Capitolo 20

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Eravamo distesi sul comodo divano rosso.
Le nostre gambe erano incrociate e la mia testa era deposta sul suo petto, la sua mano mi toccava la pancia, il suo braccio mi consentiva di provare una sensazione di protezione.
La televisione era spenta e intorno a noi non vi era rumore, solo il silenzio. Il mio adorato silenzio.
I nostri respiri andavano coordonati tra loro, come i nostri battiti cardiaci.
"Che ne dici se scappiamo?" Domandai.
"E dove vorresti andare." Rispose lui, girai leggermente la testa e i suoi occhi color nocciola mi scrutarono l'anima.
"Non lo so...magari Parigi." Risi, volevo scappare, volevo vivere la mia intera esistenza con lui.
"Parigi è molto bella." Ricambio il mio sorriso.
"O magari Londra...Los Angeles, deve essere una città bellissima." Dissi, guardai il soffitto...Los Angeles sarebbe stato il mio sogno andarci, l'America con i suoi hamburger e le mille luci mi aveva sempre incuriosito.
"Già...ma mai bella come te." Il mio cuore mancò, per l'ennesima volta, un battito. Il mio solito rossore tornò a farsi evidente sulle mie guance.
Lo guardai, si poteva essere così belli.
"Gube...mi ami veramente?" Chiesi, voltai lo sguardo verso la TV tempestata di nero.
"La verità...si." Mi afferrò il mento con due dita e mi costrinse a guardarlo negli occhi, eravamo così vicini il suo fiato si scagliava contro il mio viso.
"E tu? Mi ami?" Mi rigirò la domanda, come uno spiedino sulla griglia bollente.
"La verità...ti ho sempre amato, solo ora l'ho capito, solo ora capisco perché ero così gelosa quando leggevo che eri fidanzato, solo ora capisco perché piangevo così tanto quando, anche solo per finta, ti facevi male, ora capisco perché il mio cuore mancò un battito quando ci siamo scontrati...solo ora capisco tutto." Vaccinai le mie labbra alla sue a tal punto di sfiorarle, ci baciammo.

...

La sveglia suonò, il letto era devastato.
Nella mia mente ripercorrevo tutto quello che era successo quella notte, le nostre labbra che si sfioravano, le gambe attorcigliate tanto da non capire più quali fossero le mie e quali quelle di Gube, le mani che si cercavano per intrecciarsi e non staccarsi più.
Con le mie dita toccai delicatamente il succhiotto che avevo vicino all'orecchio.
Avevo passato la notte più bella della mia vita. Avevo fatto l'amore con la persona che amo più della mia stessa vita.

Mi voltai proprio verso di lui, dormiva beato, i capelli scompigliati gli donavano molto, mi avvicinai e gli lasciai un bacio vicino alle labbra.
Dopo essere stata almeno altri venti minuti a fissarlo dormire mi alzai dal letto.
Il pavimento era gelato, a contatto con i miei piedi caldi sembrava una vera e propria lastra di ghiaccio.
Andai in bagno, mi guardai allo specchio, per la prima volta in anni il mio viso non sembrava distrutto, anzi, mi vedevo diversa i capelli anche se scompigliati mi stavano bene, gli occhi verdi erano brillanti e le occhiaie non erano più di tanto evidenti.
Mi calai il lenzuolo che mi aveva fatto da vestito per tutto il tratto da camera a bagno.
Mi guardai di nuovo e in mente mi tornarono le mani di Gube sulla mia pelle, entrai dentro la doccia.
L'acqua scorreva calda. Mi lavai i capelli.

...

"Buongiorno." Una voce alle mie spalle mi fece voltare, i nostri occhi si incrociarono.
"Ciao...ti ho preparato la colazione." Indicai una tazza piena di caffè fumante e un cornetto con marmellata.
"Grazie." Mi ringraziò, prima di andare al suo posto mi lascio un leggero bacio sul collo, soffocai a fatica una risatina, mi aveva fatto il solletico.
Mi voltai per guardarlo meglio, di nuovo a meno di un centimetro di distanza. Lo baciai.
"Grazie per stanotte." Gli sussurrai all'orecchio.
"Non c'è bisogno che lo dici a bassa voce...siamo solo io e te in casa nessuno ci sente." Disse, Risi e lui con me.
"Lo so ma metti caso che i muri possano parlare e raccontassero tutto a qualcuno." Lo guardai negli occhi.
"Giusto non ci avevo pensato." Ribadì lui, scoppiammo a ridere, sembravamo dei bambini di tre anni.
Alla fine si sedette al suo posto è iniziò a sorseggiare il suo buon caffè.
"Per la cronaca ti stanno bene i capelli bagnati." Disse tra un morso e l'altro al cornetto, io arrossii leggermente. Mi stupivo ancora del fatto che ad ogni complimento che mi faceva arrossivo.
Risposi con un semplice grazie.

...

"Ti andrebbe di conoscere meglio tutto il cast?" Il silenzio che si era creato a colazione fu spezzato da una sua domanda.
"Cosa?? Scherzi." Ero sbigottita, conoscere tutto il cast.
"No so che ti piacerebbe." Commentò lui, sembrava abbastanza tranquillo come se fosse una cosa da tutti i giorni.

Idiota per lui è una cosa da tutti i giorni, sono i suoi amici è normale che li presenti alla sua ragazza.

Primo calmati, e poi non sono la sua ragazza, sono solo una sua amica.

Smettila di mentire anche a te stessa, gli amici non si tengono per mano, non si baciano in bocca e per di più non fanno l'amore.

Beh sono una sua amica speciale, mettiamola così.

Ma la smetti, smettila lo sai benissimo cosa c'è tra te e Gube, non puoi negarlo.

Lo so, ma io cerco solo di non illudermi, insomma tu credi che mi dichiarerà amore eterno e scapperemo insieme in America, mi presenterà ai suoi genitori come la sua ragazza, poi mi chiederà di sposarlo e avremo dei figli. Ci credi per davvero, credi che succederà tutto questo.

Emm...non lo so può essere.

Ora smettila tu, questo è solo un amore passeggero, quando se ne andrà, mi dimenticherà e io non lo rivedrò più.

Scusa non ho più voglia di parlare ciao.

Ciao.

...

"Bea mi stai ascoltando?" La voce di Gube mi fece tornare nel mondo reale.
"Scusa, no mi ero persa dicevi." Lo guardai e sul suo si formò un enorme sorriso.
"Che c'è?" Chiesi alla fine, mi guardava in modo divertito, alla fine cedetti anche io e gli offrii un sorriso.
"Non lo so...sembri costantemente nel mondo dei sogni." Disse, poi scoppiò a ridere. Lo guardai, il mio sorriso si stava pian piano afflosciando, c'era un motivo se io stavo sempre nel mondo dei sogni.
"Ho detto qualcosa di male?" Gube mi scrutò preoccupato e mi venne accanto avvolgendomi con un braccio, mi appoggiai alle sua spalla.
"No...è solo che...io ci sono dovuta crescere nel mondo dei sogni." Ammisi alla fine.
"Perché?" Chiese incuriosito, non si staccava neanche di un millimetro da me.
"I miei genitori si sono separati quando ero piccola, mio padre non lo vedevo mai e mia madre facendo la pilota era sempre fuori per lavoro, stavo costantemente con mio fratello, con lui non ho mai avuto un buon rapporto, avendo sette anni di differenza, così sono stata costretta a creare un mondo tutto mio, dove solo io potevo entrare e dove nessuno poteva rovinare niente." Dissi, una lacrima mi rigò il viso, Gube stava zitto e ascoltava, quando si accorse della lacrima mi accarezzò lo zigomo in modo tale da mandarla via per sempre.
"Sai quale è la cosa più buffa...-Gube scrollò il capo- tu eri il centro del mio mio mondo, e ora che ti ho davanti al mio viso, mi sembra di esserci entrata veramente dentro quel pianeta bello e perfetto." Lo abbracciai e lui fu felice di ricambiare.
"Ti amo Matthew, ti amo." Le lacrime mi stavano accarezzando la pelle, scendevano piano piano dai miei occhi e si infrangevano contro la maglietta nera del ragazzo che stavo abbracciando.
"Ti amo anche io Bea." Sentivo le sue labbra sul mio collo formare un sorriso era la sensazione più bella del mondo.

36 anni... Bel casino! (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora