Capitolo III
La mattina li aveva trovati ancora abbracciai ma più forti e innamorati.
Avevano fatto l'amore rimediando alla stanchezza della sera prima.
Non avevano molto tempo, erano attesi a casa del signor Oreste per il pranzo, ma si erano presi quegli attimi per loro che ogni coppia così affiatata si dedica quando può.
Era stato dolce, come sempre era tra loro, e alla fine erano rimasti abbracciati, in silenzio, spogli di vestiti e di pensieri.
Si erano ascoltati respirare e avevano sentito i loro cuori battere insieme, come se tutte le parole ascoltate da bambini sull'amore e le favole trovassero concretezza in quel rapporto nato in pochi mesi tanti anni prima e destinato a rinnovarsi ogni giorno fino al tramonto dei tempi.
Soltanto quando Davide notò che l'orologio sul suo comodino segnava le undici accettarono l'idea di dover interrompere quel loro personale incantesimo per tuffarsi nuovamente nella vita reale.
E fu davvero come spezzare una magia quando sciolsero l'abbraccio in cui erano stretti e si alzarono dal letto, perché d'improvviso ricominciarono a sentire il traffico e i rumori provenienti da Viale Marconi e si accorsero di non avere udito assolutamente nulla nei momenti in cui si erano vissuti, malgrado il mondo fuori non si fosse certamente fermato.
Fu l'uomo il primo ad andare verso il bagno per prepararsi, mentre lei ancora temporeggiava tra le lenzuola madide di sudore.
Si convinse che fosse il loro, in fondo faceva caldo e non poco, ma i pigiami in terra raccontavano una storia diversa, con quello di Davide asciutto e il suo di nuovo molto umido.
Cambiò il letto e la biancheria, sempre sperando che lui non notasse nulla e facendo il possibile per eliminare i brutti pensieri che ancora le si annodavano negli angolo più nascosti della mente.
Si scambiarono i ruoli tra bagno e camera poche decine di minuti dopo e l'uomo, ancora in accappatoio, decise di prendersi tutto il tempo del mondo per scegliere come vestirsi, perché tra i tanti pregi Claudia aveva il difetto tipicamente femminile di impiegare parecchio tempo a prepararsi.
Troppo, pensava lui.
Ma pazienza, amarsi era anche questo, lo aveva capito da ventenne e non l'avrebbe dimenticato in quel momento, divenuto ormai uomo adulto, marito e padre di una famiglia che migliore non poteva desiderare.
Tra una cosa e l'altra si misero in macchina che era da poco passata l'una.
Il signor Oreste li aspettava per le due, abituato a mangiare tardi per via della libreria e dell'orario in cui tornavano a casa i figli quando ancora erano studenti.
Malgrado fosse domenica, però, Roma era impraticabile come al suo solito, e anche partire di casa con parecchio anticipo come avevano fatto loro poteva non essere sufficiente.
Fortunatamente avevano di che parlare durante il viaggio, anche perché vedendosi poco durante la settimana quelli erano gli unici momenti in cui potevano discutere come due coniugi normali.
E, di fatti, il discorso intavolato dalla donna riguardava il figlio che, nel settembre successivo, avrebbe iniziato le scuole elementari.
- Ieri poi ero troppo stanca e mi sono scordata di raccontartelo.- Disse Claudia
– Ma l'altro giorno ho incontrato la Mugnari. Sai, no? Quella del secondo piano con il marito veterinario e i quattro figli con cui a volte gioca anche Guido.-
- Ah sì!- Rispose Davide, che per quanto stesse poco a casa aveva una vaga idea della composizione del vicinato, soprattutto per quanto riguardava coppie con bambini dell'età di suo figlio.
- Ecco. Il ragazzino più grande, Fabio, finirà adesso le elementari e probabilmente le insegnanti che ha avuto in questi cinque anni saranno le maestre di Guido ed Erica, la terza figlia della Mugnari, visto che nella succursale dove sono stati iscritti c'è una sezione sola.-
Il magistrato ascoltava le parole della moglie sorridendo. Era una caratteristica che Claudia aveva da quando era al mondo quella di ricordare e riferire ogni minimo dettaglio. Nomi, luoghi, date, nella sua memoria c'era spazio per tutto.
- Beh, e che tipi sono?- Chiese mentre svoltava sul controviale di una delle arterie principali della città per imboccare un'altra via che, in breve, li avrebbe portati a casa del suocero.
- Tipe, casomai.- Rise lei. - Comunque non male, sono due donne. Quella che insegna Italiano ha qualche anno più di noi, mentre l'insegnane di Matematica, da quello che ho capito, deve essere più vicina ai cinquanta che ai quaranta. Ma la signora mi ha detto che si tratta di una donna ancora attiva e capace di stare con i bambini sia per quanto riguarda le lezioni sia per, che ne so, gli intervalli o le uscite. Quando c'è da stargli un po' più dietro, insomma.-
Senza mai distogliere lo sguardo dalla strada l'uomo ascoltava e seguiva con attenzione le parole della moglie.
E fu proprio per questo che pochi attimi dopo ebbe come un'illuminazione.
- Ma certo! Ora che mi dici così ho presente chi potrebbero essere, credo anche di averle conosciute e di averci parlato quando sono andato a vedere la scuola con tuo padre questo inverno.-
Finì la frase con un tono di voce più basso, cupo.
La giornata aperta alla scuola elementare per le iscrizioni alla classe prima era stata argomento di discussioni anche forti tra Claudia e il marito.
Era successo verso la fine di Gennaio, quando ancora la crisi di governo non pareva essere neanche all'orizzonte ma nelle sedi dei comunisti già si ventilava qualcosa.
Lei era per questo doppiamente impegnata e stressata, soprattutto perché logicamente costretta a non poter dire niente a nessuno.
Di trovare il tempo per andare a vedere la scuola non se ne parlava, e per quanto avesse sempre messo davanti la famiglia rispetto al lavoro il momento era così delicato da obbligarla, per una volta solamente, ad invertire l'ordine delle sue priorità.
Inutile dire cosa non era successo in casa per quel fatto; Davide e la donna se ne erano dette di ogni e anche il signor Oreste, se pur con meno foga, aveva avuto qualche screzio con la figlia sulla questione e, in generale, su quanto trascurasse non tanto la famiglia ma proprio se stessa.
Alla fine, però, ogni litigio aveva trovato la sua positiva conclusione in un abbraccio di pace, pazienza se era andata così, per quella volta sarebbero stati padre e nonno ad andare a vedere la scuola per il piccolo di casa.
Si trattava di una scuola elementare pubblica vicino casa, una scelta normalissima come normale avevano sempre voluto fosse la vita di Guido.
Il bambino non aveva ancora ben chiaro che lavoro facesse la madre, anche se spesso passando davanti a Montecitorio i genitori gli dicevano che lei lavorasse lì e lo stesso accadeva quando le immagini del paese dove aveva sede la Camera dei Deputati passavano alla televisione.
Ed era proprio con l'apparecchio televisivo che il piccolo aveva i problemi maggiori, perché ancora non riusciva a capire come sua madre potesse essere sia lì dentro, ad esempio quando veniva intervistata da qualche telegiornale, sia in casa con lui e il padre, magari a cena.
Oppure, ancora, quando la donna era presente nello studio di questo o quell'altro programma di dibattito e lui, vedendola da dietro lo schermo, provava a chiamarla anche urlando, fino ad arrabbiarsi nel notare che non lo degnava di uno sguardo.
Il padre gli spiegava ogni volta con pazienza come funzionasse la cosa, ma nella sua mente di bambino era davvero difficile capire perché la madre si potesse sdoppiare o perché si facesse vedere senza però guardarlo o ascoltarlo.
Soltanto in quel periodo, a pochi mesi dal suo sesto compleanno, Guido iniziava a comprendere qualcosa in più, anche se parole come ministro, esecutivo o governo gli erano quasi del tutto estranee per quanto le sentisse da quando era al mondo.
Ma in fondo cosa gli interessava? Per lui Claudia era solo la sua mamma, quella che gli leggeva le favole e lo coccolava.
Il resto non era poi così importante, anche se, doveva ammetterlo, qualche volta sentiva molto la sua mancanza, specialmente quando quella rincasava tardi.
Per questo, quella domenica mattina, aspettava con ansia l'arrivo dei genitori stando seduto per terra sul balcone della cucina di casa del nonno, quello che dava sulla strada, e guardava attraverso la ringhiera ogni macchina che passava o si fermava sulla via.
Fu proprio lui a vederli andare verso il portone del palazzo.
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Ricordati di guardare il tramonto
ChickLitClaudia ha poco più di trent'anni ed è gravemente malata. E lo sa. Lo sa solo lei, e lo sa perché è laureata in medicina, non perché abbia fatto visite o analisi di alcun tipo. Per quelle non ha tempo, tra la famiglia, il lavoro in politica, la cam...