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Sono stanchissimo ma non riesco ad addormentarmi. Ho una gran strafattanza addosso, l'erba mi ha fatto cadere in un limbo in cui sono troppo stanco per star sveglio ma troppo sballato per dormire. E quindi me ne sto fermo immobile sul letto a fissare il soffitto buio cosparso di macchioline colorate che esistono solo dentro ai miei occhi.
Per quanto mi sforzi di pensare ad altro la mia mente ritorna sempre su Rosy Van Cleef e in questo momento sono troppo fatto perché la mia coscienza possa impedirmelo. Non capisco perché mi faccia questo effetto, l'ho conosciuta solo qualche giorno fa per non parlare del fatto che sia solo una ragazzina eppure... non so, mi fa venire i brividi pensare a lei, a quei lunghi capelli ramati e a quegli occhi azzurrissimi.
Sento che mi si sta indurendo di brutto: "Diamine..." bisbiglio. È dal mio divorzio se non da prima che non tocco una donna. Forse dovrei davvero uscire con Rodríguez una sera, magari riuscirei a rimediare una scopata e mi toglierei dalla testa questa ragazzina. Nel frattempo, sono costretto a soddisfarmi da solo con l'immagine di Rosy in quella specie di divisa scolastica. Non ci metto neanche cinque minuti, imbrattandomi la pancia; sono durato di più a dodici anni con il mio primo Playboy.

Due canne una dietro l'altra sono state decisamente troppo. Sta mattina mi sento uno zombie mentre vago per la casa cercando di capire cosa devo fare. È sabato e fortunatamente non è il weekend di mia figlia. Se Joan arrivasse adesso, non rivedrei mai più Rachel nemmeno col binocolo. Sono circa le dieci e mezza; lunedì pomeriggio devo essere in tribunale e mi devo pur preparare qualcosa da dire. Mi riempio una scodella di latte e cereali e mi siedo in cucina con le varie scartoffie sparse sul tavolo.

Suonano alla porta.
Di scatto alzo la testa e guardo l'orologio sulla parete: le undici e mezza. Ma chi cazzo è a quest'ora del sabato? Per un attimo mi prende il panico e mi chiedo se non abbia sbagliato a contare i weekend, mi avvicino alla porta e chiedo chi è.
"Sono Rosy"
Una fitta allo stomaco.
"Rosy? Ehm...solo un attimo" addosso ho solo le mutande. Mi guardo attorno alla frenetica ricerca di qualcosa da mettere, la mia casa sembra un porcile. Trovo solo dei pantaloni corti e me li infilo. Quando apro la porta davanti a me ci sono Rosy, Donny e una bambina molto somigliante ai due, di quattro o cinque anni.
"Ciao Mr. Williams. Lei è Theresa, mia sorella" dice toccandola sulla testa.
"Uhm...ok?" che cosa vuole? Perché è davanti la porta di casa mia con quei due marmocchi?
"Possiamo stare qui? Stanno facendo dei lavori in casa e ci hanno sbattuti fuori"
"Che lavori? Cosa?!" guardo alle sue spalle ma la casa mi pare apposto.
"Non so, non ci vogliono tra i piedi hanno detto"
A giudicare dalla fila delle grosse auto parcheggiate fuori, posso immginarlo il tipo di lavori che stanno facendo.
Ci mancava solo la famiglia di mafiosi.
"Io dovrei lavorare..."
"Ma non ti disturbiamo, giuro. È che non so dove andare con loro due"
Ci penso un attimo. Rosy mi sta guardando con gli occhi da cerbiatta. Quant'è bella...."Va bene"
"Sì! Grazie" spinge dentro i bambini.
"Ma non dovete fare casino" dico chiudendo la porta, "e scusate per il disordine" dico guardandomi attorno imbarazzato.
"Ma figurati, dovresti vedere casa nostra!"
"Di là c'è il soggiorno con la tv se vuoi. Io devo lavorare e sto in cucina"
"Oh certo" accompagna i bambini di là, "la tv è solo per Theresa, Donny ha i suoi libretti e io devo fare i compiti" la sento dire dal soggiorno.
Faccio un salto di sopra per mettermi una maglietta e quando torno di sotto sento la bambina che canta una canzoncina dei cartoni animati. Dalla mia sedia in cucina ho la visuale perfetta di Rosy seduta sul divano chinata sul tavolino. I capelli le ricadono sul viso e ogni tanto se li porta dietro l'orecchio, mordicchia la matita, da un'occhiata alla televisione. Basta, cazzo! Basta! Devo assolutamente concentrarmi e sposto la sedia dando le spalle alla porta.

"Terry? Ho fame"
La bambina, Theresa, mi si è affiancata e mi sta tirando la maglietta.
"Thea!" Rosy viene a riprendersi la sorella, "vieni via, non disturbare"
"Ma io ho fame, Rosy" piagnucola. Ha anche lei dei sottili capelli rossi anzi proprio color carota. Sorrido, mi viene in mente quando Rachel era piccola.
"Vuoi dei biscotti?" le chiedo alzandomi. Lei annuisce speranzosa.
L'orologio segna quasi l'una.
"È piuttosto tardi. Non dovete tornare a casa?" chiedo aprendo la credenza.
"Non lo so...l'ultima volta che ci hanno spediti fuori e siamo tornati a quest'ora ci siamo presi tante di quelle parole"
"Ma è ora di pranzo ormai" porgo la scatola alla bambina con un sorriso, lei la prende e scappa sghignazzando.
"Se siamo un disturbo ce ne andiamo" dice Rosy sommessamente.
"Non era quello che volevo dire" insomma starei meglio da solo ma mi sentirei una carogna a mandarli via, "il fatto è che non c'è niente in casa da mangiare"
Donny entra in cucina, mi lancia uno sguardo strano e gesticola rivolto alla sorella: "Deve andare in bagno"
"Oh...vi accompagno"
Li porto al piano di sopra.
"Come mai è sordo?" chiedo a Rosy mentre il fratello è in bagno.
Lei si stringe nelle spalle: "È sempre stato così. Sono l'unica in famiglia che sa parlare bene con lui"
"Senti...per ieri sera" inizio facendo vagare lo sguardo, "devi scusarmi, ero strafatto"
"Scusarti di cosa?"
"Beh..." proprio in quel momento Donny esce dal bagno e dice qualcosa alla sorella.
"Anche lui ha fame"

Abbiamo ordinato delle pizze e dopo aver sgombrato il tavolino in soggiorno ci siamo sistemati lì tra il divano e il pavimento.
Vedo che Rosy mangia molto lentamente con uno sguardo pensieroso: "Qualcosa non va? Non ti piace?" le domando.
"No no è buona ma..." mi guarda e poi abbassa lo sguardo, "sei troppo gentile con noi"
"Ma che dici? Mi fa piacere invece avere un po' di compagnia ogni tanto"
"Ma siamo piombati qui senza preavviso e...ci hai pure offerto la pizza" sembra davvero dispiaciuta.
"Senti" mi faccio un po' più vicino a lei sul divano, "ti dico che non devi preoccuparti! Se non ci si aiuta tra vicini di casa..." le do un colpetto col gomito. La luce che entra dalla finestra poco distante le arriva dritta sui capelli che sembrano di fuoco.
"Mmh, ok" sembra convinta, "ma prima o poi giuro che troverò un modo per ripagarti" sorride e addenta una fetta di pizza. Dal profondo della mia mente quell'ultima frase risuona tremenda, assumendo toni perversi.
Scuoto la testa dandomi del coglione e continuo a mangiare.

The Good Neighbour Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora