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Mentre mangiamo sembra tornata quella di sempre, chiacchiera e ride, l'unica cosa che mi ricorda il perché si trovi qui sta sera è quell'occhio nero che sembra ancora più scuro a confronto con la sua pelle del colore del latte.
Non posso fare a meno di chiederglielo: "Senti Rosy, sei sicura di non voler far sapere almeno ai tuoi fratelli dove sei?"
"Ma loro lo sanno. Donny lo sa, non preoccuparti. In quanto a mio padre e mia madre, beh a loro non frega più di tanto, ci sono abituati...come io sono abituata a prendermele" mi fa rabbrividire la freddezza con cui dice una cosa simile. È evidente che per lei è davvero qualcosa che non rientra nello straordinario.
"Sei mai scappata di casa?" le domando piano, quasi con la paura che possa succedere qualcosa di brutto se lo dicessi a voce alta.
"Sì spesso" risponde lei tranquillamente, "ma non so mai dove andare e finisco sempre per tornare dopo un giorno al massimo. E poi non potrei mai andarmene per sempre e lasciare lì i miei fratelli" continua infilandosi in bocca un pomodorino. Vorrei riempirla di domande, l'avvocato che è in me vive di domande ma mi costringo a finirla qui.
"Tra poco è il tuo compleanno vero?" mi viene in mente all'improvviso.
"Sì, tra un mese circa. Il dieci agosto"
Vorrei proprio farle un bel regalo.

"Lascia, li lavo io i piatti" mi dice mentre stiamo sparecchiando.
"D'accordo" mi siedo e mi accendo una sigaretta. La lascio fare perché ormai ho capito che quando si mette in testa qualcosa non c'è modo di fermarla. Ogni volta che alza le braccia per mettere via un piatto la maglietta si solleva; indossa delle mutandine viola, la sua pelle è così candida che sembra neve.
"Rosy?" lei si volta, "vieni qua"
"Ma ho le mani bagnate"
"Vieni qua" si asciuga velocemente e si avvicina. La attiro a me e le poggio la testa sul petto, il cuore le batte fortissimo. Lei ridacchia: "Perché?" la sua voce risuona alterata attraverso il suo corpo.
Perché mi sto innamorando di te, vorrei risponderle: "Così..."
Le bacio lo sterno da sopra la maglietta e noto come i suoi capezzoli si stiano inturgidendo.
"Terry, posso chiederti una cosa? Ma non voglio che ti arrabbi" dice piano.
"Dimmi"
Sospira e io sento il rumore dell'aria che entra ed esce dai suoi polmoni: "Perché non vuoi fare l'amore con me?"
Un po' me l'aspettavo questa domanda: "Non è che io non voglia" le rispondo con il tono più calmo che riesco a trovare, "è solo che sei davvero troppo giovane, compi sedici anni tra poco! E io mi sentirei una bestia"
"Ma perché? Sono io che te lo chiedo, non sarebbe una costrizione" piagnucola.
"Mia figlia è poco più piccola di te...non so in che modo spiegartelo"
"Ti sembrerebbe di scopare con lei?" lo dice allontanandosi bruscamente.
Dio! Il solo pensiero mi da il voltastomaco!
"Ma no, che dici?! È che...immagino che un uomo della mia età si comporti con lei così come io con te, capisci? E come padre per me è una cosa tremenda" ecco forse ora le è più chiaro. Infatti mi guarda in silenzio con un'aria pensierosa.
"Mmh, sì forse ho capito che intendi" si riavvicina e fa per sedersi sulle mie ginocchia. La lascio fare anche se una parte di me vorrebbe alzarsi e scappare.
"Ma io non sono tua figlia e se noi due facciamo l'amore non significa che lo faccia anche lei"
Sembra una banalità ma è  dannatamente vero, tuttavia è comunque un pensiero doloroso. Mi bacia, la sua lingua entra timidamente nella mia bocca: "So che mi vuoi, Terry" sussurra, "come io voglio te" e ancora le nostre lingue si intrecciano, "aspetterò fino al giorno giusto, dovessi aspettare per sempre"
Penso che l'attesa finirà il prossimo dieci agosto.

Mentre finisce di lavare i piatti non posso non pensare al fatto che sia stata malmenata, e che dovrei fare qualcosa come avvocato ma soprattutto come uomo. Una vocina dentro di me dice di star fermo e non fare niente finché diventerà impossibile ignorare la cosa, ma è la stessa vocina che mi sussurra di prendere Rosy adesso, lì sulla credenza.
"Sei pensieroso"
Ha finito e si sta asciugando le mani guardandomi.
"Sì" non so se dirle che sto pensando di denunciare il padre. Meglio di no.
"E a che pensi?"
"A te. A me. A tutta questa strana situazione"
Sorride fugacemente: "Dai vieni" dice andando verso il soggiorno, "ho voglia di vedere un film"
"Rosy io mi devo alzare presto domani" è solo una scusa per non dovermi sedere lì, ma è chiaro come il sole che sto solo sparando cazzate.
"Eddai non rompere, ne guardiamo uno corto"
Con il cuore che batte veloce vado a sedermi vicino a lei che intanto sta passando canale per canale.
"Questo! È cominciato da poco. Va bene?" è un cartone animato, quello con il draghetto nero e i vichinghi. Sorrido, divertito dalla scelta un po' infantile: "Ma sì certo, guardiamo quello che vuoi"
Nonostante il caldo mi si accovaccia contro ed io la circondo con il braccio, memore (o immemore?) di quella sera allucinata e alcolica, speranzoso che non si ripeta. Anche se nel profondo sento di desiderarlo ben più di un minimo.
Dopo neanche mezz'ora però si è già addormentata e non mi stupisco visto tutto quello che ha passato oggi. A film finito la prendo in braccio e mi avvio di sopra. Il mio primo pensiero è quello di portarla in quella che era la camera di mia figlia. Mi blocco in mezzo al corridoio, indeciso sul da farsi; una piccola lampadina da notte getta tutto intorno una luce bluastra, tra le mie braccia Rosy è di una bellezza eterea. Le bacio la fronte e svolto verso la mia camera.

The Good Neighbour Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora