6.00 a.m.
Guardo la sveglia.
Sta suonando, non ho voglia di alzarmi.
Penso a Marco. Forse sul mio volto si forma un sorriso.
Ieri mi ha riportata a casa e mi sono addormentata con il sorriso.
Quando sono pronta scendo a salutare i miei.
«Dobbiamo parlare.» il suo tono di voce è arrabbiato.
«Che grande accoglienza mamma, davvero!» dico ironicamente.
«Cosa ti sta succedendo? Non frequenti molto spesso la scuola.»
«Ieri avevamo un'ora libera.»
«Solo un'ora, le altre ore avevi lezione.» dice marcando di più con la voce la parola solo.
«Scusa.» mi limito a dire questo.
Esco di casa, sono stufa di ciò che sta succedendo in casa.
Mio padre non c'è mai e quando arriva a casa inizia a litigare con mia madre.
Anche il loro comportamento nei miei confronti è cambiato.
Se non vado bene a scuola è anche per colpa loro, di sicuro non mi stanno sostenendo.
«Hei!» vedo Christian fuori casa.
«Dove sei sparito in questi giorni?»
«Da nessuna parte, ho dormito, litigato con i miei..»
«Anche tu? Fammi indovinare, non sono felici di come vai a scuola?»
«Hai ragione. Poi ho trovato una ragazza e a loro non va a genio.»
Dopo le sue ultime parole mi viene in mente Marco.
Chissà se starà simpatico ai miei.
Per ora preferisco non dirlo a mamma e papà.
Gli tiro una pacca sulla spalla.
«E quando volevi dirmelo?»
«Sai com'è. Sei stranamente sparita in questi giorni.»
«Hai ragione, mi dispiace.»
«Io e Marco ci siamo baciati.» dico velocemente.
«Più volte.» dico subito dopo.
La sua espressione è sorpresa.
«Stai attenta, se sei felice va benissimo, però stai attenta, dico sul serio.»
Perché nessuno capisce che Marco non è come tutti pensano?
«Stai tranquillo.»
«State insieme?» mi chiede incuriosito.
«No, forse.. non lo so.»
Capisce che è una cosa complicata e si limita ad annuire.
«Ma avete..?» non continua la frase, ma intendo.
«Cosa?! No, no, no!» non è per lui, sono io.
Il ricordo di Matteo, quel parco, no, non adesso.
«Siete complicati.» pronuncia quelle parole come se io non lo sapessi già.
È tutto molto complicato, lo so, ma ne vale la pena.Arrivati a scuola inizio a camminare per i corridoi della scuola, intravedo il padre di Marco.
Com'è possibile che ci sia lui e non Marco?
Giro l'angolo, c'è anche Marco.
Quello che vedo però, non avrei mai voluto vederlo.
Le sue mani sono incrociate a quelle di Ilia.
Mi sono solo illusa, illusa che potesse davvero amarmi.
Aveva ragione Christian, mi aveva avvisato.
"Che cretina!" Penso nella mia testa.
Esco da scuola e vado in giardino, un posto dove non trovo mai nessuno, l'ideale.
Mi siedo e inizio a pensare a tutto quello che è successo.
Non riesco davvero proprio a capire.
Cerco di trattenere le lacrime.
«Ada.» sento una voce dietro di me.
Una voce per me inconfondibile.
In questo momento vorrei fargli troppe domande, vorrei sapere anche come fa a conoscere questo posto.
«Vattene.» dalla mia bocca esce solo questa parola.
«Mi stai cacciando? Dopo tutto quello che è successo?»
«Ah quindi qua sarei io la stronza?! Pensi che io sia nata ieri?! Ti ho visto poco fa con Ilia e non sembravate solo amici!» sto urlando, ma cerco di trattenere le lacrime.
«Posso spiegarti.» il suo tono di voce così calmo mi altera ancora di più.
«Vattene.»
«Ora, Marco.» aggiungo.
Torno in classe dopo poco, fortunatamente non sono in ritardo.
Prima ora, Algebra.
«Dove sei stata?» Chiede preoccupato Christian.
«No, da nessuna parte.» cerco di evitare l'argomento.Finalmente queste cinque lunghissime ore sono terminate.
Quando arrivo a casa non c'è nessuno.
Mi arriva un messaggio da un numero sconosciuto.Piccola, piccola Ada, mi sei mancata, stamattina eri bellissima.
Ci ho messo un po' a capire di chi si trattava.
Matteo.
Come fa ad avermi visto? Potrebbe..? Milioni di domande si formano nella testa.
Chiamai subito Marco.
Non so perché proprio lui.
Non lo so.
"Ada?" Rispose incredulo.
"Vieni subito a casa mia."
"È importante." Continuo.
"Okay."
Forse sono ancora arrabbiata, ma solo con lui mi sento protetta.