capitolo 19.

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Marco è fuori, mi sta aspettando.
Sono ancora arrabbiata, ma il fatto che sia qua con me mi tranquillizza.
«Ada, che succede?» chiede preoccupato, una volta che apro la porta.
«Entra, perfavore.»
Mi segue.
«Quello che ti sto per dire non giustifica affatto quello che hai fatto stamattina.» specifico.
«Ho detto che posso spiegarti!» È quasi una supplica.
«Matteo, è qui.» cerco di evitare ciò che ha detto.
Si guarda intorno.
«No, non in casa, stamattina mi ha vista a scuola, mi ha scritto un messaggio.»
Gli porgo il telefono per fargli leggere il messaggio.
«Giuro che se quel pazzo ti fa qualcosa, io..» Non continua la frase, serra i pugni e cerca di stare calmo, è infuriato.
È bellissimo anche quando è arrabbiato.
Non so come faccia, ma sto già meglio.
La sua presenza.
Vorrei baciarlo, ma non posso, non devo.
Le avrebbe tutte vinte lui.
Deve capire che non può comportarsi così.
Siamo seduti sul mio letto.
C'è un silenzio imbarazzante.
«Mio padre vuole che io stia insieme a Ilia, così gli ho raccontato che sto con lei, tutte le volte che lo vedo devo fingere. Ma non mi spingo oltre al tenerla per mano. Ovviamente è tutto finto.»
Ilia è fottutamente bella, posso capire il desiderio del padre.
Ora capisco meglio.
Ma perché lo ha fatto?
«Perché lo fai?»
«Tu non conosci mio padre.»
Eppure, alla cena, sembrava un uomo normale, a posto insomma.
«Senti, se..» inizio. Non voglio essere un problema. Nè per lui, nè per il padre.
«No. Non lo dire nemmeno, io voglio te e nessun altro.»
Alle sue parole sorrido.
Lo guardo negli occhi.
I suoi occhi verdi mi stanno guardando, sono bellissimi, come lui d'altronde.
«Sono ancora arrabbiata.»
«Poco, ma lo sono.» So che mi ha spiegato la verità, ma stamattina non è stato per niente piacevole.
Il suo viso è a pochi centimetri dal mio.
«E io invece vorrei baciarti.»
Il mio battito cardiaco aumenta.
Cerco di non baciarlo, devo resistere.
Lo guardo negli occhi.
«Non potrei.»
Mi bacia.
«Ma è più forte di me.»
Mi bacia ancora.
Questo ragazzo mi sta distruggendo lentamente.
Cerco di resistere, e lui mi bacia.
Non posso resistere.
Non lo avrei mai immaginato, che arrivando qua, ci sarebbe stato un ragazzo capace di sconvolgermi totalmente le idee.
Nel mentre sento che mi è arrivato un messaggio.

Oh, povera ragazza, si fa pure proteggere.
Ricorda, agisco quando meno te lo aspetti.

Questa cosa sta diventando abbastanza inquietante.
Mi guardo in giro, non c'è nessuno in casa.
«Ada tutto okay?» mi chiede Marco, che sicuramente avrà notato la mia espressione.
Gli faccio leggere il messaggio e lui istantaneamente si alza in piedi e stringe i pugni.
«Ti prego, rimani qua fino a quando non torna mia mamma.» Sì, è una supplica.

23.00 p.m.
Sto iniziando a preoccuparmi, i miei genitori non sono ancora tornati.
Mi arriva un messaggio.
Fortunatamente da mia mamma.

Siamo dalla zia, torniamo domani sera.

Quando volevano dirmelo? Hanno seriamente aspettato fino alle undici?
Marco è difianco a me e io sono appoggiata al suo petto.
È incredibile come le sue carezze riescano a calmarmi.
«Se vuoi puoi andare a casa.» certo non voglio che se ne vada, però non voglio obbligarlo a stare qua.
Fa cenno di no con la testa e mi accarezza la guancia. Si vede che è stanco, infatti, dopo poco si addormenta. Mi perdo a guardarlo, ci addormentiamo abbracciati, inutile dire come mi sento, credo di essermi addormentata con il sorriso.

Marco pov's.
Guardo l'orario, sono le due di notte, sono abbracciato a lei, mi stringe il torace con le sue braccia.
È bellissima anche quando dorme.
Mi squilla il telefono. Cerco di rispondere senza svegliarla.
"Matt?" Sussurro.
Matthew è il mio migliore amico, ci conosciamo da quando siamo piccoli, lui non va più a scuola, è stata una sua scelta.
È pieno di tatuaggi e piercing e ci sa fare con le ragazze.
Mio padre lo considera 'di famiglia' ma non ho ancora avuto l'occasione di presentarlo a lei.
"Tuo padre mi sta chiedendo dove sei finito."
"Sono a casa di Ada. Digli che sono da Ilia." Sí, gli ho parlato di Ada. Di lui mi posso fidare.
"Uhuhuh amico!"
"Non è come pensi!" Cerco di parlare più basso possibile.
"Certo, certo." riattacca.
Mi scappa una risata.
Le accarezzo la guancia e mi addormento.

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