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Quando al mattino mi sveglio sono sul fianco, la mano di Rosy attorno alla pancia, il suo corpo attaccato al mio. Per fortuna non siamo messi al contrario perché in questo momento ho un erezione da paura; lentamente le sposto il braccio, mi alzo e scappo nel bagno della mia camera. Nello specchio c'è il riflesso di un uomo con le occhiaie e la barba grigia troppo lunga. Non ho voglia di radermi, lo farò quando tornerò al lavoro tra un paio di giorni. Guardo in basso e la mia erezione è lì, più prepotente che mai. Mi abbasso i pantaloncini e me lo prendo in mano; inevitabilmente le immagini che mi passano per la testa sono di Rosy che dorme di là nel mio letto con i lunghi capelli sparsi sul cuscino, di Rosy che gioca a palla, di Rosy con le trecce e un vestitino blu. Nell'istante stesso in cui inizio a pulsare la porta del bagno si apre. Non faccio in tempo a coprirmi né a interrompermi né niente che Rosemary rimane a guardarmi mentre vengo nel lavandino.
"Porca troia" mormoro rimettendomelo dentro ancora gocciolante. Lei se ne sta lì con un sorrisetto ebete in faccia.
"Non ti hanno insegnato a bussare?" sono davvero irritato. E arrapato più che mai.
"Credevo fossi nell'altro bagno" mi risponde con noncuranza.
"Rosy questa è casa mia, tu sei la benvenuta ma la devi smettere" apro l'acqua del lavandino e lascio che porti via il mio sperma appiccicoso. Io sono quasi sicuro che l'abbia fatto apposta e il pensiero mi fa davvero davvero eccitare.
"Ti ho chiesto scusa" dice facendo un passo avanti.
"Ma veramente no"
"Beh scusa allora" cammina verso il water. Mi guarda. La guardo.
"Devo fare pipì. Esci o vuoi rimanere qui?"
Mi chiudo la porta alle spalle. Inutile dire che sarei rimasto più che volentieri.

Per colazione ci sono dei cereali un po' stantii, ma nessuno si lamenta. Mentre mangiamo Rosy mi guarda con insistenza e quando alla radio passa per caso Forever young quasi mi va di traverso un boccone, lei invece sorride, gli occhi le luccicano ferini e furbi.
"Dimmi la verità, l'hai fatto apposta di sopra vero?" le domando incurante della presenza dei due bambini.
Lei annuisce infilandosi il cucchiaio in bocca, senza dire niente. Non so più davvero cosa fare, anzi no, lo saprei benissimo. L'unica soluzione sarebbe quella di non farla più venire qui e chiudere per sempre la porta ma la verità è che non posso più fare a meno di lei, della sua presenza, del suo profumo, della sua semplice vista. E prima o poi finirà come entrambi vogliamo che finisca, è solo questione di tempo.
Verso le nove e qualcosa decido che è ora del ritorno a casa ma non so se mandarli da soli o accompagnarli. Opto per la seconda anche perché sono stracurioso di dare una sbirciata lì intorno.
Mi viene ad aprire quella che credevo essere solo una creatura mitologica, mamma Van Cleef; appena apre la porta i bambini corrono in casa ma Rosy no.
"Buongiorno signora" la saluto.
Ha i capelli rossi come i figli, tutti in disordine, e indossa una sgualcita vestaglia rosa piena di macchie. Avrà sui trentacinque anni ma ha l'aspetto di chi se ne sente addosso il doppio.
"'Giorno" guarda la figlia e la tira dentro per un braccio poi guarda di nuovo me, "quanto vuole?"
"Mi scusi?"
"Sì per avere tenuto i mocciosi"
"Ma niente, si figuri"
Nei suoi occhi verdi opaco sembra passare un lampo di odio: "Non vogliamo la carità di nessuno noi. Quanto vuole?"
Capisco che è meglio non insistere e sparo la cifra irrisoria di dieci dollari: "Rosemary vai a prendere i soldi"
Sembra non sapere che i suoi figli passano quasi più tempo da me che a casa loro.
"Tenga signor Williams. Grazie dell'ospitalità" Rosy mi sta porgendo una banconota tutta inscocciata. Le sorrido e prendendola le accarezzo fugacemente la mano. La madre non se ne accorge ma a lei brillano gli occhi.

Attraversando la strada ripenso a cosa potrebbe succedere se la madre venisse a scoprire dei...momenti di intimità tra Rosy e me. Io credo che non sarebbe poi così sconvolta, anzi forse mi chiederebbe del denaro in cambio del silenzio con la polizia. Rabbrividisco al fatto che sia capace di formulare pensieri così perversi ma ancora di più perché potrebbero anche non essere così distanti dalla realtà.
È domenica e non so che fare; non avrei mai pensato di voler ritornare al lavoro, qui muoio di inerzia. Decido di andare a fare un giro a piedi e camminando arrivo nel parco di quartiere. Niente di che, solo un fazzoletto di terra pieno di mozziconi e bottiglie di vetro ma è l'unico spazio che si possa definire verde di questa zona e le madri si devono accontentare. Mi siedo su una panchina a leggere dei fogli per una causa, giusto per non dover stare a fissare l'aria. In giro pullula di bambini che anche alla domenica, per di più quella dopo l'Indipendenza, costringono le madri a portarli. Famiglie di ceto medio basso per di più, che non possono permettersi una vacanza e rimangono a casa. Non senza un pizzico di disgusto comincio a fissare le ragazzine qui intorno. Voglio capire se sono andato del tutto o se è solo una questione di Rosemary; quelle bambine avranno al massimo tredici anni ma grazie a dio non provo il niente assoluto per loro se non una gran tenerezza, la stessa che provo per mia figlia e per i bambini in generale. Ma dopotutto io non sono mai stato attirato dalle ragazzine, mi piacciono giovani sì ma oltre i venticinque. Perché Rosemary mi fa quest'effetto? Che cos'ha di speciale?
Mi sento abbastanza uno schifo.

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