Capitolo 17

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Ci credete se vi dico che ballare con lui era la cosa più bella del mondo?
Le note di quella canzone si intonavano perfettamente a noi, sembrava che fosse stata scritta per i nostri movimenti.
Era la sensazione che avrei voluto provare in eterno. Mi sentivo così leggera, come se sotto di me non avessi un pavimento freddo e smorto, ma una nuvola soffice e pura.
"Starei così tutto il giorno...ma io ho fame." Disse, arrossii. Sulle mie labbra si formò un sorriso.
Lo guardai negli occhi, essi avevano una strana luce dentro, felicità...credo.
"Anche io." Gli lasciai un leggero bacio al lato della bocca, percepì la sua risatina sulla mia pelle.
Apparecchiai anche per lui.
"Grazie." Dissi.
"Di cosa?" Mi guardò con fare interrogativo, stava aprendo la busta. Il sushi era sempre stato il mio cibo preferito, dopo la pizza e il gelato...ovviamente.
"Di aver realizzato il mio sogno." Ero rossa in viso, sapevo che era stato solo un ballo sulle note di una canzone d'amore, a mio parere la più bella del mondo, ma per me era molto di più.
Era un sogno poter ballare con lui, poter provare quella sensazione.
"Posso farti una domanda?" Chiese, mentre mi porgeva una porzione abbondante di riso e salmone.
"Certo!" Risposi entusiasta. Cavolo se era buono quel riso.
"Perché ti piace Spencer? Insomma non è il personaggio più bello e neanche il più simpatico e interessante." La sua voce si teneva su un tono di volume molto basso, come se a parlare fosse veramente quel personaggio fantastico con capelli e occhi color perfetto, di cui molti anni prima mi ero infatuata.
"Spencer è Spencer, lui è...bello, intelligente, impacciato, timido e tenero, non è vero che non è interessante, anzi è un mondo tutto da scoprire, come un pianeta ancora inesplorato...sento che se fosse reale mi capirebbe e potrei affidargli la mia stessa vita. Spencer mi ha salvata da un oblio che credevo infinito, tu mi hai salvata con i tuoi sorrisi nelle interviste." Mi portai una mano alla bocca, l'ultima frase, era un pensiero che tenevo dentro da tantissimo tempo, avevo sofferto di bullismo all'età di dodici anni e Spencer, Matthew mi aveva salvata dal finire per...per...uccidermi. Con i suoi occhi perfetti e il suo sorriso, mi rassicurava che le cose sarebbero andate per il verso giusto e che non dovevi arrendermi così facilmente.
Lui mi guardò.
"Io?" Si indicò con il dito.
"Si tu, Gube tu sei sempre stato parte della mia vita e averti davanti hai miei occhi in questo momento poterti parlare, dire ciò che mi porto dentro da ormai dieci anni, mi sembra solo un sogno e se così fosse io non mi voglio svegliare." I suoi occhi erano fissi sulla mia figura, accennò un sorriso, che io fui felice di ricambiare, prima che il mio cervello potesse connettere quei pochi neuroni sani, le sue labbra erano sulle mie. Ero seduta sulla sedia di legno bianca, mi alzai anche io, le nostre labbra erano sempre attaccate, non si azzardavano nemmeno a scollarsi.
Intorno a me non avevo niente, solo lui davanti, la cucina dove eravamo stava pian piano scomparendo.
Ero dentro il mio piccolo mondo, ma non era da sola per la prima volta.

Lui si staccò leggermente dal mio viso, i suoi occhi color nocciola erano fissi su i miei color smeraldo. Il suo pollice faceva avanti indietro sul mio zigomo, e con l'altra mano mi accarezzava i capelli castani mossi. Sorrisi.
"Sei la ragazza più bella che io abbia mai conosciuto." Disse, mi morsi il labbro, le mie guance tornarono del solito colore rosso che ormai mi accompagnava dappertutto.
Era strano, tutti mi facevano complimenti, ma non arrossivo mai, mi faceva piacere è vero, però solo con lui continuavo ad arrossire. Solo con lui mi sentivo su un'altro pianeta.
"Sa signor Gubler, lei mi fa uno strano effetto...non sarà mica un alieno." Lui rise, alzò lo sguardo verso una fonte incerta e poi torno al mio, che non mollava la sua figura neanche un secondo.
"Potrei dirvi la stessa cosa Miss Rossi." Risi...era così dolce.
"Allora siamo tutte e due alieni." Mi avvicinai alle sue labbra e le sfiorai, lui approfondi il bacio. Mi sentivo bene, veramente bene.

...

Le tre arrivarono presto, mi aveva detto per messaggio che mi avrebbe fatto una sorpresa.
"Prendiamo la moto facc..." Non feci in tempo a finire che lui si voltò verso di me.
"No questa volta andiamo con la macchina." Risi al ricordo delle sue braccia intorno alla mia vita e alla sua testa soffocata nella mia schiena.
"Sissignore." Mi portai la mano alla fronte facendo un semplice saluto militare, mio padre lo faceva spesso, era stato miliare da giovane. Mia madre mi raccontava a volte che quando lui partiva, lei stava in pensiero, anche se magari andava a fare una esercitazione.
"Molto divertente." Risi più forte di quanto già non lo stessi facendo, arrivai davanti alla portiera della macchina e con fare da gentil uomo mi aprì la portiera. Sali facendo un piccolo inchino. Lui rise e alzò gli occhi al cielo.

...

"Bea...Bea...Beatrice siamo arrivati!" Aprii gli occhi, all'inizio le figure davanti a me erano sfocate poi si fecero sempre più evidenti. Mi ero addormenta in macchina, che figura.
"Dove siamo?" Chiesi incuriosita, scesi dalla macchina bianca. Il paesaggio intorno a noi era composto di case e come sfondo c'erano delle colline spezzettate da miliardi di colori. Questo era il bello della primavera, i campi pieni di fiori si facevano colorati.
"Si chiama Casanata, ci siamo venuti a fare le riprese per la serie un paio di volte...è un paesino molto carino, mi piacerebbe mostrartelo." Mi porse la mano e senza pensarci due volete gliela afferrai, Casanata era un paesino sperduto nel bel mezzo della Toscana, non c'ero mai stata. Ne avevo sentito parlare a scuola da Caterina, diceva di avere dei parenti da queste parti e anche nei giornali se ne parlava molto molti attori avevano la casa qui, era un posto tranquillo e sperduto, nessun giornalista verrebbe quassù a cercarli.
"Non ci sono mai stata." Iniziammo a camminare mano nella mano, era un paesino molto rinascimentale come struttura era composto da molte viuzze che si estendevano lungo tutta la pianta della città.

...

"È carinissimo." Avevamo percorso una lunga strada ed eravamo arrivati in quello che potavamo definire un piccolo centro.
"Vero? È uno tra i miei luoghi preferiti, insomma tra quelli in cui sono stato si intende." Rise e io lo guardai accennai un sorriso, purtroppo i bei momenti devono avere una fine, il telefono nella mia tasca destra dei pantaloni squillò, lo tirai fuori e guardai lo schermo. Il nome 'Mamma❤️😡' apparse in bella vista su di esso.
"Scusa un attimo." Sbuffai allontanandomi, non volevo che sentisse la mia scenata isterica che probabilmente avrei fatto.

"Pronto." Risposi con la convinzione che dovevo restare calma.
"Tesoro dove sei?"
"A casa di Cristina perché?" La prima scusa plausibile che mi passava per la testa gliela dissi.
"Okay, senti tesoro...mica ti dispiacerebbe restare sola ancora per una settimana, lo so che questo lavoro non è il migliore per poter passare del tempo da sola con te. Ma ultimamente..." Non la feci finire, i miei occhi si riempirono di lacrime, le trattenni a pelo.
"Le persone viaggiano di più, si lo so. Non è un problema c'è altro?" Voltai lo sguardo verso il ragazzo che si stava dondolando sui talloni, quando vidi una strana sagoma dai capelli color oro corrergli incontro...Caterina. Gli saltò praticamente al collo, e iniziò a baciarlo. Mi nascosi dietro una colonna che sembrava fosse stata costruita apposta per me. Avevo il telefono ancora all'orecchio, non ascoltavo più mia madre mi limitavo a rispondergli con dei 'sì'. Non ero concentrata più sulla conversazione, ma su quello che i miei occhi stavamo vedendo...quelle lacrime che poco prima avevo represso tornarono fuori, le trattenni con tutta la mia forza di volontà, ma una mi sfuggì.
"Scusa mamma ti richiamo dopo." La interruppi nel bel mezzo di un discorso che non avevo capito.
"C'è qualche problema...sembri triste."  La stronzetta bionda continuava a strusciarsi addosso a lui, ma ora dovevo concentrarmi un attimo su quella povera donna dall'altra parte della linea telefonica.
"Cristina è caduta, devo dargli una mano scusa ci sentiamo." Finsi una piccola risatina e, senza darle il tempo di rispondere, le riattaccai.

Misi il telefono in tasca e mi spostai meglio dietro la colonna, non sapevo cosa si stessero dicendo ma a quanto pare era un argomento abbastanza interessante, ridevano di gusto.

Gelosa!

Ma che ti ci metti anche tu ora...e poi questa non è gelosia è disgusto, c'è una bella differenza.

Sì certo, se questa non è gelosia, io sono la regina d'Inghilterra.

Mi prendi anche per il culo ora.

Calmati dai.

Come posso calmarmi, la ragazza che più odio si sta strisciando addosso al ragazzi che mi piace ti sembra normale.

Aspetta un minuto 'che ti piace'. Alla fine l'hai ammesso.

Non mi sembra il caso di affrontare ora il discorso. Secondo te cosa si stanno dicendo?

Non lo so, ma di sicuro fa ridere...guarda la.

Lo so cogliona, puoi stare zitta mi stai facendo innervosire ancora di più.

Agli ordini.

Finalmente stava zitta, iniziai a mordermi il labbro talmente forte da farmi uscire quasi il sangue.
Caterina aveva il gomito sulla sua spalla, e si faceva dei mini riccioli con il dito tra di capelli.
Lui invece non ne parliamo, rideva di gusto e sembrava si stesse avvicinando a lei. Questa fase durò qualche altro minuto poi lei se ne andò gli lascio un bacio molto vicino alla bocca e con la mano lo salutò, manco fosse una celebrità.
Uscì dal mio nascondiglio e gli andai incontro, ora sì che ero ingelosita.

36 anni... Bel casino! (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora