capitolo 10.

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«Ada svegliati!»
Sento la voce di mia mamma che mi chiama.
«cosa c'è?» balbetto ancora assonnata
«devi andare al matrimonio»
«sbrigati» aggiunge
«il matrimonio!» salto giù dal letto e inizio a prepararmi.
«che ore sono?» chiedo a mia mamma
«le nove, hai tempo»

Finalmente sono pronta.
«mamma io esco, lo aspetto in giardino» cerco di evitare che mia mamma e lui si vedano, mia mamma sarebbe troppo imbarazzante.
Lo vedo arrivare da lontano, credo con la macchina di suo padre, suo padre sta parlando con lui, sembra arrabbiato, spero che non litighino in mia presenza, non saprei che dire.
«stai benissimo» dice venendomi vicino.
«grazie, anche tu»
«stai al gioco» mi sussurra all'orecchio.
Di che gioco stava parlando?
«cosa? che gioco?»
«ho detto a tutti che noi due stiamo insieme»
«cosa?!» mi scappa una risata
«vuoi che dico la verità?»
Si.
Si.
Si.
«no, tranquillo»
Saliamo in macchina accompagnati da un silenzio imbarazzante, fino alla fine del viaggio.
«siamo arrivati» dice Marco scendendo dalla macchina.
Scendo e vedo tutti i parenti di Marco.

La cosa più imbarazzante della mia vita, la cerimonia era noiosa e ogni volta arrivavano parenti di Marco a farmi domande, solo che io non sapevo rispondere.
In che casino mi sono cacciata.
Devo parlare con Marco.
Lo prendo per un braccio e lo porto dove non c'è gente.
«senti, ho capito, mi hai portata qua solo perché se andavi senza la fidanzatina ti saresti umiliato davanti a tutti vero?»
«non voglio essere il tuo giochino, voglio tornare a casa» aggiungo.
«ti ho chiesto se volevi dire la verità»
«ormai avevi già detto quello che dovevi dire, non ti avrebbero creduto, avremmo solo rovinato il matrimonio»
«ti prego»
«quindi non mi sto sbagliando? Sai, speravo che tu rispondessi diversamente, ma evidentemente sono davvero il tuo giochino. Perché la prossima volta non ti porti quella troia di Ilia? non avrebbe esitato nemmeno un po', c'è abituata»
Dopo aver concluso la frase me ne vado.
Non so dove sto andando.
Noto che c'è un bar, decido di entrare.
«mi scusi, posso fare una telefonata?» come se non bastasse mi si era scaricato il telefono.
«certo» rispose il gestore del bar, credo.
Chiamai Christian, gli dissi dove mi trovavo e gli chiesi di venirmi a prendere.

Sento una mano sulla spalla.
Mi giro di soprassalto.
«Christian, mi hai spaventata»
«che succede»
«posso stare a casa tua?»
«certo»
Saliamo in macchina e gli spiego cosa è successo.
«quindi siete amici»
«così credevo»
«mi dispiace»
Tra una cosa e l'altra arriviamo a casa e milioni di pensieri mi portano a lui.
Perché io?
Perché non si è portato la sua amichetta Ilia?
Perché non mi ha fermata quando me ne sono andata?
Perché non è venuto a cercarmi?
Perché non mi ha chiamata?
Cosa starà facendo ora?
Sarà solo?
Aspetta.
Non devo pensare a questo, saranno affari suoi se è solo.
«Ada?»
Solo dopo mi accorgo che Christian mi stava chiamando da molto tempo.
«Sí?»
«prendiamo la pizza o..?»
«Si, va benissimo» sorrido.

Finalmente dopo ore di attesa arriva la pizza.
Ci accampiamo nel salotto e iniziamo a mangiare la pizza.
«dove sei stato in questi giorni?»
«in casa, a studiare»
«ah, un giorno mi insegni come si fa, perché io non riesco proprio a capire dove la trovi la voglia di studiare»
Ride.
«e tu?»
«ho comprato questo vestito, con Marco, del resto nulla»
«vuoi che ti dia qualcosa di più comodo?»
«Sí, grazie»
Mi porta una T-shirt bianca e pantaloni da basket, suoi presumo.
«grazie»
«domani c'è una festa, vieni?»
«oh, non ho bellissimi ricordi delle feste qua»
«oh andiamo, ti divertirai»
«non sono il tipo adatto alle feste»
Mi stava pregando quasi in ginocchio.
«oh! E va bene!»
«perfetto, passo a prenderti alle 10»

Avevamo parlato così tanto che non ci siamo accorti che era finita la pizza.
Ne ordinammo un altra.
Tornai a casa e fortunatamente non c'era nessuno.
«com'è stato il matrimonio tesoro?»
Come non detto.
«davvero molto carino» certo.
Finalmente mio padre era a casa.
Non lo vedevo quasi mai.
Lo saluto e vado in camera.
E dopo ore a girarmi nel netto, con le paranoie di sempre, mi addormento.

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