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Non posso davvero credere che fino a qualche giorno fa volessi tornare al lavoro! Evidentemente avevo rimosso quanto possa rompere i coglioni Rodríguez e quanto siano cause perse in partenza quelle che appioppano a noi; la legge dice che se non ti puoi permettere un avvocato te ne sarà affidato uno d'ufficio ma il fatto è che quelli che non possono permetterselo sono generalmente dei poveracci disperati, ragazzi poco più che ventenni che rapinano negozi a volto scoperto per poche centinaia di dollari, piccoli spacciatori con mille figli da sfamare, tutte persone virtualmente indifendibili perché colte sempre con le mani nel sacco. Ciò che puoi fare tu come avvocato d'ufficio è cercare almeno di ridurre la pena al minimo facendo notare al giudice le condizioni socio-economiche disastrate eccetera eccetera. A volte vorrei mollare tutto e mettermi a vendere hot dog, ma poi chi la vedrebbe più mia figlia.
Con questi pensieri che mi riempiono la testa mentre entro in casa, non mi accorgo della figura seduta in cucina.
"Cazzo!"
Rosemary è di nuovo entrata dalla porta sul retro mentre ero fuori, devo assolutamente ricordarmi di chiuderla almeno quando esco. Ma quando solleva la testa avverto un tuffo al cuore; sul suo meraviglioso pallido viso spicca una macchia violacea intorno all'occhio sinistro.
"Terry...Mi dispiace sono entrata ancora dalla porta dietro"
Mi avvicino quasi correndo: "Rosy che ti è successo?" le chiedo con una gran agitazione in corpo. Rimango impalato di fronte a lei. Alza lo sguardo su di me: "Niente, sono caduta"
Non sto a pensarci un secondo: "Dimmi la verità"
Si alza e scatta verso di me, mi abbraccia stretto in vita. Non posso che ricambiare e stringerla a mia volta, accarezzarle la testa, farle capire che io sono qui. Senza muoversi di un millimetro mi racconta tutto; suo padre si è sbronzato e per difendere i fratelli se le è prese tutte poi lui si è addormentato e lei è corsa qua.
"No Terry, non devi fare niente" mi dice sommessamente quando annuncio di volerlo pestare a sangue, "non succede troppo spesso...va bene così, lascia perdere"
Quando le accarezzo un fianco sobbalza e geme di dolore.
"Oddio Rosy, che hai qui?"
Si scioglie dall'abbraccio e in silenzio si leva la maglietta. È senza reggiseno, non posso fare a meno di guardare i suoi piccoli seni perfetti e desiderarli tremendamente ma poi il mio occhio cade sul suo fianco destro, sulla grossa macchia rossa-viola.
Mi copro la bocca con una mano: "Porca puttana" mormoro esterrefatto. Le sfioro la pelle.
"Devi guardare se c'è qualcosa di rotto"
"Ma...devi andare al pronto soccorso!"
"NO! Non posso! Terry ti prego"
Il cuore mi batte talmente forte che spero che non mi venga un colpo: "Io...d'accordo"
Apro un po' le tendine della cucina pregando che non ci sia qualcuno alla finestra in questo momento e la sospingo alla luce. Mi piego sulle ginocchia e le tasto il fianco. Le tocco le costole una ad una, sfiorandole il seno, facendole inturgidire il capezzolo rosato. Non mi sembra di sentire niente di strano: "È solo una gran botta per fortuna" dico volgendo lo sguardo su di lei. Le bacio il fianco e accarezzo quel tremendo ematoma. Annuso la sua pelle, l'assaporo mentre dalla sua bocca escono leggeri gemiti non più di dolore. Con la bocca le avvolgo un capezzolo e succhio piano, lei mi stringe i capelli: "Mia piccola dolce Rosy" mormoro salendo alle sue labbra. La bacio, la bacio con amore e tenerezza. Mi viene da piangere pensando a quello che è successo, la stringo a me facendo attenzione a non farle male.

Siamo seduti al tavolo della cucina con una tazza davanti. L'ho fatta rivestire, non avrei mai potuto approfittare di questo momento anche se la bestia nelle mie mutande non sembrava d'accordo. Stiamo in silenzio, non so che dirle; sospettavo che quell'uomo fosse un violento ma vedere gli ematomi con i miei occhi è tutto un altro discorso.
"Posso stare qua sta notte?" mi chiede all'improvviso fissando la propria tazza.
"E Donny e Theresa?" non posso non pensare ai due bambini.
"Loro sono al sicuro per adesso. Si è sfogato ormai...ma io non ce la faccio a stare là sta notte"
"Ma...tua madre?" azzardo a chiederle.
"Lei non fa niente, soprattutto se picchia me. Mi odia" lo dice in tono neutro, non c'è traccia di disprezzo tuttavia suona dannatamente convincente.
"Ma che dici" provo a ribattere, lei sorride stancamente stringendosi nelle spalle.
"Va bene puoi restare" mi alzo in piedi per spegnere la teiera che fischia. Dentro di me è ancora tutto mescolato dall'agitazione e, mi sento un mostro anche solo a pensarlo, dall'eccitazione sessuale. Spero che questa tisana possa calmare i nostri animi.
Le ho preparato il bagno e dei vestiti puliti. Inizia a svestirsi prima ancora che io sia uscito: "Grazie" mi dice semplicemente prima di sparire dalla mia visuale.

Scendendo le scale inizio a sentirmi piuttosto sconvolto, mi devo sedere sui gradini perché mi gira la testa. Ogni fibra di me sta urlando di chiamare la polizia e i servizi sociali ma...sento che non sarebbe una buona idea che, anzi, le cose peggiorerebbero di molto; una famiglia distrutta, i fratelli probabilmente separati e poi poliziotti, strizzacervelli, giornalisti! Quei maledetti sciacalli amano queste cose. D'altro canto i bambini sarebbero al sicuro, lontani da lì. Rosy! Non la rivedrei più e se anche succedesse sarebbe solo per sentirmi dire ti odio per averle sfasciato la famiglia. Ma che famiglia! Meglio l'orfanotrofio a questo punto! Ma dopotutto i bambini sono piccoli e hanno bisogno di un ambiente che conoscono... Mi viene da vomitare. Mi alzo in piedi lentamente per andare in cucina e rollarmi una canna. Basta, non voglio più pensare.
Quando Rosy scende di sotto mi trova mezzo addormentato sul tavolo della cucina: "Terry"
Mi sollevo e mi strofino gli occhi; le ho dato una mia vecchia maglietta che le arriva a metà coscia.
"Stai meglio adesso?"
"Sì, grazie di nuovo. Non potrò mai ringraziarti abbastanza" si avvicina e timidamente mi da un bacio.
"Cosa vuoi da mangiare?" le chiedo, il volto a pochi centimetri dal mio.
"Quello che vuoi, per me fa lo stesso" si allontana e va a sedersi sul divano accendendo il televisore. Mentre solleva le gambe vedo che non si è messa i pantaloncini che le ho dato.

The Good Neighbour Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora