Chapter twenty-five

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Da quello che Paul ci ha detto, il primo casting sarà Emporio Armani per poi andare da Gucci e Yves Saint Laurent.

Domani avremo Dior Chanel e Disel, un giorno libero e poi prenderemo l'areo per tornare a casa.

Casa.

Rilascio un sospiro mentre penso a quanto mi manchino le ragazze; so che se fossero state qua con me mi avrebbero dato un consiglio su come comportarmi.

"Matthew" Paul richiama l'attenzione del mio ragazzo che sposta di malavoglia lo sguardo dal telefono.

"Ti devo ricordare che fra poche settimane tua sorella sfilerà per Victoria's Secret."

"Me lo ricordavo" Matt quasi ringhia, gli occhi rimasti freddi.

"Tu sei invitata" dice poi Paul rivolgendosi a me.

Annuisco spostando lo sguardo fuori dal finestrino, cercando di capire cosa spinga quest'uomo ad odiarmi così tanto.

Respingo indietro le lacrime casusate dal nervoso e infilo degli occhiali da sole quando arrivamo davanti al primo edificio.

Allungo la mano per cercare quella di Matt, ma lui mi cammina davanti salutando la donna che lo aspetta davanti alle porte di vetro.

Quando entriamo tolgo gli occhiali portandoli sulla testa.

"Stai qua okay? Non ci vorrà molto" Matt dice portandosi una mano fra i capelli.

Aggrotto le sopracciglia. "Non vengo con te?"

Scuote la testa. "Paul dice che sarebbe meglio farti rimanere qua"

"Già..Paul. Perchè sono qua a Parigi con te allora? Mi hai portata per potermi scopare quando torni o cosa?" ringhio in un sussurro.

Matt allarga gli occhi verdi alla mia reazione. "E' questo che pensi?" sibila a sua volta.

"E' quello che mi stai facendo pensare"

"allora non mi conosci proprio." Il suo viso si avvicina al mio, gli occhi ardenti di rabbia. "se avessi voluto solo scoparti, avrei pagato una puttana"

dice prima di allontanarsi velocemente da me.

Scuotendo la testa, rinfilo gli occhiali da sole, lasciando le lacrime scendere e mi siedo su un marciapiede accendendomi una sigaretta.

Aspiro il fumo con rabbia, volendo il prima possibile la fine di questa giornata.

Alzando gli occhi mi accorgo di quanto il cielo si sia ingrigito quasi come se seguisse il mio umore.

Non avrei dovuto dirgli quelle cose, nonostante il suo comportamento mi abbia ferita, capisco solo ora come quello che ho fatto non abbia fatto altro che allontanarlo ancora di più.

Reprimo un singhiozzo passandomi la mano sulla faccia.

Sono un disastro.

Finisco la sigaretta e la butto sul marciapiede, fregandomene di essere ecologista in un momento del genere.

"Mi sa dire dove si trova il bagno?" chiedo quando rientro alla ragazza alla reception.

Questa me lo indica, e io non perdo tempo a chiudermici dentro.

Scivolo sul marmo lucido esaurendo tutte le mie lacrime e sentendomi patetica subito dopo.

Il mio telefono vibra incessantemente e una imprecazione mi scappa dalle labbra quando mi accorgo che è Matt.

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