Una proposta - 36

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°Matt

Mi passo una mano sul volto e lascio vagare un momento lo sguardo in giro per la stanza. Sembra tutto in ordine qui dentro. Un piccolo spazio modesto, sistemato con cura e precisione. Continuo a chiedermi cosa possa affliggere questa donna, cosa le rechi così tanto terrore. Cerco in giro per la stanza qualche dettaglio, ma non lo trovo. Non ci sono foto sulle mensole, né quadri raffiguranti ricordi della sua vita appesi al muro. "Ecco qui. Ho fatto il prima possibile" si avvicina al divano con una tazzina di caffè caldo. Le sue mani sono fine e delicate, così tanto che tremano mentre mi porge la tazzina. "Grazie, ma non doveva disturbarsi" si accomoda accanto a me e mi mi osserva un momento seria prima di abbassare lo lo sguardo sulle sue mani. Ho preferito parlare a casa sua perché non ha fatto altro che tremare tutto il tempo e non mi sembrava il caso di parlare dei suoi problemi in un bar davanti a tanta gente. Prendo un sorso di caffè e poi porto l'attenzione su di lei. Adesso che la guardo così da vicino e con più attenzione, mi rendo sempre più conto di quanto sia triste e chiusa in se stessa. Cosa la turba così tanto da seguirmi? Perché non vuole venire in centrale a parlarne? "Lucy? Posso sapere cosa le succede?" alza piano lo sguardo e fissa il vuoto davanti a sé. "Quando sono venuta in questa casa credevo che sarebbe stato l'inizio della mia felicità" poso la tazzina sul tavolino e mi volto a guardarla. "E non è stato così?" si volta verso di me e scuote la testa. "No. Pensavo che lo sarebbe stato, ma mi sono sbagliata. Ho capito che quella era solo un'idea. Ero io a sperare che fosse così, a illudermi che lo sarebbe stato perché ne avevo bisogno. I miei occhi vedevano solo quello che avevano bisogno di vedere. Credevo a molte cose prima. E ora non so più a cosa credere" sospira guardandomi fisso negli occhi. Sto cercando in tutti i modi di capire quello che mi sta dicendo, di scovare nel suo sguardo qualche traccia, ma non ci riesco. I suoi occhi sono vuoti, quasi come se fossero lambiti da ogni tipo di emozione, e le sue parole sono misurate, vaghe. "Lucy... mi creda, sto cercando in tutti modi di capirla, ma non ci riesco. Sembra come se fosse frenata in qualche modo, e mi chiedo il perché. Cosa posso fare per lei? Non so, ha bisogno di protezione? C'è qualcuno che le sta facendo del male o che che sta cercando di fargliene?" si inumidisce le labbra senza staccare i suoi occhi dai miei. Resta in silenzio senza proferire parola per qualche secondo. "Lucy? Ha capito quello che le ho detto? Riesce a capire?" abbassa un momento la testa e annuisce silenziosamente. Sembra come se abbia timore anche solo a parlarne. "Ha paura?" annuisce. "Io possa aiutarla. Se c'è qualcuno che la infastidisce, la minaccia, o le reca timori, ne parli con me, la prego. Non abbia paura" fa un respiro profondo guardando nel vuoto, poi ad un tratto si alza e si sposta una ciocca di capelli dal viso mentre vedo una lacrima rigarle il volto. "Lucy?" si asciuga in fretta il viso con il dorso della mano guardando davanti a sé. "Mi scusi agente ma si è fatto tardi. Dovrebbe andare adesso" mi alzo e la guardo stranito. "Ecco, ma lei non mi ha... Io... Non la capisco, Lucy" si morde le labbra con lo sguardo basso. "Per favore, vada ora" Sospiro e scuoto la testa. "Come desidera. Ma sta bene?" si volta verso di me e incontra il mio sguardo. "Ecco io credo... Sì. Sto bene" mi gratto la fronte e annuisco. "D'accordo, non insisterò oltre. Ma se vuole posso far appostare qualche agente vicino casa. Potrà sentirsi più al sicuro se..." scuote leggermente la testa con lo sguardo basso. "No. Starò bene, grazie" si stringe nelle braccia mordendosi le labbra e poi torna a guardarmi. "Ok, Lucy" afferro il capello dal divano e mi dirigo stranito verso la porta. Non posso fare niente per questa donna se non si apre e non mi racconta tutto. Mi dirigo verso le scale e mi appresto a scendere. "Agente, aspetti!" mi blocco e mi volto a guardarla. Si affretta a raggiungermi posandosi alla ringhiera della scala. "Si?" - "Per me è difficile parlarne. Le chiedo scusa se le ho fatto perdere tempo" - "Non si preoccupi" - "Pensa che potremmo parlare ancora?" - "Lucy, io sarò felice di aiutarla. Quando si sentirà pronta a dirmi quello che le succede, sarò più che felice di aiutarla. Dovrà solo volerlo"

Una proposta (Sequel de: un compromesso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora