1- Prima Parte

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Prima parte


Udiva schiamazzi e un'enorme confusione. Sentiva gli uccellini cantare allegramente, percepiva il leggero odore della frutta, e aveva la pelle leggermente bagnata. Aprì gli occhi pian piano tantando di mettere a fuoco ciò che aveva davanti, proprio come le macchine fotografiche.
Delle pentole, delle gambe...

Pentole!? Gambe!?

Strizzò gli occhi. Ciò che le si presentava davanti era alquanto bizzarro e privo di qualunque senso logico.

Poi guardò meglio intorno a sé: vi era un uomo robusto che indossava una canottiera bianca e madida di sudore, e, accanto a lui un ragazzo che la stava fissando incuriosito. Il viso della ragazza, però, era alquanto infastidito e confuso, il suo sguardo era perso.

«Ehi, buon giorno! Hai passato una bella nottata?» chiese il ragazzo. Si stava forse burlando di lei? Non poteva permetterlo, ma non era proprio in vena in quell'istante.

Cosí suo sguardo divenne ancora più confuso. Non era in grado di rispondere in quel momento.
E poi "il burlone" sembrava volerla deridere, e la ragazza non poteva sopportarlo in quel preciso istante.

«Già, non credo... Guarda che vestiti!» esclamò il ragazzo osservando gli abiti umidi che indossava lei.

Lo sguardo della ragazza divenne interrogativo, voleva chiedere il perché di quei vestiti bagnati, ma non riusciva ad aprire bocca. Non sapeva nemmeno dove si trovasse, come poteva fare confidenza con un ragazzo apparso dal nulla?

«Non é piovuto questa notte, non che io sappia...» Disse guardando il cielo e ponendo una mano sopra agli occhi per coprirsi dal sole accecante. Poi fece una risata ironica e continuò a parlare.

«Ah, guarda mio padre, a forza di alzare quelle pentole ne volerà una e colpirà qualcuno in testa!» esclamò facendo seguire una breve risatina alle sue parole.

D'un tratto si soffermò a guardare la ragazza e il suo sguardo divenne più serio. Come se gli fosse venuto in mente qualcosa di brutto. Magari aveva notato che lei aveva sorriso a malapena e che in quella ragazza viveva una tristezza atroce. In quello stesso istante lei si sedette sulla panchina pensando all'atteggiamento del ragazzo; quel tizio spiritoso e un po' sfacciato le aveva strappato quasi un sorriso.

Non riusciva ad aprire bocca e non ne sapeva l'assurdo motivo, e soprattutto la causa.

Poi, d'un tratto, riuscì a sbloccarsi magicamente, come se l'inconscio stesso le avesse detto "Vai! Vai! Digli qualcosa, ne hai bisogno!"

«Tu cosa fai qui?»

Chiese lei sapendo già che quella domanda era abbastanza banale; poteva tranquillamente chiedergli come si chiamava, no? Sarebbe stato piú logico.
Dopo essersi grattato la fronte rispose in modo vago...

«Beh, aiuto mio padre a vendere attrezzi per la cucina: pentole, piatti, coltelli tazzine...» disse inarcando le sopracciglia.

Come potevo non essermene accorta prima... Il mercato!

Pensò la ragazza gioendo per la propria intuizione.
Fantastico.
D'un tratto sentirono la voce assordante di quell'uomo robusto che era accanto al ragazzo. É a quest'ultimo che si rivolgeva urlando.

«Alex! Cosa ci fai lì imbambolato, quel signore deve pagare la grattugia!»

Alex, ecco come si chiama...

Sconosciuta - #Wattys2016 - Segreti Della NotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora