Capitolo XVIII

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Capitolo XVIII

Claudia si riprese lentamente nel corso del week-end e dei primi giorni della settimana seguente.
Prima di tutto cominciò a scenderle la temperatura, e man mano che la febbre calava la donna cominciava ad avere momenti di veglia, anche se la lucidità e la possibilità di parlare tornarono più avanti.
La cosa più importante però fu che in breve i medici riuscirono a smettere di tenerla intubata e, dopo un breve periodo in cui tenne la mascherina giorno e notte, ricominciò a prendere l'ossigeno tramite i tubicini almeno quando era sveglia, proprio come prima dell'infezione.
Francesco era rimasto a lungo preoccupato dall'eventualità che i polmoni dell'amica potessero venir danneggiati in modo permanente, ma alla fine della cura antibiotica, fortunatamente, le analisi non riscontrarono altro che le già note metastasi.
Gravi, certo, ma ormai lo sapevano ed era sempre meglio che dover fare i conti con qualcosa di nuovo.
Nel giro di pochi giorni Claudia aveva ripreso a biascicare qualche parola, benché sempre molto affannata, e unna sera aveva voluto telefonare al figlio.
Era stata una chiamata breve ma commovente in cui la donna aveva ripetuto ancora una volta la promessa di tornare a casa presto.
Dal giorno della prima chemio, inoltre, Claudia non aveva più versato lacrime, o almeno così era stato fino al mercoledì successivo.
Era un pomeriggio caldo, già decisamente afoso malgrado fosse solo metà giugno, e la paziente era stata messa a riposo dopo una pesante dose di antidolorifici necessari a placare i forti dolori alla schiena dovuti alla malattia e al busto che le aveva prescritto l'ortopedico e che pareva farle più male che bene.

Accanto a lei il padre, che la guardava con occhi tristi chiedendosi quale peccato così grande perché dovesse soffrire non in prima ma in terza persona, un dolore ancora più terribile.
Le teneva la mano accarezzandole dolcemente il viso come quando, da bambina, rimaneva allettata due o tre giorni per colpa delle classiche influenze stagionali.
Quanto si era illuso di poterla vedere sempre in salute, quanto era stato sciocco nel pensare che solo per il fatto di essere diventati ormai adulti i suoi figli gli sarebbero di certo sopravvissuti.
Rimaneva sempre impietrito e scosso davanti alle storie di genitori che perdevano i loro figli ancora bambini, magari dopo mesi di malattie e sofferenze in quell'età che doveva essere spensierata e dedita solo ai giochi, e si sentiva fortunato per essere riuscito a vedere Gianluca e Claudia crescere tranquilli, laurearsi, sposarsi, avere dei figli a loro volta.
Forse, pensava, era stata proprio l'assurda convinzione di poter essere sempre così tranquilli e felici a rendere ancora più devastante il cambio di programma che la vita gli aveva
imposto quando Claudia si era ammalata.

Le accarezzò dolcemente il volto per poi passare ai lunghi capelli castano chiari, e fu allora che si consumò un altro dramma, quando, togliendo la mano dal capo della figlia, l'uomo non si trovò ciocche dei suoi capelli impigliati tra le dita.
Stavano cadendo, probabilmente non appena si fosse svegliata ne avrebbe trovati altri sul cuscino fino al momento in cui la sua testa sarebbe rimasta completamente calva.
Il signor Oreste tenne stretta tra le mani la ciocca e chiuse gli occhi strizzandoli nel tentativo
di non piange o, almeno, di farlo senza rumore per evitare di svegliare la figlia.
Si chiese con quale coraggio e con quali parole le avrebbe raccontato ciò che era appena accaduto, ma non ne ebbe bisogno; Claudia si svegliò poco dopo e notò subito i suoi capelli tra le mani del padre.
Mentre gli occhi le si gonfiavano di lacrime cercò con le mani altre ciocche già staccatesi dal suo capo, e trovandole scoppiò forte, senza provare vergogna o voglia di piangere, perché il dolore che provava in quel momento era più forte di qualsiasi altro sentimento.
Sì, la terapia era stata tremenda, i dolori di quel giorno e di quelli successivi erano stati terribili, e non avrebbe mai dimenticato gli sguardi dei suoi cari quando le avevano raccontato ciò che aveva rischiato, ma vedere i suoi capelli cadere le pareva addirittura peggio di quello che già aveva patito dal momento della diagnosi.
Fin da allora aveva provato a convincersi che quel dettaglio estetico sarebbe stato l'ultimo dei suoi problemi vista la grave situazione clinica, ma una parte di lei sapeva che sarebbe potuto non essere così facile.
Insieme ai capelli avrebbe perso presto le ciglia e le sopracciglia, il suo volto sarebbe diventato anonimo, vuoto, per lei sarebbe stato quasi impossibile riconoscersi allo specchio o sentirsi realmente bella.
- Papà passami il mio cellulare per favore.- Chiese quando si fu calmata. - E... e anche quella ciocca che hai in mano, per piacere.-
L'uomo obbedì senza replicare, quasi sicuro di aver compreso le intenzioni della figlia.
Claudia, dopo aver smesso di piangere ed essersi asciugata gli occhi, sistemò i capelli già caduti in modo da farli sembrare ancora al loro posto, impostò la fotocamera interna del cellulare e click, si scattò una foto.

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