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Hai un letto comodo. Faremo un'altra sera. Ho preso un taxi. Natalie
Questo è il messaggio che ho trovato sul tavolino all'entrata quando mi sono svegliato. E c'era anche il suo numero di cellulare che ho preso e accantonato in qualche angolo in un cassetto in mezzo a mille fogli. È una fortuna che se ne sia andata, così non ha potuto vedere come mi sono schizzato nelle mutande durante il sonno, come il ragazzino più sfigato della scuola. Tutta colpa di Rosy! Dannata meravigliosa Rosemary...mi avrà voluto sicuramente parlare di quello che è successo l'altro ieri. Forse ritornerà sta sera. O forse no visto come se l'è presa.
Dopo un pranzo veloce decido di mettermi a pulire la casa per bene perché è in condizioni pietose e perché ho bisogno di tenermi impegnato. Con la radio sul canale rock è quasi piacevole. Quasi.

Sono le sei di sera quando ho finito, sono sudato e pieno di polvere. Decido di farmi una cannetta prima di andarmi a lavare così mi siedo al tavolo della cucina per rollarla.
La accendo e mi dirigo verso la porta sul retro, la apro e mi appoggio allo stipite; dietro alla casa c'è un fazzoletto di terra coperto di erba secca, confinante con i giardini degli altri, separati solo da sottili recinzioni di ferro mezzo arrugginito. Quando Joan e Rachel abitavano ancora qua curavo il prato per loro, soprattutto per mia figlia che amava sentire l'erba sotto i piedi nudi. Bisognerebbe bagnarla ogni giorno con questo clima ma visto che ormai non me ne frega più niente l'ho lasciata seccare. Inizio a sentirmi la testa leggera e galleggiante. Questa roba è davvero tosta altro che quella schifezza che ti compri con una ricetta per il glaucoma. D'un tratto nel mio campo visivo entra Rosy e per un attimo credo che il mio cervello mi stia facendo scherzi. Allungo la mano per toccarla, per capire se sia reale ma lei fa un passo indietro: "Ti ho detto di andarci piano con quella, Mr. Williams"
"Scusa...pensavo di star allucinando" mugugno facendo un altro tiro.
"Beh ciao. Posso entrare?"
Strappo il pezzo di brace dalla sigaretta non senza bruciacchiarmi le dita ed espiro in una nuvola di fumo denso. Entro e le tengo aperta la porta; lei va dritta a sedersi su una sedia in cucina.
"Non sono esattamente lucido ora" le dico accasciandomi sulla sedia dall'altro capo del tavolo. Lei sta in silenzio, un silenzio che mi fa tappare le orecchie.
"Ho dormito sul divano sta notte" mi esce d'un tratto senza nessun motivo apparente.
Non dice niente ma, e non so se me lo stia immaginando, sembra sollevata. Forse l'ho detto proprio per questo, perché sapevo che avrebbe tirato un sospiro di sollievo.
"Io...l'altra sera" mormora a sguardo basso, "mi dispiace di averti fatto arrabbiare, io credevo che....che ti piacesse"
Non sono troppo sicuro che Rosy sia davvero qui davanti a me, mi sembra tutto troppo strano.
"Rosy..." ho la gola secchissima, "non si può fare così... Certo che mi è piaciuto, tu mi piaci! Ma non posso...capisci?"
"No che non capisco!" alza la voce.
"Sei poco più di una bambina e io sono...ho l'età per essere tuo padre che diavolo!"
Scatta in piedi e balza verso di me; prima che possa muovere un dito la sua bocca è sulla mia, fremente, tremante e le sue mani mi stringono il viso. Accolgo la sua lingua nella mia bocca nonostante la voce nella mia testa stia urlando di non farlo, di staccarmela di dosso. In un lampo di lucidità le prendo le spalle e l'allontanano da me quando la sua mano corre laggiù sul cavallo dei miei pantaloni.
"Rosy ti prego..." le mormoro sulle labbra ansimanti. La bacio ancora, è irresistibile. La tengo per le spalle per impedirle di toccarmi, per impedirle di accorgersi di quanto mi faccia eccitare. Ridacchia: "Cosa c'è?"
"La tua barba mi fa il solletico"
Mi strofino una mano sulla guancia, in effetti pizzica: "Dovrei radermi"
I nostri volti si sfiorano, i suoi occhi nei miei: "Ma no. Mi piace così, stai bene"
Mi fa sorridere, ha un aspetto così innocente ed è bellissima. Mi alzo in piedi, devo assolutamente allontanarmi da lei.
"Ti sei arrabbiato?" mi chiede sommessamente.
"Ma no Rosy..." vorrei non darle le spalle ma ho i pantaloni rogonfi e non voglio che lo veda. Nel lavandino ci sono dei piatti per mia fortuna, così ho una scusa per non voltarmi.
"Non si tratta di questo. Te l'ho già detto, non va bene. Per me, per te...e per la legge"
Fatico a stare in piedi a causa dell'erba e non mi posso nemmeno appoggiare col bacino al bordo del lavandino.
"Ma io sono consenziente!"
"Non per il codice penale"
Si siede dov'ero seduto io prima, in silenzio, pensierosa. Perché non se ne va? Quando ho finito di lavare lei è ancora lì, con le braccia incrociate sul tavolo e la testa appoggiata sopra. Mi asciugo le mani e velocemente mi siedo al suo posto di prima. Continua a fissarmi: "A cosa stai pensando?" le chiedo.
"Che la legge è stupida"
"Serve a proteggere i bambini dai malintenzionati" mi accendo una sigaretta dal pacchetto sul tavolo.
"Ma io non sono una bambina! E tu non sei un criminale"
"C'è chi non la penserebbe così"
"Non mi interessa! Io..." sospira, "tu mi piaci davvero, anche se sei molto più grande di me...anzi è proprio per questo forse, sei sempre così gentile e premuroso, quelli della mia età vogliono solo scopare e sono rozzi e maleducati. E io è te che voglio" lo dice tutto d'un fiato.
"Posso capirlo ma...sei in un'età delicata e io sarei un bastardo ad approffittarmi di te"
Sembra che stia per mettersi a piangere: "Ma sono io che lo voglio"
Io scuoto la testa. Mi prende un colpo quando si alza facendo strisciare la sedia rumorosamente: "Sei tu che non capisci un cazzo!" urla e corre via uscendo dalla porta sul retro.
Rimango qui fermo come un coglione con la cenere che cade sul tavolo, fissando il vuoto davanti a me. La sigaretta si consuma e mi si spegne tra le dita, bruciandomele.

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