Capitolo XXIV

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L'essere ricoverata ad Agosto fu l'unico grosso problema di Claudia, che, tolti i pochi giorni necessari a smaltire l'anestesia, si riprese abbastanza rapidamente.
Poco prima di Ferragosto, mentre attendeva di riprendere la chemio, le fu concesso un pomeriggio assieme al figlio, che intanto aveva cominciato le sue vacanze e provava a divertirsi per sentire meno la mancanza della madre.
Furono poche ore molto importanti pe entrambi, e la donna in cuor suo sentì che quei momenti erano, almeno per quell'anno, la sua unica vera estate.
Ricominciare le terapie con il caldo fu pesante, gli effetti collaterali parevano essersi amplificati, e anche la sua insofferenza agli ospedali aumentava.
Le sarebbe piaciuto quantomeno andare a casa, nonostante anche lì avrebbe sofferto il caldo perché aria condizionata e ventilatore le erano stati vietati, ma Francesco continuava a trovarla debole ogni volta che la visitava, e dunque di dimissioni non se ne parlava.
Davide e il Signor Oreste si alternavano nel farle compagnia, cercando di aiutarla a stare su e riempiendola di foto del figlio quando erano al mare col piccolo.
Era tutto fatico, e anche la poca gioia data dal "lieto fine" della questione nodulo era svanita.
Durante tutto il periodo di ferie di Francesco, partito per un paio di settimane con la famiglia, la paziente era stata seguita da un fidato collega, che era stato attentissimo ad ogni dettaglio. Al suo ritorno l'oncologo aveva addirittura pensato di affidargli Claudia definitivamente, per togliersi dalla difficile situazione di medico e amico che fin dall'inizio aveva reso tutto più complesso, ma sapeva che non sarebbe stato giusto nei confronti della donna, che di lui si fidava e di lui aveva bisogno.
Una mattina di fine agosto, un giorno in cui era sola, sentì bussare alla porta aperta della cameretta.
Fuori, con un dolce sorriso, un paio di occhiali dalla montatura leggerissima che nascondevano degli occhi azzurro chiaro e pochi capelli bianchi in testa, c'era un prete.
Poteva essere leggermente più anziano di suo padre, ma aveva l'aria di un uomo ancora attivo e in salute.
- Dunque deve essere lei il Ministro, la paziente dalla quale tutti mi han detto di tenermi lontano perché decisamente non cattolica, o mi sbaglio?- Chiese rimanendo ancora sull'uscio.
- Se cerca me cerca un ex ministro, ormai, Padre...?-
- Don, Don Luciano. Sono il cappellano dell'ospedale.-
- Non l'avevo mai vista, se devo essere sincera. Ma è anche vero che di questo ospedale non ho conosciuto altro che questo reparto, la chirurgia e la rianimazione. -
- Ed è anche vero. - Disse lui decidendosi ad entrare. - Che il dottor Riganese mi aveva informato di chi fosso e del fatto che non necessitasse certamente di un conforto Spirituale. Ma visto il caldo e del tempo libero ho deciso di fare un tentativo, sperando che lei non mi mangi.-
Claudia rise. - Ma come, non le hanno detto che noi comunisti mangiamo i bambini e non i preti? E comunque il conforto spirituale fa sempre piacere, non è detto che il mio non credere sia necessariamente motivo di scontro. D'altra parte negli ultimi anni ho fatto un lavoro il cui fulcro, almeno per me, stava nel mettere d'accordo idee ed opinioni differenti per migliorare la vita di tutti, quindi se il confronto con un Religioso può farmi star meglio ben venga.-
Don Luciano non disse nulla ma prese una sedia e si mise accanto al letto della donna.
- Allora spero non le dispiaccia se mi fermo un po' con lei.-
- No, assolutamente. Anzi, mi fa piacere. Mancano più di tre ore all'orario di visita e non ho voglia di riposare, chiacchierare con qualcuno mi farà bene.-
Il prete si guardò intorno. - Quattro letti e solo lei in tutta la stanza. Un privilegio, no?-

Si capiva scherzasse, ma Claudia, questa volta, rispose in modo più serio.
- Il dottor Riganese ha sempre cercato di tenermi da sola, un po' pe le mie condizioni cliniche e un po' per la mia situazione personale generale. Io non gli ho mai chiesto nulla, ma ammetto che tutto ciò non mi dispiaccia, ci tengo molto a far trapelare il meno possibile su quel che mi sta accadendo. La malattia, per come la vedo io, va vissuta nel privato.-
- Sì, concordo con lei...- Fece una pausa - Come devo chiamarla? Onorevole? Dottoressa?-
- Claudia.- Disse lei - È il mio nome, quello con cui mi chiamano le persone a me più care, le stesse a cui consento starmi vicino in questo periodo. E, per scelta o fatalità, da quando ha varcato quella porta lei è tra queste, Don Luciano.-
Il prete la guardò. Si aspettava una donna dura, forse scontrosa per tutto ciò che stava passando, e invece era dolce, simpatica, umana. Lui la politica non la seguiva, e forse Claudia l'aveva intravista giusto un pao di volte guardando distrattamente la televisione, ma tutti quelli che appartenevano a quel mondo gli sembravano freddi, quasi robotici, mentre la donna davanti a lui appariva l'essere più umano dell'intero Creato.
- Sa cos'altro mi piace di quei tre letti vuoti? Che sono tre storie felici. Negli ospedali, tranne forse in maternità, più letti sono vuoti meglio è. Se quei tre letti fossero occupati altre tre donne starebbero affrontando ciò che sto affrontando io, altre tre famiglie sarebbero nella situazione della mia, non sarebbe bello. Tanto meglio così; io sto bene da sola e là fuori ci sono tre donne, chissà dove, felici e in salute.- Spiegò Claudia.
- A sentirla parlare così non si direbbe una comunista atea, tutt'altro. -
- Mi spiace deluderla, Don Luciano, m la bontà, se così vuole definire la mia, non è una prerogativa solo cattolica. E poi non bisogna essere particolarmente buoni o cattivi per augurarsi che nessuno viva questo incubo, suppongo.- Concluse.
Il religioso annuì.
Rimasero a parlare ancora un poco.
Le chiese del lavoro, della famiglia, del suo bambino. Però non domandò mai della malattia, durante quel loro primo incontro. Sapeva certo che fosse malata di cancro, ma non aveva idea di quale fosse la prognosi. Poteva star parlando con una donna in via di guarigione come con una paziente con poche speranze, e fu anche per quello che evitò di parlare troppo, lasciando che lei guidasse la conversazione.
Si salutarono circa un'ora dopo aver iniziato la loro chiacchierata, quando con gentilezza Claudia gli fece capire che era molto stanca.
Prima di andarsene l'uomo le chiese se le avrebbe fatto piacere rivedersi, e lei rispose di sì con gioia.
Quando in serata vide Davide gli raccontò subito di quell'incontro pomeridiano.
- Quanti anni erano che non parlavi con un prete, amore?-
- Parecchi, penso dai tempi della cresima.- C'era stato un tempo in cui aveva fatto Catechismo e seguito le ore di Religione a scuola, ma era stato decisamente molto tempo prima.
- Sai, mi piacerebbe parlargli di questa situazione, chiedere quale sia secondo lui la relazione tra la malattia e Dio.-
- E secondo te qual è?-
- Beh, amore, per me è facile: Dio non esiste, la malattia esiste fin troppo. Non posso vederci una relazione, io. Lui, al contrario, sì.-
- Giusta osservazione. Tra l'altro mi pare di aver capito che vi rivedrete, no?-
- Sì, probabilmente dopo la prossima terapia, appena mi prenderò un attimo. E pensandoci bene sarà anche il periodo in cui dovremo pensare agli acquisti per l'inizio della scuola di Guido. Mi sarebbe piaciuto esserci, vederlo scegliere il suo primo zaino, il suo primo diario... sarebbe stato bello, emozionante. Certo, lo sarà anche vedendolo da qui, ma non sarà lo stesso.- Sospirò tristemente.
- Lo so, ma ne abbiamo già parlato. Sarai con noi in un momento più importante, e lo aiuterai a sceglierei il diario di tutti i prossimi anni di scuola. -
La moglie sorrise.
Stava rispondendo meglio alle terapie, ed era tenuta sotto stretto controllo per assicurarsi che potesse essere presente al primo giorno di scuola del bambino.
Le varie complicazioni sorte nel mese di luglio avevano reso tutto più complesso, lei si stava riprendendo ma necessitava di più attenzioni.
Lo scopo della terapia, in quel periodo, era frenare l'avanzata del tumore e ridurre le metastasi per consentirle di operarsi, ma ci voleva tempo, bisognava pazientare e accettare ciò che succedeva nel mentre.
- Ci vai tu con Guido, quindi?- Domandò.
- Se vuoi sì, se no possiamo mandare tuo padre. Secondo me sarebbe felicissimo di accompagnarlo a fare gli acquisti per la scuola.-
- Sì, penso possa fargli piacere. Come si trovano da soli in vacanza?-
- Molto bene. Gli manchi, ma se la cavano.-
Sorrise. Sapeva che, tanto il figlio quanto il padre, non passavano un attimo senza pensare a lei e a tutto quello che stava accadendo, ma l'idea che insieme riuscissero a essere felici la rilassava, la faceva stare tranquilla.
Li sentì al telefono prima di dormire, come tutte le sere, e raccontò al Signor Oreste di Don Luciano, rendendolo curioso. Lui era decisamente più Credente della figlia, e gli avrebbe fatto piacere fare due chiacchiere col prete, cosa a cui la stessa Claudia già aveva pensato.
Agosto finì in fretta, arrivò la nuova terapia e i giorni difficili, resi più leggeri da Davide, che aveva stampato le foto di Guido al mare e le aveva mostrate alla moglie raccontandole di quanto sarebbe stata bella l'estate successiva, con lei guarita e la vita che riprendeva il suo corso.
Il primo sabato di settembre, il penultimo prima della fine delle vacanze, il signor Oreste andò a trovare la figlia di mattina per farsi dare gli ultimi dettagli sull'operazione "acquisti per Guido" che si sarebbe svolta nel pomeriggio.
Lei stava meglio, e attendeva con ansia il momento di tornare a casa per il primo giorno di scuola del bimbo. Sarebbero stati solo un paio di giorni, perché la nuova terapia era programmata per subito dopo, ma sarebbero stati speciali.
- Pensavo di portarlo al centro commerciale, così ha più scelta rispetto a una cartoleria. E forse spendiamo qualcosina in meno.- Aveva spiegato il nonno. - Ne approfitterò per farvi anche un po' di spesa e portarlo anche su quelle giostrine che gli piacciono tanto.-
- Sì, papà, va bene. Però non viziarmelo troppo o finirà per sperare che io non guarisca mai.- Rise.
- Ne dubito, continua a chiedere di te e di quando starai meglio. Piuttosto, l'altro giorno ci è rimasto molto male quando gli ho detto che non ci saresti stata il primo giorno, pensi sia il caso di continuare a mantenere il segreto? È brutto vederlo triste.-
- Lo so, ma mancano davvero pochi giorni, vedrai come sarà felice di vedermi a casa.-
- E ci sarai anche per il suo sesto compleanno? Perché immagino ti chiederà anche quello.-
- Non lo so, papà. Manca più di un mese, e ora non posso dare certezze neanche a me stessa. Però farò il possibile, lo sai, se potessi starei sempre con lui.-
Il Signor Oreste tacque.
Era vero, Claudia amava suo figlio più di ogni altra cosa al mondo, ma troppe volte l'aveva vista andare via per lavoro, cosa che spesso le aveva anche rimproverato, e la malattia rendeva ancora di più tutto un'incognita.
Di certo c'era che quella aveva cambiato le sue priorità, e, pensava, anche una volta guarita avrebbe messo la famiglia prima del lavoro. Capiva tutto gli sforzi che aveva fatto in quegli anni per far combaciare tutto, ma non si spiegava perché la madre di un bimbo così piccolo fosse tanto impegnata fuori casa, lontano dal suo cucciolo. Si sforzava, ma non riusciva comprenderlo del tutto, era un suo limite, e taceva per evitare litigi inutili.
- Spero solo che rivederti possa renderlo felice davvero.- Sospirò.
- Lo spero anche io, papà, ma adesso vai, vi aspetta un pomeriggio intenso, non tardare!-
Il padre le baciò la fronte e lasciò l'ospedale alla volta di luoghi più felici.
Dopo cena, mentre si trovava col marito, Claudia notò una videochiamata proveniente da casa in arrivo sul tablet.
La aprì immaginando di vedere davanti a sé suo padre, e invece, con sua grande sorpresa, si trovò davanti... Spiderman!
Sapeva benissimo chi fosse il supereroe davanti ai suoi occhi, ma decise di stare al gioco.
- Spiderman che mi chiama da casa mia? Ma cosa ci fai lì?- chiese ridendo.
- Sono un Supereroe! E sono qui per farti guarire e farti tornare a casa da tuo figlio Guido.-
- E ora mio figlio dov'è?-
- È andato a nanna, ha detto che dormirà fino a che non tornerai da lui.-
- Oh, peccato, ho saputo che oggi è andato a fare acquisti con il nonno e volevo sapere cosa aveva comprato.- Commentò Claudia fingendosi triste.
A quel punto il bambino si tolse la maschera e si mostrò alla madre sorridendo.
- Eccomi mamma! Sono io!-
Lei ricambiò il sorriso. - Allora, cosa avete preso?-
- Un sacco di cose per la scuola! Lo zaino, il diario, l'astuccio e anche due quaderni.- Spiegò felice.
- E come li hai presi?-
- Tutti di Spiderman!-
- Tutti tutti?-
- Sì, perché da grande voglio fare il supereroe e farti guarire, così tornerai a casa da me.-
Claudia si sentì felice e triste allo stesso tempo, era sempre così quando vedeva o sentiva il figlio, vittima innocente di tutta quella situazione.
- Va bene, non vedo l'ora che il mio piccolo supereroe venga ad aiutarmi! Ma ora dimmi, ti sei divertito oggi con il nonno?-
- Sì, sì, tantissimo! Mi ha comprato le cose per la scuola, abbiamo preso un gelato e poi sono andata sulla giostra. Però mi sei mancata tanto.-
- Lo so amore mio, mi manchi tanto anche tu.-
- Tra due martedì comincerò la scuola, è vero che non verrai?-
- No, purtroppo no. Sto ancora tanto male, non posso uscire dall'ospedale. Però ci saranno papà e il nonno.-
- Sì, ma non è la stessa cosa.- Rispose mogio il piccolo.
La donna si sentiva un po' in colpa per la bugia, ma cercò di convincersi, ancora una volta, del fatto che fosse la scelta giusta.
E non era solo per la sorpresa.
Cercava di non pensarci, ma non dirgli nulla significava anche non rischiare di deluderlo nel caso la situazione fosse cambiata. Bastavano due linee di febbre per far saltare tutto, e forse era meglio evitare di dare false speranze.
Salutò il bimbo cercando di rincuorarlo un minimo, poi parlò un paio di minuti con suo padre e in fine spense.
Due giorni più tardi Francesco le confermò che, salvo improvvisi peggioramenti, il lunedì successivo, esattamente una settimana dopo, sarebbe andata a casa.
- Lo so, sarà poco, verrai ricoverata nuovamente il mercoledì mattina, ma...-
- Ma è quello che vi ho chiesto, essere a casa per il primo giorno di scuola di mio figlio, non preoccuparti. Mi chiedo solo quando potremo tentare di nuovo il day hospital...-
- Presto, se questa terapia andrà bene riproveremo, il discriminante sono sempre gli effetti collaterali. Però c'è una cosa che devi sapere...-
Claudia e Davide, che come al solito era accanto a lei, rimasero un attimo stupiti e spaventati da quella frase.
- Cosa? Cos'altro è successo?- Domandò la donna.
- Nulla di grave, devi stare tranquilla, te lo dico sempre, ti agiti troppo. Ciò che devo dirti è quasi una bella notizia; dopo la prossima terapia voglio rifarti le analisi alla schiena e vedere se le cure stanno funzionando, se le masse si sono ridotte e se possiamo già operare. Certo, questo comporterebbe un nuovo lungo ricovero.-
Lei annuì. Lo sapeva, ma la sola idea di operarsi, di fare un passo avanti verso la guarigione, era bastata per far illuminare il suo sguardo.
Liberarsi delle masse alla colonna significava poter sperare di tornare a camminare, togliere il bustino, sentire meno dolore.
- Pensi sia davvero già possibile?- Chiese speranzosa.
- Non posso avere la certezza, Claudia, non voglio che tu ti faccia illusioni a riguardo, ma se sei d'accordo il tentativo lo farei, anche perché i primi controlli ormai dobbiamo farli.- Spiegò il medico. - Però adesso non ci pensare, so che è difficile ma concentrati su questi giorni a casa e sul tuo bambino, avete bisogno di stare insieme ed essere felici.-
- Sì, è vero. Non vedo l'ora di riabbracciare Guido, è dura soffrire così tanto ed è dura vedere che soffre anche lui. Ma averlo è un motivo in più per combattere, è importante.-
- È fortunato ad averti come madre, perché sei un'ottima madre, e la malattia non cambia questo. Ne uscirete insieme, e tornerete alla vita di sempre più forti.-
Le parole del medico la fecero sentire felice, tranquilla davvero.
Salvare Guido dal trauma della sua malattia era un obiettivo importante, farcela sarebbe stata una soddisfazione non da poco.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 17, 2019 ⏰

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