Capitolo 2

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"Ehi piccola, tutto bene?"

Oddiomio. Mi ha parlato.
La sua voce è così profonda e dolce mi fa sentire a mio agio, per quanto sia possibile in una situazione del genere.

"Ehm...si ehm... tutto apposto e...e grazie per l'aiuto"

Gli rispondo impacciando un po' con le parole ma appena finisco di parlare gli offro uno dei miei sorrisi più grandi e sinceri.

"Dovresti stare più attenta quando cammini"

Mi dice dolcemente ma con una nota di rimprovero.
Ci guardiamo per qualche secondo e mentre sto per girarmi e tornare da Nash lui mi ferma afferandomi il polso e si presenta.

"Comunque piacere io sono Thomas"
"Lilith ma per gli amici solo Lily".

Ci salutiamo e subito cerco Nash ma non lo trovo e dato che dovrei già stare in classe corro verso l'aula per non fare ritardo.

Le lezioni passano e così finisce la mattinata, Nash non l'ho più visto da questa mattina quindi tornerò da sola a casa.

Mentre sto uscendo da scuola incontro Thomas, gli passo davanti ma non lo saluto, non voglio fargli notare che sono letteralmente ossesionata da lui, ma lui mi nota e mi fa un cenno con la mano io ricambio e lui si avvicina.

"Ehi piccola, sei da sola?"
"Si direi di si"
Gli dico guardandomi intorno in cerca del mio migliore amico che ancora non si vede.

"Allora potrei accompagnarti.
Sai com'è non vorrei che cadessi un'altra volta e poi non ci sarei io a raccoglierti"

Mi parla quasi dentro l'orecchio, sussurrando.
Io vado avanti e lui mi raggiunge così facciamo tutto il tragitto insieme, non ci parliamo ma i nostri sguardi valgono più di mille parole.

Arriviamo davanti al mio cancello e mi saluta.

"Domani vieni con me, ci vediamo davanti scuola".

Sorride e se ne va.
Rimango almeno cinque minuti davanti la porta di casa a pensare alle sue parole.

Dove andremo domani? Poi c'è la scuola non posso saltarla come se niente fosse e che scusa userei con i miei genitori?

Penso e ripenso fino a che non giungo alla conclusione che domani andrò con Thomas, penso che ne valga la pena.

Finito di riflettere apro la porta ed entro in casa, mi giro e trovo Nash sul mio divano con l'espressione arrabbiata o forse delusa e suppongo che sia colpa mia.

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