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Come ogni mattina la sveglia suona alle sette assordandomi. La spengo e mi volto dall'altra parte: Joan non c'è. Il suo posto è vuoto da quasi un anno ormai, da quando abbiamo deciso di separarci. Devo ammettere che non mi manca per niente, ma mia figlia sì, tantissimo, e lei se l'è portata via ottenendo di farmela vedere un weekend sì e uno no. Quella giudice femminista delle mie palle! Ho sempre fatto tutto il possibile per la mia Rachel ma secondo Joan non era abbastanza. Secondo lei lavoravo troppo e non c'ero mai. E il pane a casa come avrei dovuto portarcelo?
Scaccio questi pensieri fastidiosi che quasi ogni mattina attendono impazienti il mio risveglio per potermi tormentare, alzandomi velocemente e fiondandomi sotto la doccia. Alle sette e mezza sono già pronto per andare al lavoro al misero studio legale di periferia. Sono un avvocato d'ufficio e non è esattamente quello che sognavo quando una vita fa mi sono iscritto a legge da bravo giovane di belle speranze quale ero.

"Terry!"
Oh no. Anche sta mattina Rodríguez ha intenzioni di rompere i coglioni. Ma non aveva una causa oggi?
"Ciao Bob" lo saluto senza nemmeno alzare lo sguardo dal monitor del computer.
"Che ne dici se sta sera usciamo e andiamo per locali?"
Questo tizio, un grasso mezzo messicano più verso i sessanta che i cinquanta, è peggio di una zecca! Quand'ero appena arrivato in questo ufficio, un paio di anni fa, ho fatto l'errore di uscire con lui una sera, per pura pietà visto che nessuno se lo filava mai. Mi avevano anche avvertito ma io da ingenuo non li ho ascoltati e ho firmato la mia condanna. Da allora quasi ogni giorno mi tormenta in questo o in qualche altro modo. Crede che io sia il suo migliore amico.
"Ma Bob, oggi non dovevi essere in tribunale?" gli chiedo continuando a fissare lo schermo. Lui mi sta di fronte e non può vedere che mi sto facendo una partita al solitario.
"Causa annullata. Il mio cliente è stato coinvolto in una rissa ieri e adesso è in terapia intensiva"
Sollevo lo sguardo. Dio! Quanto suda quest'uomo!
"Oh...se la caverà?"
"Cazzo ne so! Ma non mi hai ancora risposto. Allora, andiamo a farci un giro sta sera a rimorchiare qualche bella fighetta?"
"Bob, ho quasi quarant'anni anni, cosa vuoi che rimorchi?"
Per non parlare di te, vecchia palla di lardo.
"Il fascino dell'uomo maturo, Terry! Sei poi dici di essere avvocato, figa come se piovesse" mi strizza l'occhio.
Gli tirerei volentieri un cazzotto in faccia: "Scusa Bob ho delle scartofie da sbrigare" uso il tono più gentile che mi riesce.
Lui sbuffa: "Sempre scuse, Terrence, sempre scuse" dice allontanandosi.
"Ma vaffanculo" mormoro tra i denti. Foster seduto poco più in là ha assistito alla scena e se la sghignazza alla grande. Gli faccio il medio e torno al mio solitario.

La giornata non finiva più. Sono finalmente sulla strada di casa quando da chissà dove sbuca un ragazzino e io inchiodo bruscamente.
"Porca puttana!" smonto dalla macchina con il cuore a duemila. Il ragazzino è per terra e ha uno sguardo allucinato ma non sembra ferito ne niente: "Cristo santo, ragazzino! Ti ho colpito?" avrà circa dieci anni. Lo aiuto ad alzarsi: "Ti sei fatto male?" gli domando ancora. Lui mi guarda ma non risponde.
"Donny!!" arriva un'altra ragazzina di corsa chiamando a gran voce quello che probabilmente è il nome del bambino ma lui continua a fissare me.
"Oddio Donny!" gli mette una mano sulla spalla e a quel punto lui si gira e inizia a piangere e ad abbracciarla.
Io assisto alla scena con una tale angoscia addosso che mi viene da vomitare. La ragazzina che sembra avere quattordici, quindici anni comincia a fare dei gesti con le mani rivolti al bambino e allora capisco che deve essere un sordo muto.
"Io...io..." mormoro fissando quei movimenti frenetici, "lui...è sbucato all'improvviso e io...ho frenato...come sta? Si è fatto male?"
Per la strada non c'è nemmeno un cane ma sono pronto a scommettere che sono tutti davanti alla finestra.
"Chiamo il 911"
"No aspetti!" la ragazzina scambia altri gesti con il bambino che si passa la manica sul naso e la abbraccia ancora.
"Donny sta bene, dice che non l'ha colpito, che è caduto perché è inciampato. Non chiami il 911 la prego, Donny sta bene, vero?" gli fa dei gesti. Lui si gira verso di me e annuisce. Rimango immobile con il telefono in mano; dall'aspetto che hanno danno l'impressione di essere due vagabondi. Il bambino, Donny, è magrolino e ha dei capelli corti e rossicci che sembrano non aver visto acqua e sapone da un po'. La ragazzina, che suppongo essere sua sorella, ha gli stessi capelli ramati raccolti in due trecce scompigliate e la stessa esile corporatura, è solo un po' più alta. Ha il viso ricoperto di lentiggini e degli occhi azzurri meravigliosi.
"Siete sicuri?"
"Certo"
A malincuore metto via il telefono, dopotutto sembra che stia bene sul serio e, lo ammetto, vorrei evitare certi casini.
"Posso chiederle un favore?" mi chiede la ragazzina mentre sto per salire in macchina.
"Sicuramente. È il minimo che potrei fare!"
Sembra molto imbarazzata: "Può darci un passaggio fino a casa? È lungo questa via al numero centosessanta"
Resto un attimo a metà, con un piede dentro e uno fuori dalla macchina. Ma chi sono questi due che chiedono un passaggio a uno sconosciuto?
"Uhm...d'accordo tanto sono di strada anch'io"
"Grazie mille!"
Donny sale dietro mentre lei si siede davanti.
"Devi dire a tuo fratello di stare più attento quando attraversa la strada! Che non può correre così senza guardare" le dico mentre accendo la macchina.
"Glielo dico sempre ma non serve a niente"

Quando arriviamo davanti a casa loro fuori c'è un enorme camion traslochi.
"Ecco è quella" mi indica una vecchia casa un po' diroccata, "ci siamo trasferiti oggi"
Solo in questo momento mi rendo conto che casa mia è quella dall'altra parte della strada e che quella catapecchia era della signora King, morta più di un mese fa.
"Ah sì? Io abito proprio qui di fronte"
Si volta vero di me con gli occhioni spalancati: "Davvero? Forte!"
Mi porge la mano: "Io sono Rosemary Van Cleef, ma mi chiami Rosy la prego"
Ha una mano minuscola che sparisce avvolta dalla mia: "Terrence" però ha una bella stretta energica, "Terrence Williams"

The Good Neighbour Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora