Capitolo XIV

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Capitolo XIV

Guido si svegliò a metà della notte piangendo e urlando dopo un brutto sogno.
Era un bambino ed era normale, a volte capitava e sua madre si alzava sempre subito per correre da lui, come se avesse un radar capace di captare ogni minimo disagio del suo bambino.
Correva da lui e lo coccolava calmandolo fino a che lui non si addormentava tra le sue braccia ma sempre nel lettino della cameretta, perché conosceva i pareri di psicologi e pedagoghi riguardo il cosa fare con i bambini durante i loro incubi e pensava che, arrivato ai cinque anni, Guido dovesse cominciare a scindere tra realtà e sogno.
Quando però il pianto di suoi figlio le pareva inconsolabile lasciava perdere ogni teoria e lo portava con sé nel lettone dove, in mezzo ai genitori, il piccolo riprendeva a dormire tranquillo.
Quella notte, quando sentì chiamare, Davide ci mise qualche minuto a capire che sarebbe dovuto andare lui dal bambino in lacrime.
Il lato del letto accanto al suo, quello in cui di solito dormiva Claudia, era perfettamente rifatto, e il cuore gli si strinse per la nostalgia.

Sua moglie non era ricoverata da neanche ventiquattr'ore e lui già sentiva un vuoto dentro prima ancora che al suo fianco.
Fu solo un attimo però, perché poi corse dal figlio, trovandolo seduto sul letto in preda a un attacco molto forte di pianto.
- Ho fatto un brutto sogno, voglio la mamma.- Singhiozzò.
Davide si sedette vicino a lui e lo abbracciò.
- La mamma non c'è, lo sai, va bene se qui ci sto io con te?- Guido annuì e tirò su con il naso mentre il padre faceva il possibile per tranquillizzarlo.
- Cos'hai sognato?-
- Non... non me lo ricordo, ma era brutto.- Farfugliò il piccolo, ma il modo in cui lo disse fece credere al magistrato che le cose stessero diversamente, come se il sogno fosse ancora vivo nella mente del figlio e lui non volesse, chissà per quale motivo, raccontarlo.
- Papà posso dormire con te? Solo stanotte, per favore.-
Davide guardò gli occhi tristi del bambino e si chiese cosa avrebbe fatto Claudia al suo posto.
Sapeva che non era la domanda giusta da farsi, perché lui era un uomo adulto capace di scegliere da solo il meglio per sé e suo figlio, ma pensare alle innate doti materne di sua moglie, in quel momento in cui lei era così lontana, sembrava aiutarlo.
- Va bene.- Sospirò alla fine. - Ma solo per oggi.- Rispose, non credendo però neanche lui per primo alle sue parole.
Nel lettone, come sempre, il bambino si addormentò in fretta, e al padre quasi dispiacque quando la mattina dopo dovette svegliarlo.
Guido si presentò in cucina per la colazione mentre Davide stava finendo di prendere il secondo caffè della mattinata.
- La mamma mi ha mandato un messaggio di buongiorno, dice che sta bene ma non poteva telefonare, però stasera ti chiama.-
Il volto del bambino si illuminò.
- Le ho detto che hai fatto un brutto sogno e mi ha risposto chiedendomi cosa avessi sognato, ma non lo so neanche io perché tu non te lo ricordi.-
Guido abbassò la testa.
- Che succede?- Gli domandò il padre.
- Non è vero che non me lo ricordo, ma se te lo dico tu non lo dici alla mamma, è vero?-
Davide incrociò gli indici davanti alle labbra baciandone prima uno e poi l'altro in segno di giuramento. - Sarà il nostro segreto.-
- Ho sognato che la mamma moriva, e avevo paura che se te lo dicevo succedeva davvero. Ma ora che so che sta bene sono tranquillo e te lo posso dire.- Spiegò Guido continuando a tenere lo sguardo basso.
Il padre gli si avvicinò e si piegò sulle gambe per riuscire a guardarlo negli occhi.
- Piccolo...- Gli accarezzò il volto.
-A me manca e ho paura, quando torna a casa?- Rispose il bambino iniziando a piangere proprio come la notte precedente.
Davide lo tranquillizzò ancora e ancora, non poteva dargli una data ma riuscì a calmarlo abbastanza da potergli fare un'altra foto sorridente da inviare alla moglie.
Anche se aveva fatto una promessa a suo figlio Davide pensava che avrebbe raccontato a Claudia dell'accaduto, soprattutto perché credeva che la donna sarebbe stata capace di consigliarlo sul da farsi col piccolo che, probabilmente, non avrebbe smesso di fare incubi semplicemente grazie alle sue rassicurazioni.
Mentre lo accompagnava all'asilo gli raccontò della credenza popolare per cui sognare la morte di qualcuno significasse allungargli la vita, e appreso quello Guido decise di ritrattare le sue posizioni su cosa la madre dovesse o non dovesse sapere del suo sogno.
Il magistrato lo lasciò andare a giocare con gli altri bambini nel salone della scuola materna dopo avergli messo il grembiulino e cambiato le scarpe, ma rimase un poco a guardarlo per capire se fosse davvero tranquillo e felice.
Mentre vegliava sul figlio, convinto che per fortuna almeno lui pareva star bene, si sentì chiamare da dietro.
- Dottor Margiotta, come sta?-
La maestra di Guido gli si mise accanto.
- Sto bene, la ringrazio. Lei?- Finse di non comprendere che la domanda fosse quasi sicuramente riferita alla moglie.
- Io bene, grazie. Ho saputo, come credo ormai tutti, di sua moglie. Lei come sta?-
Davide fece un mezzo sorriso chiedendosi se quella non sarebbe stata solo la prima di chissà quante domande sulle condizioni di Claudia che avrebbe ricevuto da lì in avanti.
- È stata ricoverata ieri e a breve comincerà le cure. Si tratta di un momento decisamente difficile per tutti noi, ma lei è forte e i medici sono ottimisti.-
- Ne sono certa. Se ha bisogno di aiuto con il bambino non si preoccupi e domandi pure. È un'età delicata e un evento del genere può essere fortemente traumatico.-
L'uomo ringraziò l'insegnante e, subito dopo, sempre cordialmente, la salutò.
- Sono di fretta, mi perdoni ma devo andare da mia moglie.-
- Si figuri, procuratore. Le porti i miei saluti, la prego.-
- Certamente, e grazie ancora.- Si voltò un attimo a cercare con lo sguardo il figlio e, vedendolo giocare spensierato come tutti gli altri bambini, lasciò l'asilo sollevato.
Il reparto di oncologia dell'ospedale in cui era ricoverata Claudia aveva da poco iniziato ad aprire alle visite dei parenti a tutte le ore del giorno, un tentativo di confortare gli ammalati e i loro cari in momenti così complicati, a patto che non vi fossero in contemporanea più di due visitatori per ogni degente.
Ipotizzando che vicino alla sua adorata vi fosse solo il suocero, Davide si era preso la mattinata libera e aveva deciso di andare a trovarla per farle una sorpresa.
Si erano accordati perché passasse in serata, ma sentiva troppo la sua mancanza per convincersi a trascorrere la giornata come se nulla fosse.
Sorprendentemente, però, non la trovò nel letto in cui sarebbe dovuta essere e si allarmò.
Cercò la prima infermiera disponibile e sperò che sapesse qualcosa.
- Scusi, sto cercando mia moglie, Claudia Petrolini. È stata ricoverata ieri ma non è nella stanca in cui mi avevano detto fosse.-
L'infermiera, una giovanissima donna di origini certamente slave, lo guardò per un attimo prima di riuscire a capire di chi si parlasse.
- Ah sì, la dottorresa.- Disse con un accento ancora forte e una grammatica decisamente debole.
- Aspeti, ora vedo.- Rispose andando a cercare qualcosa in sala infermiere.
- È via, le devono mettere il cattettere. Po' aspettare qui. L'omo che è con lei è sceso anche, ma lei ora no può.-
Davide la ringrazio e si mise ad attendere in camera, seduto sulla sedia sopra cui aveva probabilmente dormito il suocere la notte precedente.
Claudia fu riportata in camera meno di mezzora dopo.
Il piccolo intervento per inserire il Catetere Venoso Centrare, o CVC, un dispositivo che l'avrebbe aiutate nell'assunzione dei farmaci, era stato eseguito in anestesia locare, ma la donna ne era rimasta molto provata e si notava.
Riconobbe il marito e gli sorrise, voleva parlargli ma era troppo stanca.
Si addormentò pochi minuti dopo mentre il padre le teneva la mano e la accarezzava con gli occhi gonfi di lacrime e la paura che quello fosse solo l'inizio.
Dopo poco, forse per lasciare la figlia riposare in pace, il signor Oreste chiese al genere se gli andasse un caffè al bar dell'ospedale.
- È la prima volta che la lascio sola da quando ieri l'ho portata qui, tolto ovviamente quando deve stare con i medici. Non lo so, forse la vedo così bambina in quel letto... ho paura di perderla, è mia figlia e non sopravviverei se lei non ce la facesse.-
Si contenne nel lacrimare, ma sapeva che appena fosse rimasto solo, magari quando si sarebbe finalmente deciso a tornare a casa, si sarebbe sfogato.
In questo lui e Claudia si somigliavano molto, entrambi preferivano mostrarsi forti davanti agli altri per poi crollare in silenzio e solitudine.
- I medici cosa dicono?- Domandò Davide.
- Io sono arrivato mentre eravate sotto, dunque non ho avuto modo di parlarci, ma ci sono novità di qualche tipo?-
- Hai visto che le danno l'ossigeno?- Chiese il signor Oreste.
- Sì, ma pensavo fosse dovuto all'intervento per l'inserimento del catetere, lei ieri sera non mi ha detto nulla.-
- Può essere che non abbia voluto palartene al telefono per non farti preoccupare, anche se per come parla lei pare che non ci sia mai nulla di cui preoccuparsi. Comunque no, non è per quello che ha fatto stamattina ma sarà una cosa stabile almeno fino alla guarigione.. mi ha spiegato che serve per aiutarla a respirare adesso che i suoi polmoni sono compromessi dalle metastasi, o almeno questo è ciò che ho capito.-
Il magistrato annuì sospirando. In effetti poteva aspettarselo, anche se una parte dio lui continuava a sperare che la situazioni fosse meno grave di quanto apparisse.
- Mi stavi però domandando se ci fossero novità da parte dei medici e la risposta è no, nessuna novità per adesso. Oggi pomeriggio farà una visita ortopedica per via delle altre metastasi, quelle alla schiena, ma per il resto è tutto come l'hai lasciata ieri quando l'hai salutata. In questi giorni dovrebbe iniziare la chemioterapia.- Sussurrò a voce più bassa, come se ci fosse qualcosa di cui vergognarsi. - E ho tanta paura delle condizioni in cui questa la farà stare, ho sentito delle cose terribili, così brutte da farmi pensare che la perdita dei capelli sarà l'effetto collaterale meno pesante, almeno a livello fisico.-
Davide, sentendolo così provato, si obbligò a fare il possibile per rincuorare il suocero, tenendo bene a mentre la richiesta che Claudia gli aveva fatto dal momento della diagnosi in poi, quella di non demoralizzarsi e lottare con lei.
- Lo so, la chemioterapia è devastante e credo che i medici non faranno altro che ricordarcelo. Ma Claudia è forte, soprattutto di carattere.-
- Solo di carattere.- Commentò tristemente l'uomo più anziano. - Il suo corpo in questo momento è così fragile che non so se possa farle più male la cura o la malattia stessa... se solo si fosse fatta visitare prima...-
- Magari non sarebbe cambiato nulla.- Lo interruppe il genero. - Purtroppo al massimo si sarebbero evitate le metastasi e una stadiazione così elevata del tumore, ma per il resto sempre questo è il suo male, e anche lo avessimo scoperto subito, appena comparsi i primi sintomi, i metodi di cura non sarebbero stati molto diversi. Ho scoperto facendo una ricerca che questa forma di cancro, ahimé, non ha possibilità di essere benigna e l'unica diagnosi differenziale è la leucemia, che forse è anche peggio. È inutile riempirsi di sensi di colpa, lo sai.-
Davide aveva sempre dato del tu al padre di Claudia, e lo stesso faceva la moglie di Gianluca.
Era sempre stato un desiderio dell'uomo sentir usare quella forma amichevole da parte dei compagni di vita dei figli, in fondo per lui erano una parte della famiglia.
- Non avrò mai il coraggio di dirglielo, ma spero che questa esperienza le insegni qualcosa.- Disse in fine il signor Oreste. - Spero capisca che per quanto ami il suo lavoro ci sono molte come che vengono prima; la famiglia, la salute...-
Il marito dell'ammalata non disse nulla, ma pagò per entrambi e, sempre in silenzio, si avviò assieme al suocero verso la stanza di degenza della donna. Claudia era sveglia e vigile nel letto, più in forma, per quanto possibile, di come l'avevano lasciata circa un'ora prima.
- E tu? Non dovevi passare questa sera?- Riuscì finalmente a fargli la domanda che si teneva dentro da quando lo aveva visto per la prima volta quella mattina.
- Mattinata libera, non avevo impegni di lavoro e anche se li avessi avuti avrei fatto in modo di sposarli, non riesco a stare così tanto tempo lontano da te.- Si avvicinò e fece per baciarla, ma si fermò a pochi centimetri dalle sue labbra.
- Posso?- Le chiese timidamente, sapendo che nelle sue condizioni anche quello poteva essere pericoloso.
- Ancora sì. Quando inizierò la chemio temo che dovrò utilizzare una mascherina, visto che non avrò più alcun tipo di difese immunitarie, ma per adesso va tutto bene.- Gli spiegò.
Poi si sforzò tirandosi su con le braccia e baciò dolcemente il marito.
Il padre, ancora appoggiato allo stipite della porta, li guardava sorridendo.
- Come ti senti?- Le domandò Davide sedendosi sul letto accanto a lei.
- Sono molto stanca, e anche riposare continuamente non mi aiuta molto.-
- La notte com'è andata? Sei riuscita dormire?-
- Benissimo. I letti di ospedale non saranno comodissimi, ma se uno è stanco come mi sento io ultimamente si addormenterebbe anche sula pietra.- Rise Claudia.
- Questa notte ha sudato come se fosse nel deserto.- Raccontò il signor Oreste. - Inoltre spesso tossisce, e quando si è svegliata in quel bagno di sudore mi sono preoccupato molto per paura che avesse la febbre.-
Il magistrato rimase in silenzio, ma la sua espressione, molto eloquente, trasmetteva ansia e preoccupazione.
- Papà è sempre troppo esagerato; il sudore e la tosse sono sempre i soliti, ed ero calda per via dell'essere stata a lungo sotto le coperte nel letto.- Spiegò Claudia. Poi tossì di nuovo un paio di volte, e il padre la guardò con l'ormai solito terrore negli occhi.
Ma lei non ci diede troppo peso, e anzi sorrise ancora nella speranza che vederla tranquilla lo aiutasse a stare calmo.
- E la notte a casa come è andata?- Chiese al marito.
- Non benissimo ma ce la caviamo. Guido ha urlato, questa notte, e alla fine l'ho fatto dormire con me.
- Ah, sì, l'incubo di cui mi hai scritto stamane.- Ricordò la donna.
- Già, e fino all'ora di colazione ha detto di non ricordarselo, non me lo voleva raccontare, ma poi ha ceduto.-
- E si può sapere cos'abbia sognato? In fondo sono sempre sua madre.- Commentò lei.
L'uomo ripensò a quello che era successo tra la notte e la mattina e, alla fine, decise di raccontarle tutto.

Ricordati di guardare il tramontoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora