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Per un infinito minuto rimango immobile appoggiato con un braccio alla credenza, l'asciugapiatti in mano. Guardo in basso e vedo le macchie sui pantaloni. Me li tolgo freneticamente: "Miseria..." ce l'ho ancora fuori dai boxer, me lo pulisco e cerco di rimetterlo dentro nonostante sia ancora abbastanza in tiro. Sento un pressante bisogno di lavarmi i pantaloni, come se fossero la prova sporca di sangue di un delitto. Spengo i fornelli e corro in bagno di sopra. Detersivo e brusca, spazzolo furiosamente quelle macchie lattiginose.
"Che cosa ho combinato?" mollo tutto sul lavandino e mi siedo sul bordo della vasca. Mi sento come se avessi commesso il più grande errore della mia vita, qualcosa di imperdonabile, come se avessi attraversato un confine che non doveva essere oltrepassato. Tuttavia, una parte di me continua a ripetere che non è successo niente, mica l'hai stuprata, Terry. No, ma dovevo farla smettere, insomma ha solo quindici anni. Appunto, mica ne ha sei! Era ben consapevole di quello che stava facendo. Ti ha solo fatto una sega, non è la fine del mondo. Non te l'ha manco visto! Ma che significa? Dovevo fermarla e basta! Perché non l'ho fatto? Perché lo volevi, Terry, e lo vorresti anche adesso. Ciò non vuol dire che si possa fare. Non è la fine del mondo, Terry. Proprio no.

Non ho dormito per niente sta notte, forse un'ora o due ma a me sembra di essere sveglio da secoli. Fisso il monitor del computer davanti a me, le parole si accavallano l'una sull'altra come formiche impazzite.
"Terrence, stai dormendo?"
Sollevo la testa di scatto e vedo Rodríguez che mi sta fissando mescolando il suo caffè.
"Sì...no!" mi stropiccio gli occhi, "È che ho passato una notte insonne"
Si avvicina con passo pesante. Ecco ora mi chiederà per l'ennesima volta di uscire.
"Ho scoperto un localino, guarda!"
"Mah, non so Bob..." però forse è proprio quello che mi serve, uscire, staccare la spina dal lavoro, dalla routine. Da Rosy.
"Ma sì dai, sta sera sono libero"
"E vai così, Terry!" ci manca poco che mi costringa a battergli il cinque.
L'idea di uscire con lui quasi mi disgusta ma l'alternativa sarebbe stare a casa da solo con le mie scartoffie e i miei demoni.
"Mi passi tu a prendere vero?"
Maledetto scroccone di un mezzo messicano bastardo.

Verso le nove esco di casa e in auto mi dirigo verso l'appartamento di Rodríguez.
Quando sale attacca a parlare a raffica e io sono già stanco di avercelo attorno. Andiamo in centro, in quello che da fuori sembra un locale di spogliarelliste.
"Ma no, non preoccuparti è solo un night club" mi dice quando glielo faccio notare.
Cristo, dentro è un incubo; la musica è piuttosto alta ma non è questo quello che mi da da pensare, il fatto è che qui sono tutti ragazzi giovani, sui vent'anni, venticinque al massimo.
"Che cazzo ci facciamo qui, Bob? Ma non vedi che sono tutti ragazzini?" gli dico a voce alta. C'è una pista da ballo al centro dove un'assurda calca di gente si sta scatenando, e un piano di sopra illuminato da luci soffuse. Dovevo capirlo che mi avrebbe portato in un posto simile. Ci sediamo e ordiniamo da bere. Lui continua a parlarmi, del lavoro, della sua quasi ex moglie, di un mare di stronzate, senza accorgersi che lo ascolto a malapena. Vorrei solo sbronzarmi e dormire per un mese, ma poi devo guidare io. Maledetto bastardo, ora capisco perché si è fatto accompagnare.
"Ehi Terry guarda!" dice accennando con la testa a un tavolo poco più in là, "quelle due ci stanno puntando da mezz'ora"
Mi volto a guardare: due tizie stanno ridendo e starnazzando lanciandoci occhiatine.
Rodríguez ferma la cameriera: "Porti due birre a quel tavolo là, offriamo noi" le dice prima che io possa anche solo aprire bocca. Poco dopo ce le ritroviamo sedute al nostro tavolo.
Si chiamano Jennifer e Natalie sono due studentesse del college e bla bla bla. È chiaro come Natalie stesse puntando me e come abbia convinto l'amica a prendersi Rodríguez. Mi viene da ridere al pensiero di Bob tutto esaltato perché una ventenne si è interessata a lui quando lei probabilmente sta pensando che piuttosto preferirebbe la castità eterna.
"Che c'è? Come mai sorridi?" mi chiede Natalie sorridendo a sua volta. Non è per niente male con i capelli neri a caschetto e gli occhi scuri: "Stavo pensando che la tua amica non mi sembra molto contenta di fare conversazione con Bobby"
Lei li guarda e si mette a ridere. È brilla.
"Oh a lei non va mai bene niente!" e manda giù un altro sorso di birra. Io mi avvicino al suo orecchio: "Beh ha ragione in questo caso"
Lei ride ancora di più facendo voltare i due dall'altro lato del tavolo.

Natalie è venuta in macchina con Jennifer. Quindi non ha problemi a salire con me. E Rodríguez, che ha bevuto troppo e sonnecchia sul sedile posteriore. Portato a casa lui (l'ho dovuto accompagnare fin davanti alla porta perché non stava in piedi), Natalie ed io rimaniamo soli in macchina. Aveva iniziato a baciarmi e toccarmi già da prima, incurante della presenza semi-incosciente di Bob, e ora che non c'è più nessuno insiste per slacciarmi i pantaloni ma io la blocco perché sono sicuro che finirei fuori strada. Sembra assatanata! E mentre imbocco la via di casa mia, mi pregusto una scopata selvaggia. Parcheggiata la macchina davanti al garage scendo e vado dalla sua parte; non appena le apro la portiera salta giù e mi si avvinghia ficcandomi la lingua in bocca. Quasi non riusciamo a raggiungere la porta di casa: "Aspetta! Aspetta un secondo" me la devo staccare di dosso per poter aprire la porta.
Ci dirigiamo verso il salotto baciandoci e tentando di spogliarci a vicenda, siamo talmente presi che non ci accorgiamo neanche che la televisione è accesa. Quando accendo la luce Natalie caccia un urlo che mi spacca i timpani. Un altro urlo proviene dal divano, più di sorpresa che di paura: "Rosemary?! Ma che ci fai qui?!"
Natlie mi guarda, Rosy guarda lei e io guardo entrambe.
"Non mi avevi detto di avere una figlia" dice Natalie con il tono di chi sta per tirarmi una sberla.
"Ce l'ho ma non è lei! Lei è..."
"Abito qui di fronte" mi interrompere Rosy, "ero venuta per parlarti, Terry, ma non c'eri e ho deciso di aspettarti. Devo essermi addormentata"
"E tu entri in casa della gente così?" la apostrofa Natalie.
Rosy le punta i suoi inviperiti occhi chiari addosso: "E questa chi cazzo è?"
"Ehi mocciosa! Modera il linguaggio non sono mica tua sorella"
Si alza in piedi e guarda tutti e due. Poi guarda me con un'espressione tra il furioso e il disperato: "Ah capisco... beh divertitevi e vaffanculo" dice dirigendosi verso la porta sul retro. Esce sbattendola. Natalie si volta a guardarmi con gli occhi strabuzzati.
"È.... una lunga storia" ora come ora mi è passata ogni voglia e mi è piombata addosso tutta la stanchezza del mondo. Lo dico a Natalie, mi scuso, lei non pare essere troppo d'accordo ma accetta. Le offro di dormire sul mio letto, io sto sul divano. Accetta anche quello così quindici minuti dopo sono steso sul divano davanti alle repliche notturne de La signora in giallo. Mi sembra quasi che sul divano sia rimasto il profumo di Rosy, del suo shampoo alla pesca. Era gelosa; quando ha visto Natalie, la sua gelosia mi ha investito come un'onda anomala. Avrebbe voluto farle del male, l'ho letto in quell'azzurro furente. Mi addormento verso l'alba mentre fantastico di stringere Rosy tra le braccia.

The Good Neighbour Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora