Capitolo 23

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Una settimana senza vederlo, una settimana senza sentirlo, una settimana senza il suo sorriso, una settimana senza di lui.
Senza i suoi occhi profondi, senza le sue mani che mi accarezzano, senza i suoi baci.
Le parole che ci siamo detti sono stampate nella mia testa. Non penso che se ne andranno mai.

"Sai che ti dico...me ne vado." Gridai, ero furibonda.
"Bene...sono contento...era ora almeno riesco a prendere per una volta una boccata di aria fresca...ah! Bea perché tu lo sappia non ti ho mai amato." A quelle parole mi sentii morire dentro, ma dovevo resistere, non dovevo mostrarmi debole.
"Neanche io...ti odio."

Ti odio, due semplici parole, ma difficili da dire alla persona che ami.
Ancora mi chiedo con quale coraggio le abbia pronunciate.
"Bea devi essere forte." La mia migliore amica continuava a ripetermelo, DEVI ESSERE FORTE, lui mi rendeva forte, lui era la mia forza, la mia forza di andare avanti. Era ora è sparito, è bastato così poco per farlo dissolvere come il fumo nell'aria.
"Forte...non ci riesco." Le mie guance erano rigate dalle lacrime, quel poco mascara che avevo messo sulle ciglia era mischiato alle mie gocce di acqua salata.
"Devi fargli vedere che stai benissimo senza di lui." Cristiana parlava, ma come faccio a fargli vedere che sto bene se mi sento uno schifo.
"Cry...mi sento una schifo, mi sento distrutta, il mio cuore è rotto in mille pezzi." Mi portai una mano al petto, esso era vuoto, dentro c'erano rimaste soltanto le scaglie del mio cuore ormai distrutto.
"Bea...non ti posso più vedere in questo stato." Mi abbracciò, scoppiai, di nuovo, a piangere sulla sua spalla.
"Cry...mi manca."

Cavolo se mi mancava.
Mi mancavano i suoi abbracci, mi mancava il suo respiro sul mio collo, mi mancavano le nostre mani intrecciate.
"Lo so...ma io sono sicura che tu riuscirai ad andare avanti." Perché ogni minima parola che lei pronunciava mi ricordava lui. Lui era il mio andare avanti.
"Ci proverò." Ma non ci riuscirò, o almeno non subito.
"Bea lui è stato un cretino, non sa cosa si è perso." Sulle mie labbra si formò un sorriso, molto lieve.
"Grazie...Cry ti voglio bene." Lei mi guardò, era la mia migliore amica e senza di lei ora sarei persa.
"Anche io Bea." Mi strinse la mano nella sua, mi diede una sicurezza che nessuno potrà mai capire.
"È meglio se vado, mia madre tornerà tra poco...Bea mi raccomando, non fare cazzate." Disse con ironia, non sono mai stata una ragazza "autolesionista", anche se da piccola ho pensato molto spesso che la morte fosse un rimedio alla mia sofferenza, ma non questo non vuol dire che io ci abbia mai provato.
"Okay..." Sul mio volto ricomparve quel lieve sorriso.
"Ciao Bea, ti voglio un casino di bene."
"Anche io Cry, ci vediamo domani." Mi salutò di nuovo con la mano e mi lasciò anche un leggero bacio sulla guancia, poi sparì dalla mia stanza.

In casa ero sola, ora più che mai.
Mia madre tornava tra tre giorni e mio fratello tra due.
Il mio terrore ora era come riuscire a nascondere a loro il mio dolore, mio fratello fottesega, a lui non è mai importato niente del mio stato d'animo fin da quando sono nata.
Ma mia madre, mi conosceva come il palmo della sua mano, sarà impossibile nasconderle la mia tristezza.
Cercai di non pensarci, presi il telefono.
Sullo sfondo avevo ancora la nostra foto, l'avevano fatta il giorno in cui avevo detto tutto alla mia migliore amica. Mi sentivo così libera.
Decisi di cambiarla, anche se non avrei voluto, ma vederla tutti i giorni sarebbe stato come prendersi una coltellata nello stomaco.
"Sai che ti dico Matthew dei miei stivali...vai a farti fottere." Mi alzai finalmente dal letto che per la settimana era stato la mia tana.
Apri l'armadio e staccai il suo poster, lo feci in mille pezzi e lo buttai nel cestino.
Tolsi anche tutti i disegni che avevo fatto quando ero piccola, li accartocciai e anche quelli via, nel cestino.
Non volevo più avere intorno cose che mi ricordassero Gube...l'unica cosa che non riuscì a buttare, furono i miei amati DVD, ci ero troppo affezionata ci avevo messo dieci anni ad avere tutte le stagioni.

...

La sveglia con la sua stupida melodia echeggiò nella mia stanza.
Mi alzai dal letto con poca voglia di vivere, andai verso il bagno.
Guardai il mio riflesso nello specchio, i capelli scompigliati, gli occhi spenti e le occhiaie come solchi. Era tornata la Beatrice di tutti i giorni.
Sbuffai, mi lavai i denti e poi mi vestii.

...

"Buongiorno principessa." Ci mancava solo il rompi coglioni di turno.
"Che vuoi Lorenzo non è giornata." Risposi acida.
"Cercavo solo di farti sorridere...come stai?" Fermi tutti, da quando gli interessa come sto. Okay questa è strana.
"Da quando ti interessa?" Domandai con tono secco e continuando ad aumentare il passo.
"Da quando ho fatto la cazzata di tradirti." Mi bloccai, in mezzo alla strada, le macchine passavano e io rimanevo li ferma.
"C-cosa hai detto?" Balbettai girandomi verso di lui, cavolo non me lo ricordavo così alto, ora che ci penso sarà alto quanto...no no Bea non dire il suo nome.
"Hai capito benissimo." Si avvicinò di più a me tanto che i nostri corpi quasi si toccavano.
"I-io..." Non riuscivo a parlare, lui era troppo vicino, tanto vicino che sentivo il suo fiato sulla pelle.
"Non parlare." Aveva la voce così roca, cavolo era dannatamente sexy, i centimetri da noi diminuivano rapidamente, le nostre labbra si stavano per toccare, quando nella mia mente apparve il volto di Gube...mi fece tornare alla realtà, ma che stavo facendo.
Mi allontanai da Lorenzo, lui non capì, mi guardava confuso.

"M-mi dispiace ma non posso..." Le lacrime stavano per uscire, ma non potevo mostrarmi debole.
Mormorai uno scusa e iniziai a correre verso una meta che neanche conoscevo, correvo, correvo. Le lacrime tornarono a bagnarmi il viso.
Dovevo scappare andare in un'altro posto, dovevo sparire per un giorno, dovevo andarmene da quel paese, solo per quella giornata.
Arrivai alla prima fermata del bus che trovai e montai sul primo pullman che arrivò, avendo l'abbonamento non dovetti pagare il biglietto.

"Scusi dove è diretto?" Domandai al conducente.
"Firenze...signorina si sente bene?" Non dovevo avere un aspetto bellissimo , il mascara di nuovo colato, gli occhi rossi e le labbra gonfie da quante volte le mordevo.
"Si..." Gli feci vedere l'abbonamento e mi sedetti nei posti infondo, presi le miei cuffiette e iniziai ad ascoltare musica random, ma triste per lo più.
È proprio vero c'è quando sei triste capisci i testi delle canzoni.

...

Il paesaggio cambiava, la musica rimbombava nella mia testa, la mia mente stava volando tra le nuvole, ma bastò un leggero tocco sulla mia spalla sinistra per farmi tornare ala realtà.
Mi tolsi una cuffia e mi voltai.
"Scusi bella ragazza questo posto è libero?" Luca, ma come...lasciamo perdere. Lo guardai e istintivamente un vero e proprio sorriso si formò sulle mie labbra.
"Luca ma che ci fai qui?" Chiesi.
"Potrei farti la stessa domanda." Rispose ridendo, cavolo la sua risata era contagiosa, non riuscì a trattare la mia.
"Eddai che ci fai qui?"
"Ho saltato la scuola, perché non si può?!"
"Da te non me lo sarei mai aspettato." Risi, Luca si era trasferito qui da quasi un mese e ancora non avevo mai passato del tempo con lui.
"Ora tocca a te...che ci fai qui?" Domandò di nuovo.
"Scappo...almeno per un giorno voglio che Beatrice Rossi sparisca da questo piccolo paese." Mi guardò con fare interrogativo, poi accennò un sorriso e io fui ben contenta di ricambiare.
"È un problema se la persona qui presente sparisse con lei?"
"No nessun problema." Lo abbraccia era da tanto che non gli saltavo letteralmente al collo, era il mio migliore amico gli volevo un mondo di bene. I suoi abbracci erano tra i più confrontati al mondo.
Tra le sue braccia per un attimo mi scordai di Matthew.

36 anni... Bel casino! (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora