Capitolo 19

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La domenica arrivò presto.
Ero seduta sul divano di casa mia, in mano avevo un libro, la mia borsa era esposta sulla poltrona alla mia destra.
Guardavo e riguardavo le pagine piene di scritte, ma non leggevo neanche una frase, ero troppo agitata per farlo.
Il mio cuore batteva all'impazzata e le mie mani tremavano, nonostante fossi ferma distesa su un comodo divano, il mio corpo vibrava e si muoveva.
Il mio stomaco si stava tramutando in una palla di cannone.

Ehi ti calmi  per favore...e ricordiamoci che devi andare da lui solo una settimana...se un giorno ti chiedesse di andare a vivere con lui che fai, muori prima.

Uffa! Ma che ti frega, e poi si sono ansiosa...che problemi ci sono, e per la cronaca io e lui non andremo mai a vivere insieme.

Sei sicura, magari vi sposerete e avrete dei figli.

Tu contaci.

Madonna certo che tu sognare mai eh?!

Veramente sono una tra le poche che ancora sogna...cerco solo di non illudermi troppo.

Come vuoi...io comunque penso che dovresti sperare in meglio non in peggio, poi fai te.

Okay seguirò il consiglio ora te ne vai...o almeno stai zitta.

Come volete vostra maestà!

DIN DON

Il campanello suonò, il mio cuore che nel frangente della litigata si era placato riprese il suo battito, solo che lo triplicò.
Mi alzai dal divano, presi la borsa e aprii la porta di casa.
Le mie gambe erano pensati e tremavano ad ogni passo che facevo, però riuscii a percorrere il vialetto in meno di un minuto.
Davanti al cancello vedevo Gube, portava con furore un enorme sorriso, era uno tra i più belli che gli avessi visto sfoggiare.
"Ciao." Mi salutò allegro, i suoi occhi si illuminarono alla vista della mia grande borsa nera e rossa che portavo in spalla. Forse non credeva ancora che io andassi da lui una settimana.
"Ciao." Ricambiai, buttai un'occhiata nei sedili posteriori e notai un borsone nero con la città Criminal Minds sopra, era bellissima...
"Figa la borsa." Ero già montata in macchina, avevo il mio borsone sopra le gambe e mi stupii del fatto che alla fine non pensasse molto, anche se dentro avevo messo mille vestiti e oggettistica varia.
"È la una tra le mie preferite...allora pronta per una settimana da urlo!" Disse accendendo la macchina e partendo verso questa fatidica casa di cui ne io ne Cristina sospettavamo l'esistenza.
"È me lo chiedi pure certo...ma una domanda, tu non hai le riprese in questa settimana?" Domandai, era strano di solito aveva le registrazioni tutti i giorni, o quasi.
"No ci siamo presi un periodo di vacanza e poi alcuni di noi volevano tornare in America a festeggiare la Pasqua con la famiglia quindi." Rispose, la mia mente fu offuscata da un pensiero che era arrivato come la nebbia la mattina presto, avrei avuto Gube tutto per me, solo per me.
Nessuno ci avrebbe interrotto, mi sarei svegliata la mattina con il suo fiato sul collo e il suo braccio intorno alla vita...cavolo sembrava un sogno.

"Bea...Bea mi ascolti?" La voce rimbombate del ragazzo scapigliato affianco a me, mi fece tornare con i piedi per terra.
"Emm...no scusa che hai detto?" Scrollai il capo, non avevo capito niente di tutto il discorso che aveva fatto.
"Ti ho chiesto se non è un problema se dormiamo insieme...sai non voglio fare lo sbruf...." Non lo feci finire, era così tenero quando era imbarazzato.
"Tranquillo nessun problema." Decisi di sfoggiargli un sorriso che lui fu ben felice di ricambiare.

...

"Siamo arrivati questa è casa di mia sorella." Scesi dalla macchina e la mia bocca si spalancò, davanti a me avevo un villone fatto di mattoni rossi e pietre di ogni colore e sfumatura.
"Alla faccia della casa...ma aspetta un attimo io qui ci sono già stata..." Dissi, mi guardai intorno, io quel luogo l'avevo già visto, quel giardino...
"Ma certo la villa Rosa!" La mia voce si prestò di un tono più alto rispetto a quello che avevo pensato. Doveva rimare solo un pensiero e invece era diventato una vera e propria frase.
"Come fai a sapere il nome della villa, nessuno lo sa." Gube mi guardò sbalordito, in effetti la villa era alquanto poco esposta al piccolo paese dove ci trovavamo.
"Ci vengo e ci venivo spesso in questo luogo, non proprio davanti a questa casa, vado più verso il bosco...con Cristina abbiamo scoperto questa casa...e quindi quella donna era...tua sorella." Avevo visto sua sorella e neanche lo sapevo.
"Come mia sorella?" Mi guardò in un modo strano.
"Sì una volta quando avevo dieci anni venni su con mio padre che era tornato in città, e alla villa vidi una donna aveva i capelli rossi, ma a quell'eta non sapevo che tu avessi una sorella...e neanche una casa in Toscana vicino a casa mia per di più." Continuava a guardarmi sorrideva, e io ricambiavo.

"Che c'è?" Chiesi alla fine, la curiosità mi stava lanciando.
"Sei...sei diversa, mi piace ascoltarti mentre parli della tua vita." Rispose, era così tenero come un dolce appena sfornato. Sorrisi e lui si unì a me, era così dolce. Avrei voluto passare la vita con lui, tutta la mia vita con lui.
"Entriamo?" Mi allungò la mano, la afferrai e in meno di due secondi avevo le braccia in torno al suo collo e le mie gambe tra le sue braccia.
"Dai Gube mettimi giù per favore." Gridavo e cercavo di tornare con i piedi al mio amato terreno, ma avevo anche paura di finire con il culo spiaccicato nel cemento.
"No mi piace prenderti in collo...sembrano marito e moglie." Disse, il mio cuore manco un battito, poi due, poi tre...il mio sangue si gelò, le mie,gambe si fermarono dal muoversi incessantemente. Lo guardai e lui guardò me. Mi baciò, era tutta la mattina che non mi dava un bacio e sinceramente ero troppo timida per farlo io.

"Gube...io ti amo." Quelle parole che mai e poi mai avrei pensato di dire mi uscirono dalla bocca come un fiore sboccia.
La mia fronte batteva sulla sua e il suo fiato rimbalzava sul mio viso.
"Anche io ti amo." Il mio cuore tornò a battere forte e anche il solito rossore che ormai era diventato il mio migliore amico. Sul mio viso si formò un sorriso e anche sul suo.
Tornammo a baciarci, con più passione di prima.
Entrammo in casa e ancora le nostre labbra erano unite, non si scollavano neanche un secondo.
"Sia puoi mettermi giù ora." Dissi ridendo, la sue mani mi tenevano unita con il suo corpo.
"Non voglio metterti giù...voglio far finta che tu sia mia moglie ancora un po'." Perché mi faceva sempre sorridere, le labbra mi facevano male da quanto sorridevo.
"Allora marito mio mi puoi mettere giù grazie." Gli lasciai un bacio a stampo.
"Se me lo chiedi così allora." Finalmente i miei piedi toccarono il pavimento, da quanto mi aveva tenuta in collo pensavo di non saper più camminare.
"Bella casa in ogni caso." Dentro era ancora più bella di quanto pensassi, il salotto era tutto bianco e nero, con qualche puntina di rosso.
"Ti piace allora se un giorno andassimo a vivere insieme arredo io casa nostra." Disse, alla fine da quante volte mi fa mancare un battito mi prenderà un infarto, era peggio di una bambina sognatrice.
"L'hai arredata tu?" Cercavo di scansare il discorso 'andremo a vivere insieme'.
"Si...ma a te andrebbe bene che arredassi io." Si avvicinò a me e mi afferrò per i fianchi ogni volta che lo faceva mi scorreva un brivido lungo la schiena.
"Si...certo." Il mio viso si stava accaldando, di nuovi tutta rissa perfetto.
"Bea lo so che fa strano parlare di convivenza ci conosciamo da due settimane, ma mi diverte, ti amo...e forse è una cosa stupida, ma mi piacerebbe vivere con te." Il mio sguardo dalle mattonelle fredde e smorte passò ai suoi occhi profondi e perfetti.
"Anche a me, è il sogno di una vita." Lo baciai, e lui approfondì...ora era ufficiale ero veramente innamorata di quel ragazzo, ma alla fine lo ero sempre stata, fin da quando lo vidi in televisione.

36 anni... Bel casino! (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora