delicatamente sul marmo della vasca facendole posare la testa alle mattonelle rosse e mi accovaccio davanti a lei. Le sposto i capelli e le prendo il volto tra le mani. "Lucy? Lucy, la prego, si svegli. Riesce a sentirmi?" – "Uhm" si muove leggermente e poi lentamente alza un braccio posando una mano sulla mia spalla. Apre lentamente gli occhi e incrocia il mio sguardo. "A-agente Johnson. Cosa... Cosa è successo?" – "E' svenuta. Mi ha fatto prendere un colpo, Lucy" – "Non esageri ora. Non è successo niente. Non c'è bisogno che finga. E' chiaro che mi odia" – "No. Non è vero, non dica questo. Perché dovrei odiarla?" – "Forse per quello che è successo?" – "Si sbaglia se lo pensa. Mi preoccupo per lei e voglio aiutarla. Non sono uno stronzo" un fitta mi colpisce il petto al ricordo di quello che ho fatto. Al ricordo della durezza con cui l'ho trattata. Allontano le mani dal suo volto e mi raddrizzo passandomi le mani tra i capelli. "Non ho detto questo di lei. Solo che... che mai nessuno si è preoccupato per me ecco" – "Beh, invece io lo sono" torno a guardarla sospirando. "Lucy... Ecco, anche se ero arrabbiato con lei, non dovevo lasciarle fare tutta quella strada a piedi visto l'imminente pioggia in arrivo. Non ho scusanti" abbassa lo sguardo e si morde le labbra. "Ed io non dovevo insistere. Mi dispiace" alza piano la testa con uno sguardo triste. "E' ancora arrabbiato con me?" Sospiro guardandomi un momento intorno per il grande bagno. "Lucy... Ecco io forse ho esagerato un po'. Il fatto è che sono così... così... stanco. Stanco e... non sono riuscito a controllarmi. Mi dispiace essermela preso così tanto con lei" torno a guardarla negli occhi sospirando. "Non si preoccupi" annuisco un momento a testa bassa. "Lucy... credo sia il momento di dirmi di quell'uomo e..." – "Non mi faccia domande adesso, la prego. Non ora. In questo momento sono senza forze. Voglio solo riposare" annuisco prima di tornare a guardarla. "D'accordo. Non insisterò. Lei comunque, si chiuda a chiave. E soprattutto, si prendi cura di lei, Lucy. Devo andare ora" – "D'accordo, grazie" mi volto dirigendomi fuori dal bagno. "Aspetti, l'accompagno alla porta" mi volto a guardarla. Fa per alzarsi, ma alzo una mano per bloccarla. "Non se ne parla. Può prendere freddo, è ancora tutta bagnata" – "Insisto" si alza avvicinandosi a me. Si libera della cappotto sostenendo il mio sguardo lasciandolo cadere ai piedi con poca cura. Il suo respiro caldo mi sfiora la pelle e il suo profumo assume un odore ancora più deciso sui vestiti bagnati. "Insisto" questa volta lo dice con un timbro di voce basso spostandomi una ciocca di capelli dalla fronte bagnata.

Una proposta (Sequel de: un compromesso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora