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"Avanti, Terry. È capitato a tutti di perdere una causa"
Sta zitto, sta zitto Rodríguez! Lo guardo in cagnesco: "Facile dirlo per te, tu ci sei abituato"
"Non fare lo stronzo però"
Vorrei spaccargli quella faccia di merda che si ritrova ma invece annego la rabbia nel caffè corretto. Sono seduto nella sala mensa dell'ufficio che altro non è che una misera stanzetta con delle macchinette e un microonde. Odio questo posto, odio questa gente e odio il mio lavoro. Non era una causa come le altre, ci ho messo anima e corpo e alla fine l'ho persa. Vorrei solo potermi sbronzare e svenire sul mio divano.
Fisso il computer ma la mia mente è altrove, in un luogo lontano non ben specificato con mura di frustrazione e soffitti di rabbia. E poi dal nulla compare l'immagine di Rosy, ci mancava solo lei! È da qualche giorno che non si fa vedere, da quella sera. Al solo pensiero delle sue giovani ed inesperte labbra mi sento fremere. Se i miei pensieri fossero adesso visibili sono sicuro che almeno la metà della gente qua dentro non esiterebbe un attimo a denunciarmi mentre l'altra metà si complimenterebbe con me. Non fatico a immaginare a quale categoria apparterrebbe quel coglione di Rodríguez che in questo momento si sta grattando le chiappe seduto davanti a me. Chiudo gli occhi e mi figuro ancora Rosy, i suoi capelli rossi legati in due trecce come la prima volta che l'ho vista, addosso un leggero vestitino estivo svolazzante...
Devo assolutamente interrompere i miei pensieri se non voglio dovermi fare una sega nei cessi dall'ufficio.
È così dannatamente giovane! Poco più grande di mia figlia. Io non posso, non posso proprio assecondare le sue voglie o le mie, perché quella sera non mi sono scopato quella tizia conosciuta al locale? Magari mi sarei dato una calmata. Ma perché poi mi succede questo? Non sono mai stato uno di quelli che sbavano dietro alle ragazzine.

Prima di tornare a casa mi sono fermato nel 24/7 del messicano davanti all'ufficio e mi sono comprato tanto di quell'alcol da stendere una squadra di football liceale. Tanto so bene che riuscirò a scolarmi al massimo una bottiglia prima di collassare dove capita. Se vinco mi ubriaco e collasso se perdo anche, l'unica differenza è che quando il giudice delibera a mio favore sono un po' più contento; sorrido amaramente a questo pensiero che riflette alla perfezione la piega squallida che ha assunto la mia vita. Ad un semaforo mi apro una bottiglia di gin e inizio a bere fregandomene alla grande di chi mi guarda storto dalle macchine in coda, l'importante è che non siano sbirri.
Parcheggio la macchina da culo davanti al garage e ci metto un po' prima di trovare la chiave della porta. Sono già brillo, non è possibile! Entrando in casa barcollo leggermente, sento le gambe pesanti da spostare; ho fame così metto in microonde non so bene che cosa, uno di quei pasti precotti che sono la fortuna dei single e mentre aspetto mando giù un gin tonic. Mi piazzo davanti alla televisione e mi ingozzo con quella schifezza bollente annaffiando il tutto con un forte gin lemon che agisce da sturalavandini, l'unico modo per poter mandare giù questa roba non ben identificata. Mi chiedo come faccia la gente da sobria a mangiare ste cose.

Sento bussare alla porta sul retro,  sento che si apre e si chiude e penso che se sono i ladri sono morto. Ma i ladri non bussano.
"Mr. Williams, ci sei?"
È la voce di Rosy. Prima che possa sollevarmi un po' e darmi un minimo di contegno lei è già sulla soglia del soggiorno e mi osserva con un'espressione indecifrabile. Ci mancava solo lei adesso.
"Dovresti chiuderla a chiave quella porta" mi dice rimanendo ferma lì.
"E tu...tu non dovresti entrare così nelle case degli altri" biascico in un tono duro che non avrei voluto usare.
Ma lei mi ignora: "Sei ubriaco?"
Guardo le bottiglie sul tavolino e poi guardo lei: "Forse"
"Stai sempre a sballarti tu" dice avvicinandosi.
Improvvisamente la sua presenza mi è insopportabile: "Senti Rosy, che sei venuta a fare?"
Guardo l'orologio appeso sopra la televisione. Le nove e un quarto.
"Mah niente. Mi stavo annoiando" viene a sedersi affianco a me ignorando il fatto che non ci sia spazio sufficiente visto che io sono proprio al centro. Mi costringe a farmi più in là: "Cosa guardi?"
Ma possibile che i suoi  non si facciano qualche domanda quando esce? Mi viene il dubbio che in realtà ci viva da sola in quella casa anche se ho visto parecchie volte il signor Van Cleef in giardino. Ma in effetti credo che sia quasi la verità, che nonostante la giovane età sia già molto indipendente e che in realtà sia lei a occuparsi quasi del tutto dei fratellini.
"Allora? Che stai guardando?"
Mi sono perso nei miei pensieri alcolici: "Non lo so, credo sia uno dei Fast and furious"
"Posso cambiare canale?" mi chiede.
"Ma sì, fai un po' come ti pare"
Si allunga su di me per afferrare il telecomando e temo che possa farmi qualche scherzetto. E invece non mi sfiora neanche; si comporta talmente normalmente che mi viene il dubbio di essermelo sognato quello che è successo tra noi. Ha ragione, sono quasi sempre sballato, magari ho immaginato ogni cosa... Nel dubbio mando giù l'ultimo sorso di gin finendo la bottiglia. Un brivido mi attraversa tutto quando Rosy stringe il mio braccio a sé e mi appoggia la testa sulla spalla. Allora forse è successo davvero, quello che ricordo.
Sono troppo sbronzo per fermarla, non sarò sicuramente io a fare la prima mossa ma se lei dovesse, sento che non la fermerei. Adesso ci spero che faccia qualcosa. Intreccia la mano destra alla mia mentre con l'altra mi accarezza il braccio su e giù, su e giù.
Io non mi muovo minimamente: la sua testa è così vicina al mio volto che potrei baciargliela. Lo faccio. Le mie labbra toccano i suoi morbidi capelli rossicci, inspiro il loro profumo così dolce e forte che mi stordisce.
Non resisto, non ci riesco, le afferro il mento e la volto verso di me. La bacio con la mia bocca alcolica, la sua lingua si intreccia alla mia, la assaggia.
Quando ci stacchiamo Rosy è rossissima e ansimamte. Ridacchia: "Mi ubriaco senza bere!"
"Rosy...perché sei qui? Dimmi la verità" le chiedo guardandola dritto negli occhi. Ma conosco già la risposta.
"Perché tu mi piaci e voglio stare con te e non mi importa della legge né di nient'altro" risponde in un soffio.
Cosa dovrei fare? Cosa?! Ora come ora  pensare con lucidità mi è impossibile. Sospiro e chiudo gli occhi nell'inutile speranza di risvegliarmi da questo magnifico incubo. E invece non fa che peggiorare; Rosy mi sale a cavalcioni, mi afferra il volto e mi bacia goffamente. La sua inesperienza non fa che attizzarmi ancora di più e in questa posizione se n'è sicuramente accorta anche lei.

"Voglio fare l'amore con te"
Le sue mani mi accarezzano la nuca mentre me lo dice. Ci manca poco che mi venga un infarto.
Le prendo i polsi e me li porto davanti alla faccia; rimango a fissarla stordito con le mani a mezz'aria strette intorno alle sue esili ossa, non sapendo che dire. Dentro di me stanno combattendo furiosamente la razionalità e il desiderio più selvaggio e io non so proprio chi vincerà, non so bene neanche per chi sto tifando.
Avvicino le sue dita alla mia bocca e gliele bacio: "Non si può Rosy..." biascico con una voce impastata.
"Ma tu mi vuoi, lo so...lo sento" dice lei liberandosi le mani. Devo mandarla via, non posso continuare così.
Mi sento soffocare quando appoggia le mani sulle mie spalle e inizia a strusciarsi sul cavallo dei miei pantaloni che ormai sta per esplodere. Mi fissa negli occhi, le guance rosse, un'espressione concentrata. Io non mi muovo, non ci riesco, me ne sto qui fermo immobile a guardarla mentre il suo volto cambia, mentre il suo fiato si fa corto. Mi stringe le spalle gemendo e sbuffando e poi si accascia sul mio petto ansimando; io non ci posso credere che abbia appena avuto un orgasmo su di me. Sto per impazzire, il cazzo mi fa male, rinchiuso nella sua gabbia di stoffa.

Quasi mi avesse letto il pensiero, senza sollevarsi, Rosy ci mette una mano sopra e inizia a massaggiare.
La stringo a me forte, in maniera convulsa mentre mi schizzo nelle mutande. Cristo santo. Sono stanchissimo e sbronzo e mi sento uno schifoso pervertito. Avrei dovuto chiudere quella porta a chiave già da quella sera in cucina, sbarrarla, murarla. E invece l'ho sempre lasciata aperta.

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