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Le luci soffuse del tunnel dell'amore hanno avuto sui due bambini un effetto soporifero: Theresa si è addormentata così l'ho dovuta prendere in braccio e anche Donny sembra molto assonnato. Così assonnato che per fortuna si è dimenticato dello zucchero filato. Rosy lo prende per mano e ci avviamo verso la macchina. Non ci diciamo nulla, non c'è più niente da dire, è come se tutti i pezzi si fossero incastrati al posto giusto e l'unica cosa da fare fosse fermarsi ad osservare l'opera finale. Ma non capisco ancora bene cosa ne sia venuto fuori, l'unica cosa che so con certezza è che si tratta di qualcosa di bello.
E all'improvviso questo mio stato di assoluta beatitudine va in frantumi. Davanti a noi, a pochi metri di distanza, vedo la mia ex moglie. E lei vede me. Mi blocco, sul suo viso si dipinge un'espressione a metà tra lo stupito e l'infuriato. E Rachel? Dov'è Rachel?? Vado in panico all'idea che mi possa vedere qua al luna park, quando stamattina avevo detto loro di essere ammalato. Con in braccio una bambina per giunta.
"Terry, che c'è?" mi chiede Rosy allarmata.
Non le rispondo, invece ricomincio a camminare molto velocemente che quasi lei non riesce a tenere il passo dovendosi trascinare dietro il fratello.
Quando arriviamo alla macchina, metto a terra Theresa che continua a sonnecchiare innocentemente da in piedi, e mi appoggio alla portiera con un batticuore da infarto. Rosy continua a chiedermi che cosa c'è, con un tono sempre più agitato.
Perché? Perché mi deve andare sempre tutto storto?
Perché te lo meriti. E per cosa?! Lo sai benissimo, non fare l'ingenuo.
"C'era Joan" dico all'improvviso. Mentre mi accendo una sigaretta, mi accorgo che sto tremando.
"Chi?" Rosy apre la macchina e fa entrare i fratelli sui sedili dietro. Chiude la portiera e mi fissa con sguardo interrogativo.
"La mia ex. Mi ha visto. Ci ha visti"
Ci sarebbe un mondo di cose da dire e spiegare, ma non riesco a dire altro. Quando mi rendo conto del fatto che potrebbe averci seguiti getto la sigaretta a metà e salgo in macchina in fretta e furia: "Sali, andiamo via. Veloce!"

Così tanti pensieri affollano la mia testa che non so neanche da dove iniziare. Sento che Rosy vorrebbe parlare, chiedermi qualcosa ma non lo fa. È il suo modo di fare nei momenti brutti, stare immobile e aspettare che il peggio passi. Sta soffrendo adesso, lo so, e per quanto in questo momento mi venga da vomitare l'ultima cosa che voglio è fare star male anche lei. Così deglutisco a fatica e le spiego tutto, del fatto che dopo stamattina, mi sono finto ammalato, di come la custodia per mia figlia sia costantemente sul filo del rasoio, e tante altre cose di cui non avevo mai parlato con lei. Se non forse con nessuno. Rosy non dice una parola per tutto il tempo. Quando ho finito di parlare sono circa le dieci e mezza e siamo fermi davanti a casa mia. Scendiamo dalla macchina, l'aiuto a far scendere i bambini mezzi addormentati: "Porto i marmocchi a letto. Poi torno" è l'unica cosa che dice avviandosi verso casa sua con Theresa in braccio e Donny per mano.
Io entro in casa, stordito. Al buio, vado verso la cucina, verso la credenza e il suo ultimo scaffale in alto. Prendo il barattolo di ceramica bianco e la bottiglia di whisky e mi dirigo verso la porta sul retro. La apro e mi siedo sui gradini stappando la bottiglia; nel barattolo c'è tutto l'occorrente per potermi rollare una canna. Voglio stordirmi ancora di più, questa almeno è una confusione dolce e conosciuta.

Quando Rosy ritorna mi trova seduto a terra appoggiato allo stipite della porta sul retro, in stato quasi catatonico. Penso di alzarmi in piedi e rientrare ma sono talmente stordito che sento il mio corpo pesante come il piombo. Vorrei poter rimanere in questo stato sospeso per sempre, non muovermi più da qui e diventare tutt'uno con il pavimento, con i muri della casa. Oppure sparire e dissolvermi nel nulla.
Devo sembrarle così patetico. Al pensiero mi viene quasi da ridere, come se mi stessi vedendo dal di fuori, il protagonista di un filmaccio di serie B che si lamenta delle proprie disgrazie, senza accorgersi di esserne lui stesso la causa.
"Perché ridi?" mi chiede perplessa, sedendosi accanto a me.
La guardo, sentendomi come se mi avesse chiesto una domanda di fisica quantistica: "Avevo pensato a qualcosa di divertente. Ma non ricordo più cosa" biascico. Quel pensiero mi è scivolato via come sabbia tra le dita.
Lei allunga la mano e afferra la canna ancora prima che possa pensare a qualcosa; sto per dirle di non fumarla, che non voglio che si riduca così, che si spappoli il cervello, quando lei la getta via in mezzo all'erba secca. Fortunatamente già spenta.
Ho la testa così pesante, l'appoggio alle braccia incrociate sulle ginocchia: "Mi... Mi dispiace che sia finita così questa sera" mormoro. Lei non dice niente, non so cosa stia facendo o pensando. Sento che si appoggia alla mia spalla: "Non fa niente, Terry. Non è colpa tua". Oh sì invece, eccome. Tutto lo schifo della mia vita è colpa mia, del mio continuo autosabotaggio e menefreghismo. Se non ci fosse mia figlia di mezzo, avrei già lasciato questo Stato. Ma forse anche mia figlia starebbe meglio senza la mia incostante presenza.
Senza accorgermene, ho iniziato a piangere.
"Terry...?"
Vorrei mandarla via così bruscamente da non farla tornare più. Ma vorrei anche stringerla tra le braccia e abbandonarmi al suo corpo. Mi cinge le spalle con un braccio: "Vieni, andiamo a letto"
Mi fa alzare e mi costringe a camminare. Sono talmente strafatto che fatico a stare in piedi; per Rosemary, così esile in confronto a me, è difficile trascinarmi e farmi salire le scale.
"Su Terry, quanto pesi!"
Da qualche parte nella mia testa capisco perfettamente ciò che sta succedendo, come se il mio Io sobrio fosse stato rinchiuso in un angolo, costretto a fare da spettatore alle cazzate del mio Io sfatto. Mi rendo conto di essere un completo idiota.
Quando arriviamo alla mia camera finalmente posso lasciarmi cadere sul letto: "Scusami, Rosy. Scusami se sono un tale disastro"
Le lacrime mi bagnano tutto il viso. No! Non voglio perderla! Non dopo quello che ci siamo detti stasera anche se mi pare successo circa un secolo fa io la amo davvero non so come e non so perché ma è così ed è una cosa vera! Non è un capriccio non è crisi di mezza età è vera Vera VERA!

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