Capitolo XXII
- Stai calma, Francesco ha detto che entro domani sera avremo tutti i risultati delle analisi. Va tutto bene, tutto bene.-
Claudia alternava lunghi pianti a momenti in cui fissava il vuoto tacendo.
Oltre a lei e al marito solo Gianluca era a conoscenza delle nuove analisi a cui la sorella si stava sottoponendo, avevano deciso di non dire nulla al signor Oreste fino al momento in cui non avrebbero avuto certezze in merito alla natura del nodulo.
Non era un linfonodo, quello era stato accertato subito, con la conseguenza che, qualsiasi cosa fosse, molto probabilmente non aveva nulla a che fare con il linfoma.
Il medico, di quella totale mancanza di correlazione tra la nuova scoperta e il male già in cura, non era riuscito a dare una definizione in termini di positività o negatività, cercava di non sbilanciarsi troppo né nel bene né nel male, non volendo dare false speranze o inutili preoccupazioni alla paziente e al marito.
Davide si divideva, come sempre, tra il capezzale di Claudia e la cura del piccolo Guido, tenendo la mente impegnata quando era con loro e disperandosi quando era solo.Ricordava a malapena il momento in cui, subito dopo la diagnosi, la moglie lo aveva provato a rassicurare dicendogli che per quanto terribile aveva comunque una forma tumorale a suo modo curabile, che sarebbe guarita presto, che in fondo era stata quasi fortunata. Lui aveva creduto, o almeno aveva tentato di credere, a quelle parole, ma in quel momento non ne era più in grado.
Gli effetti della prima chemio, la crisi respiratoria, quel nodulo, tutto sembrava dirgli che la forza e il coraggio di Claudia non stavano bastando.
- Secondo te che succede se ho un altro cancro?- Chiese la donna continuando a fissare il vuoto.
- Succede che lo combattiamo, esattamente come stiamo facendo con il linfoma.- Le aveva risposto dolcemente accarezzandole la mano.
- È diverso, sono già debole, sto già facendo delle cure che mi stanno distruggendo, non ci riuscirei a farne altre, lo sappiamo tutti.-
Claudia, più che preoccupata, era apatica.
Il fatto di essere medico continuava a premere nel suo rapporto con la malattia, facendole venire alla mente molti più dubbi di quanti non ne volesse esporre.
Era giovane, forse troppo, per un tumore al seno, benché non avesse idea di quale potesse essere la sua anamnesi familiare da quel punto di vista.
Aveva provato a chiedere a Gianluca se sapesse o ricordasse qualcosa in merito alla possibilità che la loro madre fosse stata colpita da un male simile quando ancora viveva in casa ed aveva più o meno la sua età, ma la risposta era stata negativa; l'uomo non ricordava assolutamente nulla di simile, ed era quasi del tutto sicuro che, se vi fosse stato qualcosa da dire a riguardo, il padre gliene avrebbe parlato, quantomeno per necessità, non appena scoperta la malattia della figlia.
Se poi la madre avesse lottato, e magari anche perso, una battaglia contro il cancro al seno dopo aver lasciato la famiglia era una cosa che non sapevano né potevano sapere, ma comunque Claudia sembrava a tutti troppo giovane per avere quello.
Anche, quello.
- Perché non aspetti il risultato delle analisi prima di preoccuparti? Non ti fa bene tutta questa agitazione, amore mio. Sei tu che mi hai insegnato l'importanza di essere positivi, soprattutto in momenti come questo, no?-
Claudia strinse forte la mano del marito.
- Hai detto che i risultati arriveranno entro domani, vero?- Davide annuì.
- Secondo te perché non mi ha mandata a casa, nel frattempo?-
- Probabilmente perché fino a pochi giorni fa eri ancora col drenaggio al polmone, poi questo, la biopsia, magari voleva tenerti sotto controllo. Lo hai detto tu stesso di essere debole.-
- Avrei preferito attendere a casa, qui tutto si dilata; il tempo, le ansie, il senso di impotenza. Più vivo l'ospedale da paziente e meno ho voglia di tornarci, un giorno, da medico.
E poi a casa c'è Guido; mi ha visto e sentito al telefono più volte in questi giorni, ma dopo quello che è successo a casa vorrei solo stringerlo a me per dirgli che andrà tutto bene e che cose simili non accadranno mai più.-
Davide sospirò. - E davvero pensi che con l'ansia che hai addosso saresti stata in grado di coccolarlo per trasmettergli sicurezza? Non te la sei sentita neanche di dire a tuo padre quello che sta accedendo, davvero credi che avresti potuto reggere il segreto e nascondere la situazione stando a casa?-
- Sì, l'ho già fatto. Sbagliando, non c'è dubbio, ma l'ho già fatto, dunque non penso sarebbe difficile, per una giusta causa, farlo ancora.- Commentò Claudia.
Per lei, in realtà, anche le prime menzogne, quelle dette quando tutti si accorgevano che qualcosa non andasse mentre lei continuava a fingere di stare bene, erano state dette a fin di bene, ma ovviamente la famiglia non la pensava nello stesso modo.
- Penso valga sempre il solito discorso; ora è diverso, purtroppo.- Ipotizzò Davide.
Claudia annuì tristemente.
- Sì, temo di sì. D'altra parte tutti quelli che si ammalano di cancro descrivono la vita del prima molto diversa da quella del dopo, e credo accadrà anche a me, sta già accadendo anche me.
Forse mi credevo immune perché per me è stato diverso, in fondo io queste cose le ho studiate, le conosco , ho capito cosa avessi molto prima di fare qualsiasi visita o analisi. Non c'è stata nessuna vera doccia gelata quando è arrivata la diagnosi, solo una conferma, ma evidentemente tutto questo non è stato sufficiente, e questi ultimi giorni di attesa mi fanno sentire come davvero non sapessi nulla né della malattia né di tutto il resto.
È tutto così assurdo...-
L'uomo le si avvicinò e la coccolò per tranquillizzarla.
- No, purtroppo non siamo immuni a tutto questo, amore mio. Sarebbe piaciuto anche a me poter dire che eravamo diversi, che per noi non sarebbe stato difficile e drammatico come per tutti gli altri, ma non è così.
E sì, questi giorni stanno rendendo tutto più difficile, ci stanno mettendo davanti ad un'altra prova che, forse, non ci meritavamo. Almeno non ora, non così.
Ma andrà tutto bene, io solo al tuo fianco e tu sei tosta, anche se ora non ti sembra.
Tornerai a casa te l'ho già promesso e te lo prometterò ancora mille volte se sarà necessario. Torneremo a prima.
Magari più stanchi, più in ansia e, perché no, più innamorati di noi e della vita stessa.
Accompagnerai Guido a scuola, sarai la mamma meravigliosa che sei sempre stata, e tuo padre ti vedrà guarita, felice.
Te lo prometto amore mio, andrà tutto bene.-
La donna sorrise stanca.
Davide non era nuovo a quei discorsi pieni di speranza e fiducia nel futuro, discorsi che facevano bene a tutti e due.
Pochi minuti dopo, minuti silenziosi in cui si era goduta le carezze del marito, Claudia si era addormentata tranquilla.
Il caldo estivo, era ormai arrivata la seconda metà di luglio, era prepotente, rendeva difficile la vita di tutti, e il continuo allettamento della malata non la aiutava.
Ma sopportava, d'altra parte stava subendo decisamente di peggio.
Uno dei motivi per cui la donna non vedeva l'ora di avere i risultati delle analisi, qualsiasi fossero stati, era organizzare l'estate del figlio, che fino al quindici del mese aveva continuato a frequentare l'asilo, e che, chiuso questo, sarebbe dovuto andare al mare come faceva ogni anno.
La madre si era promessa di pensare al tutto nel periodo a casa tra la seconda e la terza chemioterapia, ma la crisi respiratoria e tutto il resto glielo avevano impedito, e la totale impotenza sul futuro generata dalla scoperta del nodulo l'aveva frenata di nuovo, ma era pronta a riorganizzare l'estate del suo bambino.
Anche se le analisi fossero state tremende, anche se fosse stata la sua ultima estate.
Guido era sempre un bel pensiero per distrarsi e una buona ragione per distrarsi.
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Ricordati di guardare il tramonto
ChickLitClaudia ha poco più di trent'anni ed è gravemente malata. E lo sa. Lo sa solo lei, e lo sa perché è laureata in medicina, non perché abbia fatto visite o analisi di alcun tipo. Per quelle non ha tempo, tra la famiglia, il lavoro in politica, la cam...