Uno stupido numero

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Lorenzo è rimasto indietro, fermo. Ha la testa bassa e guarda l'asfalto. Se non fossi troppo lontana per accertarlo, giurerei di vederlo piangere. Il suo petto è in preda a delle convulsioni, si alza e si abbassa velocemente e ritmicamente. Porta le mani al volto per soffocare le urla: è disperato, quasi distrutto. Non posso fare a meno di scrutarlo dalla fermata fredda poco distante. Dovrei tornare indietro, ma l'orgoglio me lo impedisce. Sono una persona orribile, almeno così sembra a me. Chissà se lo pensa anche lui? Se si sente il mio sguardo addosso? Se percepisce anche le mie di lacrime? No! Non posso e non devo crucciarmi per uno come lui: in grado di tradirmi e poi chiedermi un'altra possibilità. Così, come se nulla fosse successo...è scandaloso! Allora perché mi sento tremendamente in colpa?
Salgo sull'autobus.

Dopo una ventina di minuti sono davanti al mio "bellissimo" Liceo artistico Beato Angelico, scelto per due motivazioni: la storia dell'arte è l'amore della mia vita ed è l'istituto più vicino a casa, cosa che mi concede di poter perdere l'autobus, in caso mi svegliassi tardi. L'aspetto esteriore non è dei migliori, si presenta come un lungo perimetro in cemento armato, trapezoidale e grigio. A primo impatto incute inquietudine, ma se lo si riesce a conoscere dona momenti felici.
Vedo Cristina sventolarmi la mano in lontananza: è seduta sulle scalette di una delle arcate d'ingresso. Ha gli auricolari (sicuramente con la musica ad alto volume) ed è indaffarata a leggere qualcosa sul cellulare. Vorrei che non mi vedesse in questo stato: ho gli occhi gonfi e rossi, spezzati dal lacrime versate sull'autobus. So perfettamente che ogni tentativo di camuffamento sarebbe inutile con lei, ha come un sesto senso per queste cose, ma ci provo lo stesso. Prima di raggiungerla mi stropiccio il viso e soffio il naso. Magari è la volta buona che non se ne accorge.
"Salve signora Morgan!" Esclamo sorridente.
"Che hai?" Risponde senza salutare e continuando a guardare il telefono fra le mani.
"Oh, ma dai! Si può sapere come fai?" Chiedo scocciata, mettendomi sullo scalino dietro la suo. 
"Ti ho vista prima. Allora, si può sapere che hai? Perché hai pianto?" Mi guarda. Non so cosa dirle.
"Quindi?" Detesto sentirla insistere. A volte vorrei che si accorgesse quando non ho voglia di raccontarle qualcosa.
"Niente. Nulla che ti riguardi, tranquilla." Dico fredda, distogliendo lo sguardo da Cristina.
"Come vuoi." Aggiunge facendo spallucce. Restiamo entrambe a contemplare il vuoto: davanti ci passano almeno una cinquantina di persone, ma nessuna delle due sembra vederle. Forse dovrei confidarle di Lorenzo? No, mi risponderebbe con la solita frase: lo sai che dovresti lasciarlo perdere, vero? Facile parlare quando non si sente il fuoco che brucia dentro.
"Ciao bimbe, come state?" La voce di Caterina ci risveglia dal trans.
"Eh, che vuoi?" Strano per l'oca chiedere come stiamo, siamo troppo in basso nella scala sociale per una come lei.
"Ehi calma bella!" Fulmina Cristina con lo sguardo, per poi tornare ad osservare me.
"Beatrice, ho sentito che il cast di Criminal Minds sarà a breve in Italia, giusto?" Annuisco perplessa: cosa ha in mente?
"Ho scommesso, con un paio di ragazzi, di riuscire a portarmi a letto il più giovane e...ops! Non è il tuo bel Matthew? Mi dispiace tanto tesoro, ma se vuoi posso farti avere un autografo." Scatto in piedi. Ribollo di rabbia.
"Se solo ti azzardi a toccarlo, giuro che..." Digrigno a denti stretti. Cristina, nel mentre, mi tira per braccio, vorrebbe potarmi lontana da Caterina, ma io sono intenzionata ad andare fino in fondo.
"Tu cosa?" Ride beffarda, accompagnata in coro dalla due befane dietro, rimaste zitti fino ad ora. Io serro i pugni, la tentazione di picchiarla è tanta.
"Stagli lontana!" Sono le ultime parole che riesco ad urlarle addosso, prima di essere strattonata con forza dalla mia migliore amica, la quale mi costringe ad allontanarmi.
"Si può sapere perché lo hai fatto?! Se prova anche solo ad avvicinarsi a lui, io..." Non doveva portarmi via. Non doveva, non doveva, non doveva.
"Non lo farà, stai tranquilla. Ma non lo capisci che comportandoti così stai al suo gioco? Non puoi permetterti un'altra sospensione a causa sua, lo capisci o no?!" Grida scrollandomi per le spalle.
"Caterina vuole che tu perda la pazienza! Vuole che arriviate alle mani ancora una volta, hai già dimenticato? Eh, Beatrice?!" Sono sull'orlo di una crisi di nervi, ho il respiro pesante ed affannato. Guardo Cristina: so che è preoccupata e so che ha ragione, su tutto.
"Bea, siamo a pochi mesi dalla maturità e dovremmo far in modo che siano i migliori dell'anno. Non darla vinta alle persone che non lo meritano." Annuisco debolmente. Lei non aggiunge nulla, mi prende per mano e mi conduce in classe al suono fastidioso della campanella.

Il tempo scorre velocemente con la testa fra le nuvole. Non riesco a concentrarmi come vorrei. Ho la mente intasata di domande, a cui vorrei tanto trovare una risposta: perché arrabbiarsi così tanto? In più, per una sciocchezza simile. Che diavolo voglio dimostrare difendendo una persona che, realmente, neanche conosco? Eppure...solo al pensiero che Caterina lo possa toccare, scatta in me qualcosa che non riesco a decifrare come vorrei. Invidia? Odio? Gelosia? Beh, potrei davvero essere gelosa di...ma no, via! Che vado a pensare: io gelosa di Matthew che mai neanche mi guarderebbe. E con cui avere una storia sarebbe l'apoteosi dell'inverosimile: io, una ragazzina cresciuta troppo in fretta, che ancora spera nel principe azzurro; lui, un uomo maturo, famoso ed in grado di capire cosa significhino diciassette anni di differenza. Invece per me sono solo un numero, uno stupido numero, troppo alto magari. Sto farneticando. Non mi riconosco più. In questo momento dovrei pensare all'esame ed a godermi le ultime settimane della mia adolescenza. Fare la maturità significa, un po', crescere. Responsabilizzarsi ed essere in grado di scegliere la strada che si vuole percorrere per il resto della vita. Devo essere pronta a questo.

Suonata l'ultima campanella, saluto amaramente la miaamica e mi incammino frettolosamente verso casa. Non ho intenzione di saliresull'autobus per rischiare di incontrare nuovamente Lorenzo. Non sono in gradodi affrontarlo, non ancora: intendo, prima di tutto, mettere ordine in testa,cosa di certo non facile. Dovrò dargli una risposta prima o poi, nonostantetutto il male che mi ha fatto, non sono così perfida da lasciargli rincorrereuna donna che non lo ama più. Merita anche lui l'amore vero alla fine: nellavita si può inciampare, si commettono errori di ogni genere. Forse anchepeggiori di una limonata con una del terzo anno.

36 anni... Bel casino! (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora