Sono in viaggio, da circa un'ora, l'unica cosa che va nel verso giusto ora è la musica.
Sto ascoltando la musica solo con una cuffietta mentre l'altra la sto manipolando nervosamente tra le mie mani, mentre ascolto le parole della gente.
Come la vecchia signora affianco a me che ha appena chiamato sua nipote per sapere se aveva mangiato ciò che le aveva preparato con amore.
Come il signore dietro di me molto serio e raffinato, con l'auricolare all'orecchio che parla al suo capo con fare molto modesto.
Come quello strano ragazzo che canticchia la sua canzone preferita che ha uno strano stile, ma originale.
Così all'improvviso mi spunta un sorriso.
Abbasso lo sguardo e continuo a sorridere.
Sposto il mio sguardo sul panorama, e piano piano mi addormento.
"Ada svegliati, siamo arrivati"
Sento mio padre parlare accanto a me e cerco di riprendermi, ho dormito troppo.
Scendo appena in tempo dal treno, ero in ritardo, come al solito d'altronde.
Cammino velocemente cercando di stare al passo di mio padre, per poco non inciampo.
Vedo mia mamma incantarsi davanti alla vetrina di un negozio e la prendo per un braccio facendo uscire dalla mia bocca un "dobbiamo andare".
Una volta finita la corsa contro il tempo arrivammo nella nostra futura casa.
Forse non era poi così un dramma, sono una persona molto riservata e non avevo molti amici nella vecchia città.
Certo la mia migliore amica, ma ovviamente ci terremo in contatto, penso sia solo per lei che sono stata male.
D'altronde la cosa che mi spaventava di più era presentarmi a scuola, davanti a tantissime persone che ti fissano, ed io odio stare in luoghi in cui c'è troppa gente.
Preferisco stare nel mio piccolo mondo, con la musica e le piccole cose che piacciono a me.
La prima cosa che feci fu chiamare Beatrice, la mia migliore amica.
"Bea!"
"Hei, allora com'è lì?"
"Non lo so, fin'ora è solo stata una corsa contro il tempo" cerco di spiegarle mentre tengo il cellulare tra la spalla e l'orecchio e sollevo la valigia per le scale.
"Tipico di te"
Sorrido a queste parole.
"Mi manchi"
"Anche tu non sai quanto"
Dopo avermi raccontato del più e del meno e dopo esserci salutate riattacchiamo.
"Arrivo mamma!" Neanche un'ora che vivo qua e i miei mi stanno già facendo impazzire, sto girando a vuoto per la casa senza sapere precisamente cosa io stia facendo, appoggio una valigia, riordino i vestiti, mia mamma mi chiama, mio papà chiama mia mamma, un casino insomma.
Entro in quella che sarà la mia camera e inizio ad osservarla un po'.
Si è carina, posso sopravvivere.
Penso.
La cosa più bella è la vista della finestra della mia camera, si può osservare un paesaggio bellissimo e si può intravedere una casa, affacciata ad una finestra si trova una vecchia signora, sorridente, a vederla forse sorrido, non me ne rendo conto.
Ero persa a guardare il cielo quando entrò mio padre ed io mi girai di scatto.
"Come va?"
"Diciamo che va" sorrido.
Dato che eravamo da poco arrivati decidiamo di cenare ad un ristorante qua vicino.
Il ristorante era affollatissimo e molte persone si girarono a guardarci, forse perché eravamo nuovi nei dintorni, non lo so, so solo che volevo sotterrarmi in quel momento.
Mia madre prenotó un tavolo e ci sedemmo.
Accanto al nostro tavolo c'erano una decina di ragazzi, circa della mia età che mi squadrarono dalla testa ai piedi, ero troppo in imbarazzo e come se non bastasse mia mamma continuava a parlarmi dei "ragazzi carini del tavolo accanto".
Tiravo occhiatacce a mio padre per cercare di farla smettere ma evidentemente non capiva.
Finito di mangiare praticamente obbligai i miei genitori a tornare a casa e senza giri di parole mi ascoltarono.
Entrai in casa e la prima cosa che feci fu augurare la buonanotte ai miei genitori e mi rifugiai in camera.
Misi la musica e iniziai a mettere i vestiti in ordine.
Mentre mettevo in ordine le mie cose il mio sguardo capitò su delle fotografie, erano delle foto mie insieme a Beatrice, mi fermai un attimo a guardarle, una ad una.
Troppi pensieri passavano per la mia testa, non sapevo come mi sentivo esattamente.
Mi mancava lei.
Ero in ansia per domani, avrei affrontato il primo giorno di scuola qua nella nuova città e l'ansia di certo non aiutava.
Persa nei troppi pensieri mi sdraiai sul letto e mi addormentai senza nemmeno accorgermene.