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Vado a sedermi sul divano con la testa che scoppia di pensieri rabbiosi e sconclusionati.
L'aveva premeditato ne sono sicuro... Stava solo aspettando il momento giusto la scusa perfetta per farmi passare ancora una volta per quello cattivo e ottenere la custodia esclusiva di Rachel! Quella sua avvocatessa è una maledetta vacca ma sa il fatto suo... scommetto che è una di quelle che disprezza gli uomini in pubblico ma che non perde occasione per farsi sbattere dal primo figlio di puttana palestrato che le posa gli occhi addosso in quella palestra da ricchi che sicuramente frequenta, mentre il mio di avvocato è quel povero sfigato di Kelley, ma chi me l'ha fatto fare di affidarmi a quel deficiente?!
Non so cosa fare. Mi sento così schiacciato dalla frenesia degli eventi che non riesco a muovermi. Fisicamente e mentalmente; la rabbia mi paralizza il cervello e la paura mi blocca i muscoli. No, non è paura. È più una sensazione di inesorabile sconfitta, così ineluttabile che non ha neanche senso avere paura. Se non fosse per la rabbia che mi martella le tempie sarei come morto, o sul punto di morire. Ecco forse questa è la sensazione che si prova prima di morire, quando sai che l'Inevitabile sta per raggiungerti e l'unica cosa saggia da fare è abbandonarti ad esso.

Sento lo stomaco contorcersi per la fame, chissà che ore sono.
Mi alzo e mi trascino in bagno per poi tornare a sedermi nello stesso punto, nella stessa posizione da fantoccio abbandonato. È come se tutto il resto della casa non avesse un vero scopo, solo questo divano, questo preciso punto del divano in cui sono affossato ha senso di esistere. Il tempo stesso sembra avere perso significato fermandosi nell'istante stesso in cui Joan ha chiuso la porta; sono le sensazioni fisiche, che incuranti continuano a susseguirsi nel mio corpo, a farmi capire che il tempo sta continuando a scorrere, incurante anch'esso di questo insignificante granello di polvere chiamato Terrence. Sensazioni che ignoro, per quanto possibile, finché anche il mio stomaco si arrende e smette di agitarsi e i miei muscoli non esigono più un cambio di posizione. Perfino la mia vescica sembra aver smesso di esistere. E tutta quella rabbia bruciante si è spenta, riducendosi ad una inattiva chimera che mi fissa impotente.
Il mio quadrato di esistenza si tinge improvvisamente di arancione, rosso e poi di un azzurro grigiastro. Poi tutto si fa nero e mi rendo conto che si è fatta sera. E poi notte. Con la mia mente assente, i meccanismi automatici del mio corpo prendono il sopravvento e anche se non ho sonno i miei occhi si chiudono lo stesso.

...Rosemary.... Rosy? Chi è la bambina vicino a te? Non sembra tua sorella, è molto più grande.
Ma! Cosa ci fai qua Rachel?
Rachel come fai a conoscere Rosy?? Perché vi tenete per mano?
Dove vai Rosy? Dove state andando?! Aspettate per favore non andate via! Non lasciatemi solo!

È tutto così buio, sento solo la mia voce che biascica qualcosa. Le tenebre sono appiccicose come dei vestiti bagnati che non riesco a togliermi di dosso. Tutto sembra scuotersi adesso, le tenebre dondolano ed io con loro.

Spalanco gli occhi e la luce mi perfora le pupille costringendomi a serrarli.
"Terry! Terry!"
È la voce di Rosy, ma forse sto ancora sognando. Cosa stavo sognando a proposito? Non ricordo. Forse è meglio così perché ho una sensazione terribile addosso.
"Terry, diamine! Svegliati!"
Apro ancora gli occhi più lentamente e davanti mi ritrovo delle gambe nude ma ad una strana angolazione. Mi rendo conto di essere disteso su un fianco, con le braccia che penzolano fuori dal bordo del divano. Fanno un male atroce appena tento di muoverle.
Alzo lo sguardo e Rosemary è effettivamente davanti a me e mi sta scuotendo. Le sue gambe non sono nude, ha solo dei pantaloncini corti. Una salopette anzi.
Mi metto a sedere in silenzio, le braccia bruciano da morire, per non parlare della schiena.
Rosy mi guarda preoccupata in attesa che dica qualcosa. Sinceramente non so che cazzo sia successo, mi sembra di essere appena uscito dal coma: "Rosy che ore sono?" la mia voce è impastata e roca come se non avessi spiaccicato una parola per mesi.
"Le undici e mezza" mi dice tremante. Le...? Non ha senso, cosa vuol dire le undici e mezza?
"Ma che giorno è?" le chiedo un po' più sveglio ma comunque fottutamente confuso.
"Terry mi fai paura... È domenica"
"Domenica?" avrei giurato fosse sabato.
Rosy si siede accanto a me guardandomi con gli occhi spalancati. Allunga una mano e mi tocca la fronte: "Terry hai fumato? Bevuto?"
"Cos...? No"
"Venerdì notte ho dormito da te, ti ricordi? Ieri mattina abbiamo...abbiamo fatto l'amore. Poi sono andata via perché hai detto che aspettavi la tua ex e..."
Joan.
"Cristo santo"
Adesso sono lucido. La nebbia che avevo in testa è spartita in un lampo. Ora ricordo tutto. Perfino quel tremendo incubo.
"Terry..."
Il suo sguardo si increspa mentre mi guarda. E lentamente sento una lacrima scendermi sullo zigomo e rimanere intrappolata nella mia barba ispida.
Inizio a singhiozzare come un poppante, nella mia mente rimbomba la voce di Joan mentre mi dice che non rivedrò più mia figlia.
"Terry cosa è successo?" sembra anche lei sul punto di piangere. Non me lo perdonerei mai se iniziasse a piangere per colpa mia, ma sono scosso da tremiti così forti che non riesco a parlare. Allora lei si allunga verso di me e mi getta le braccia al collo, costringendomi ad allontanare la schiena dallo schienale. Mi stringe forte, accarezzandomi la nuca, mormorando qualcosa al mio orecchio.
Mi abbandono completamente al suo abbraccio, gli occhi infossati nell'incavo della sua spalla. La stringo a me come se potesse volare via da un momento all'altro, bagnandole i vestiti e la pelle con le mie stupide lacrime.
Profuma di pesca e di giovinezza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 15, 2020 ⏰

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