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È passato qualche giorno da quel fatto e ho avuto modo di inquadrare abbastanza i nuovi vicini di casa. In questa parte della città vivono due tipi di persone: quelli che nonostante i pochi soldi cercano di vivere tranquillamente e dignitosamente e quelli che non fanno altro che disturbare, causare risse, e in generale fare un gran casino. I Van Cleef non appartengono sicuramente alla prima categoria. Il capofamiglia a quanto pare è uno di quelli che bevono dalla mattina alla sera e che quando non stanno bevendo stanno combinando qualcosa.  Non ho ben capito in quanti vivano dentro quella casa, devono essere circa cinque o sei persone. Tanta gente e parecchio via vai a quasi tutte le ore.
Sto andando al lavoro quando vedo Rosy camminare con lo zaino sulle spalle lungo la via. Mi affianco: "Ciao Rosy. Come va?"
Sobbalza e mi guarda con occhi impauriti: "Oh...è lei signor Williams" sembra sollevata quando vede che sono io, o meglio che non sono la persona che pensava lei.
"Chiamami Terry. Signor Williams è l'avvocato. Io sono Terry" le sorrido gentilmente. Indossa una corta gonnellina e una camicetta bianca, sembra quasi una divisa scolastica ma dubito fortemente che i Van Cleef abbiano i soldi per una scuola privata.
"D'accordo, Terry"
"Beh...ci vediamo" sto per accelerare quando..."Aspetta Terry!"
Freno di colpo: "Cosa c'è?"
"Ecco...io, ho perso l'autobus e...la scuola è distante per andarci a piedi"
Non ha coraggio di chiedermelo: "Vuoi un passaggio?"
"Se non è un problema"
"Come si chiama la scuola?"
Ci pensa un attimo: "Non mi ricordo però so la strada" me la spiega piuttosto malamente ma capisco lo stesso dov'è visto che conosco questa zona come il palmo della mia mano.
"Bene, è più o meno sul mio percorso" le apro la portiera.
"Grazie sei davvero gentile" dice salendo un po' troppo velocemente. L'orlo della gonna svolazza e per quanto io faccia finta di niente le intravedo le sue mutandine viola. Lei non sembra essersene accorta.
"Allora", inizio un discorso schiarendomi la voce per costringermi a distogliere l'attenzione, "come ti trovi nella casa nuova? Vi siete sistemati?"
Fa vagare lo sguardo fuori dal finestrino: "Mah sì, non c'è male. È più grande della casa di prima anche se è più vecchia" risponde distrattamente.
"E il tuo fratellino Donny sta bene?"
"Sì sta bene ma è triste perché ha lasciato i suoi amici"
"E tu non sei triste per questo?"
Mi guarda per un attimo poi ritorna a guardare dall'altra parte: "No"
È uno strano no , quanti ne ho sentiti di questi no negli anni, nelle aule di tribunale. Ma non dico niente e lo prendo per buono.
La scuola è proprio quella che avevo capito io: "Beh eccoci qua" dico tirando il freno a mano.
"Grazie ancora Terry" mentre scende le vedo ancora le mutandine e sento un brivido dietro la nuca. Si sporge dal finestrino: "Troverò il modo di ripagarti sai"
"Ma non preoccuparti. Buona giornata"

Sono seduto sulla mia scomodissima sedia dell'ufficio, davanti a me c'è una pila immensa di burocrazia da compilare ma è da dieci minuti che rileggo sempre la stessa riga non capendoci mai niente. Non riesco a togliermi dalla testa quella ragazzina; sembra così ingenua, innocente, caratteristica più unica che rara nei ragazzi e soprattutto nelle ragazze d'oggi, e mio malgrado mi sento eccitato. Cristo, Terrence! È poco più di una bambina, avrà sì e no quindici anni eppure se da un lato mi fa tenerezza, dall'altro...beh, le cose sono tutt'altro che tenere.
"Williams! Battiamo la fiacca?" Foster mi fa sobbalzare sbattendo una mano sul mucchio di scartoffie.
"Stronzo!" gli dico lanciandogli una palla di carta, "credevo fossi il capo, o peggio, Rodríguez"
"Non ti molla eh?" ridacchia sedendosi al suo posto. Più che avvocati sembriamo impiegati qualsiasi di un'azienda qualsiasi seduti ognuno nel proprio cubicolo che invece di lavorare cazzeggiano tutto il giorno.
"Lascia perdere va'"
"Ehi senti" bisbiglia avvicinandosi senza alzarsi, trascinando la sedia vicino a me, "ho un po' di roba buona, se ti interessa"
"Hai trovato una nuova marca di mentine?" ti servirebbero davvero.
"Non prendermi per il culo, sai cosa voglio dire"
"Ma sì che ho capito" Brutto coglione, aggiungo mentalmente. Non lo guardo neanche mentre gli parlo e intanto apro una partita di poker al pc.
"Stronzo, allora la mia erba te la sogni"
"Quanto sei permaloso"
Alla fine concordiamo per una trentina di dollari in marijuana di qualità discreta. Col lavoro che facciamo è inevitabile conoscere certi giri. E talvolta farne parte.

La mia veranda è schifosamente piccola ma è pur sempre qualcosa. Seduto sui gradini mi sto rollando una grossa canna nella scarsa luce bluastra dell'imbrunire. È una serata afosa, dopotutto siamo quasi in maggio. Per la strada passa qualche macchina e di tanto in tanto una persona a piedi perlopiù con un cane al guinzaglio, non mi preoccupo di sicuro che qualcuno possa denunciarmi o che possa passare un'auto della polizia. Non da queste parti. Me la accendo e faccio un gran tiro. Butto fuori il fumo che si discioglie nella pesante aria.
Mi sta già arrivando alla testa, ha ragione quel bastardo di Foster a dire che quella che trova lui è la migliore e ovviamente non vuole dirmi da chi la prende. Mi sto facendo un altro tiro quando dall'altra parte della strada vedo Rosy che esce di casa con due enormi sacchi neri da gettare nei bidoni della spazzatura e la saluto agitando il braccio. Lei getta i sacchi e mi risponde facendo per avvicinarsi. Oh cazzo! Ho pochi secondi per decidere cosa farne del cannone ma mentre ci penso agitandomi e spargendo cenere ovunque, lei sta già imboccando il mio corto vialetto di ghiaia sporca.
"Buonasera Mr. Williams"
"Ciao" bofonchio tossicchiando fumo da naso e bocca, "come stai?" la mia voce è acuta e strozzata, faccio finta di niente ma il fumo mi circonda come una nebbia e ho la sigaretta tra le dita a mezz'aria.
"Ti stai facendo una canna, Mr. Williams?" mi chiede ridendo. Ha una risata fresca e cristallina.
"Io? No!" un colpo di tosse mi stronca.
"Non preoccupati" dice avvicinandosi. Afferra il joint e si siede affianco a me. Fa un tiretto sotto il mio sguardo gonfio e acquoso. In quella luce eterea i suoi occhi sembrano brillare, emanare un sinistro luccichio felino.
"Non dovresti fumare alla tua età" biascico riprendendomi la sigaretta, "quanti anni hai?  Tredici? Quattordici?"
"Sei proprio strafatto, Terry!" butta fuori il fumo che esce perfettamente composto, "ne ho quasi sedici, tra qualche mese"
"Beh, sei piccola, stai ancora crescendo... questa roba ti fotte il cervello"
Si stringe nelle spalle guardando in basso, accarezzandosi i piedi nelle infradito con la testa appoggiata alle ginocchia. Indossa una maglietta extralarge e degli shorts rossi e ha i capelli sciolti sulle spalle. In questo momento mi sembra la cosa più bella dell'universo, quasi un'apparizione allucinata di un qualche spirito della natura. Si accorge che la sto fissando: "Che c'è?"
"Sinceramente? Stavo pensando che sei davvero bella"
Lei sorride e si alza in piedi: "Vacci piano con quella, Mr. Williams" dice mentre si avvia verso casa sua. Sul confine del mio giardino rinsecchito si volta e mi saluta con la mano.

The Good Neighbour Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora