La sveglia sta suonando

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"La sveglia sta suonando ma fatela tacere perché di andare a scuola proprio voglio non ne ho..."
Quella stupida canzoncina, che pochi mesi prima la mia migliore amica mi aveva messo come suoneria della sveglia, riecheggia per tutta la casa. Nonostante sia ancora assonnata, prendo coraggio e mi butto giù dal letto. Il contatto con il pavimento gelato mi fa trasalire: non ho mai adorato portare le pantofole ed ogni giorno ne pago le conseguenze.
Mi dirigo verso il bagno dove finalmente il mio viso può riflettersi nello specchio.
"Buongiorno!" Esclamo per ravvivarmi dal letargo. Ho i capelli scompigliati, le occhiaie violacee, simili a solchi, e gli occhi verdi risultano spenti, privi di luce.
"Bene, tutto nella norma." Faccio schifo: non sono mai stata di una bellezza  stravolgente. Sono una ragazza normale? Se così mi si può definire.
"Beatrice, ti sei alzata?!" Urla mia mamma dal piano di sotto. È sempre stata incline alle grida di prima mattina, non ricordo giorno in cui non mia abbia svegliata sfiatandosi.
"Si mamma!" Rispondo sbuffando. Continuo a guardarmi nello specchio, apro il rubinetto dell'acqua e lascio che le mani mi rinfreschino il viso. La sensazione dell'acqua fresca mi piace, forse è la mia preferita. È come una boccata d'aria fresca dopo una giornata passata in casa.
Mi asciugo il viso sull'asciugamano ruvido, esco e corro giù per le scale.
"Buongiorno dormigliona, credevo fossi svenuta nel bagno." Commenta ridacchiando Roberto, mio fratello: ha venticinque anni e tanta voglia di non fare nulla.
"Buongiorno a te." Ricambio il saluto svogliata.
"Vedo che vi volete bene più del solito." Sorride scrollando la testa nostra madre. È abituata a vederci litigare il più delle volte. Io e Roberto abbiamo caratteri diametralmente opposti: lui arrogante e sicuro di se; io fin troppo sensibile e terribilmente insicura. Negli ultimi anni sono migliorata, per lo meno riesco ad arrabbiarmi quando subisco un torto, è già qualcosa.
"Venite a mangiare." Ci invita. Ha imbandito la tavola con cereali e biscotti, accompagnati da latte e caffè in abbondanza.
Dopo colazione, torno al piano di sopra, in camera mia per iniziare a preparami: apro l'armadio e sorrido alla vista della gigantografia del volto di Matthew Gray Gubler, il mio attore preferito da quando ne ho memoria. L'ho conosciuto in un pomeriggio di pioggia, ero chiusa in casa e girovagavo tra i canali del televisore, finché non sono capitata su una puntata di Criminal Minds: è stato amore a prima vista.
"E tu? Cosa guardi? È maleducazione fissare le persone, non lo sai?" Rido, tornado poi a scegliere cosa indossare: prendo un paio di jeans chiari ed una maglietta nera, ci abbino delle semplici All Star bianche.
"Direi che un po' di correttore non guasterebbe." Le occhiaie mi accompagnano dalla prima liceo, da quando ho scoperto che le serie tv si possono guardare anche la notte. In altre parole, da quando mia madre ha smesso di controllarmi prima di andare a letto.
Finisco di truccarmi e mi guardo nello specchio un'ultima volta: non sono perfetta, ma possiamo ragionarci. Afferro lo zaino di fianco alla scrivania e mi affretto ad uscire di casa.
"Prendi una giacca, si gela fuori." Mi ferma la bocca della verità lanciandomi la giacca di pelle nera. Per evitare discussioni, annuisco, infilo il cappotto ed esco.
Fuori si sta bene. Non passano molte macchine e la brezza dei primi di aprile è fresca. Vivo in un quartiere distaccato dalla città, ma non troppo lontano dalla scuola che ho intenzione di raggiungere con l'autobus. La strada è quasi deserta, passano solamente qualche corridore e pedone mattiniero. In lontananza inizio a distinguere la fermata farsi sempre più vicina e mi fermo non appena sono arrivata: seduto sulla panchina di ferro non c'è nessuno, probabilmente la notte deve averla resa ghiacciata. Mi appoggio al palo della pensilina, incrocio le braccia al petto per riscaldarmi, mentre nelle orecchie mi risuona Yesterday dei The Beatles.
"Guarda chi si rivede, hai cercato di evitarmi per un po' eh?" Mi volto.
"Beh direi che dopo avermi tradita mi sembra il minimo, non ti pare?" Rispondo acida a Lorenzo. È il mio ex ragazzo, mollato dalla medesima dopo averlo beccato con la lingua in bocca ad un'altra, una scena a dir poco disgustosa. Piansi tutta la notte, non avevo mai provato un dolore così grande.
"Piuttosto che ci fai qui? Non prendi il 75 di solito?" Vado avanti apatica.
"L'ho perso, questa era la fermata più vicina, in più avevo voglia di camminare." Spiega non curante dell'umore altrui. Possibile che non si renda conto delle tenzione nell'aria?
"Visto che ne hai così tanta voglia, perché non usi le gambine per defilarti?" Propongo sarcastica, sperando che se ne vada.
"Perché vuoi mandarmi via così presto? Eppure, un tempo ci siamo divertiti tanto." Lorenzo mi si avvicina pericolosamente fino ad afferrarmi per i fianchi. Disgustata mi dimeno e lui molla la presa.
"Lasciami in pace, stronzo!" Grido su tutte le furie. Lo allontano e mi incammino verso scuola. Dietro di me lo sento ridere di gusto: il re delle teste di cazzo, pensare che ne ero innamorata. Mi aveva conquistata con una passeggiata al parco, mano nella mano, dove era stato tremendamente romantico.

Riesco ad arrivare a scuola appena in tempo per il suono della campanella, gli studenti davanti all'entrata iniziano a muoversi ammassati ed io mi accodo dietro.
"Ehi, che hai?" Avendomi riconosciuta per lo zaino stravagante, Cristina, la mia migliore amica, mi affianca.
"Lorenzo." Le rispondo secca e infastidita. Odio rispondere male a persone che non hanno colpa, ma non sono molto in gamba a controllarmi.
"Lo sai che dovresti lasciarlo perdere, vero?" Replica calma. So che ha perfettamente ragione, ma non riesco ad ignorarlo. Che provi ancora qualcosa per lui? No, è escluso.
"Si lo so, ma come posso fare a non considerarlo quando inizia ad infastidirmi?" Affermo disperata.
Cristina sta per rispondermi, quando in classe entra il professore di storia dell'arte: un signore bassino con vestiti sempre stravaganti ed un innato senso dell'umorismo. Indossa sempre degli occhiali tondi, a fondo di bottiglia, che rendono i suoi occhi giganteschi e buffi.
"Dopo scuola devo dirti una cosa importante." Sussurra Cristina per non disturbare.
"Di che si tratta?" Bisbiglio a mia volta, estremamente incuriosita.
"Vedrai ti piacerà, ne sono sicura." Conclude tornando ad ascoltare il professore spiegare opere di Duchamp.
Le prime due ore scolastiche passano velocemente, fra una scultura ed un quadro. Dopo l'intervallo fa ingresso la professoressa di matematica, temuta da tutti per le sue interrogazioni a sorpresa. Con il tempo ho imparato a non farmi mai trovare impreparata. Era una donnuccia secca, con braccia e gambe allungate.
"Eccomi ragazzi, oggi interroghiamo." Nella classe riecheggiò un malinconico e profondo no.
"Su su, fra poco avete l'esame e non abbiamo tempo da perdere. Non intendo fare brutta figura con il membro esterno." Si giustifica frettolosa di mettere tre e quattro in quel fantomatico registro elettronico.
"Rossi vieni tu." Bingo, qualcuno ha vinto all'otto. Mi avvicinai alla lavagna in attesa che gli esercizi ed i problemi mi venissero dettati rapidamente, risolvendoli successivamente senza troppi problemi.
"Bene hai studiato, ti metto nove." Esclama prima ancora che possa finire l'ultimo grafico. Rimetto a posto il gesso e soddisfatta torno a sedere.
"Il tuo è solo culo ragazzina." Da dietro la sedia si fa spazio una voce soffusa, acuta e acida.
"No, basta studiare odiosa." Controbatto a Caterina: se si avesse visto mai un qualsiasi film adolescenziale ambientato durante l'anno scolastico, lei sarebbe la ragazza più figa della scuola. Quella spocchiosa, vanitosa e oca, che durante tutta la trama odia la protagonista.
"Non curartene. Piuttosto, sei stata mitica, assomigli sempre di più al Dottor Spencer Reid." Mi distrae la mia amica: Criminal Minds non è solo la mia passione, ma anche la sua con la differenza che lei è follemente innamorata di Derek Morgan, interpretato dall'affascinante Shemar Moore. In risposta le sorrido caldamente.
Le restanti ore finiscono rapide e con loro si avvicina anche la maturità. Non mi sento pronta a diventare matura, mi sento ancora una ragazzina che sogna.
Chiacchierando, io e Cristina usciamo da scuola, fermandoci davanti per conversare con altri compagni: Francesco e Cecilia.
"Ragazze che ne dite di andare al bar a studiare?" Propone il ragazzo.
"Scusa Fra, ma io e Beatrice dobbiamo andare a casa mia per sbrigare una cosa importante. Semmai un'altra volta." Risponde Cristina.
"Mi dispiace." Aggiungo io, scusandomi con entrambi.
"Tranquille, sarà per un'altra volta. Ci vediamo." Francesco si allontana sullo skate salutando e pochi minuti dopo facciamo la stessa cosa.

Cristina abita in una casa grandissima, interamente bianca con le persiane verdi. Ha un giardino enorme, piano di alberi e fiori; in particolare, in estate, spicca un magnifico roseto rosso, circondato da tulipani bianchi e gialli.
"Salve gentaglia!" Grida la ragazza appena mette piede nel salotto giallognolo.
"Ciao tesoro, ciao Bea!" Ci saluta sua madre entusiasta: è una donna bellissima, con i capelli corvini, gli occhi azzurri e la pelle di porcellana. È sempre vestita in maniera impeccabile.
"Noi andiamo su." Dice Cristina per poi condurmi in camera sua.
Entriamo e la mia amica chiude la porta dietro di se, assicurandosi che sia sigillata.
"Cosa dovevi dirmi?" Chiedo sospettosa dei suo comportamenti. Lei ridacchia sotto i baffi, sedendosi sul letto accanto a me.
"Si tratta di una cosa molto importante, reggiti forte." Risponde eccitata: che mai potrà essere?
"Spara." Le dico nella speranza che plachi al più presto la mia curiosità.
"Il cast di Criminal Minds verrà in Italia a girare parte della prima stagione." Confessa velocemente, tanto da non tardi la possibilità di capire una parola.
"Ehi, aspetta, aspetta. Così non capisco nulla, parla piano." Aggiungo interrogativa.
"Ho detto che  metà della stagione di Criminal Minds verrà girata in Italia, fra Torino, Firenze e Roma. Ed oramai che si trovano qui faranno dei raduni con i fan della serie." Aspetta, cosa?
"Mi prendi in giro?" Non capisco.
"Ma quale presa in giro! È la verità, saranno tutti in Italia fra due settimane." Oh...mio...Dio...
"Incontrerò Matthew!" Urlo nel silenzio della stanza. Non riesco a crederci.

36 anni... Bel casino! (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora