capitolo 2.

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Mi ritrovo a correre per casa, scendo le scale in fretta, saluto mia mamma e mio papà e mi dirigo verso la fermata dell'autobus, sí, ero in ritardo, ancora.

Una volta arrivata alla fermata mi metto le cuffie per cacciare un po' d'ansia.
Mi guarderanno tutti.
Non so perché ma stamattina non sono del giusto umore.
Vedo in lontananza l'autobus e una volta fermato salgo, cerco di tenere lo sguardo basso e mi siedo velocemente nel primo posto che trovo libero.
Quando sono finalmente seduta e credo di aver passato il primo momento infernale e che tutto sia finito, mi sbaglio.
"Scusa ma tu chi sei?" Mi chiede una ragazza, che mi stava antipatica già dal principio, avete presente quando le persone dicono che non bisogna giudicare senza prima conoscere? Ecco, lei non c'era bisogno di conoscerla per capire, era antipatica, e non cambio idea facilmente.
"Ada, sono nuova, mi sono trasferita da poco, ora se non ti dispiace torno a fare quello che stavo facendo" concludo la frase e rimetto gli auricolari.
Ma ovviamente, anche se speravo avesse finito, mi tolse un auricolare.
"Ti credi simpatica?" Chiese presuntuosamente.
La guardai un attimo e risposi con un semplice "no" per poi alzarmi e scendere dall'autobus.
La giornata non è iniziata nel migliore dei modi.
Entro a scuola e chiedo alla prima persona che mi capita davanti se sapeva indicarmi dove si trovava la mia classe.
Mentre cammino lungo i corridoi affollati intravidi un gruppo di ragazzi, credo fossero i più popolari della scuola, da come si atteggiavano.
Ed ovviamente, giusto perché non poteva andare meglio di così, tra quelli c'era anche la ragazza di prima.
Si stavano avvicinando a me.
Aspetta.
Un momento.
Si stavano avvicinando a me?
"Ma chi si rivede" disse con un sorriso.
"Perché sei qua?" Dissi sbuffando.
Dietro di lei c'era un ragazzo, carino, aveva un piercing al lato del labbro inferiore, e i capelli folti ma di giusta lunghezza, continuava a fissarmi e stava iniziando a darmi fastidio
"Che hai da guardare?" Chiesi infastidita.
"Qualcuno qua si è svegliato con la luna storta" rispose la ragazza.
Avrei preferito che avesse risposto lui, ma evidentemente è un ragazzo di poche parole.
Mi stavano già facendo alterare quindi evitai di rispondere.
"Volevo darti il benvenuto" sorrise.
Oltre che antipatica è anche falsa.
Non risposi e me ne andai scocciata.
Entrai in classe e mi sedetti all'ultimo banco, vicino alla finestra.
Vicino a me si sedette un ragazzo, biondo, anche lui aveva il piercing al lato del labbro inferiore, forse è una moda.
"Piacere Christian, tu sei?" Chiese sorridendo.
"Ada, sono nuova" risposi ricambiando il sorriso.
"Allora benvenuta" disse sorridendo ancora, questo ragazzo è simpatico, finalmente.
"Che materia abbiamo ora?"
"Chimica"
"È interessante come materia?"
"Sí, diciamo che è divertente"
Ci spostammo al laboratorio dove iniziammo a fare esperimenti.
"Come mai ti sei trasferita qui?" Chiese Christian.
"Mio papà ha trovato un buona offerta di lavoro, perciò eccomi qua"
"Capito, hai conosciuto qualcuno?"
"Dipende dai punti di vista" dissi ridendo.
"Cioè?" Rise.
"Ho parlato con una ragazza, vestita come se fosse il ballo di fine anno e molto presuntuosa, e con un ragazzo, forse, non lo so, non ha detto nulla" dopo aver detto ciò mi resi conto di non sapere il nome di questi ragazzi e come se mi avesse letto nel pensiero Christian rispose "Ilia e Marco, capisco, non stanno simpatici nemmeno a me"
Sorrisi e continuammo ad ascoltare la lezione.
Arrivato l'intervallo io e Christian ci spostammo alle macchinette.
Tirai fuori gli spiccioli che mi rimanevano e proprio mentre mi stavo avviando alla macchinetta qualcuno mi spinse.
"Ma guarda dove vai!" Dissi raccogliendo le monete cadute a terra.
Dopo aver pronunciato quelle parole mezzo istituto si girò verso di me, come se avessi detto chissà cosa.
Alzai gli occhi e vidi il ragazzo, quel ragazzo, Marco se non sbaglio.
Che palle
Pensai.
Lui mi fulminò con lo sguardo
"che c'è? Nessuno ti ha mai detto di fare più attenzione quando cammini?"
"Forse non hai ancora capito chi sono io"
"Forse non hai capito che non ho detto nulla di male"
Ci stava guardando tutto l'istituto, mi vergognavo troppo.
"Vedi bene di fare poco la furba."
Alzai gli occhi al cielo, sbuffai e me ne andai.
Le ore successive passarono in fretta, non è stato poi così male, apparte quel piccolo inconveniente.
Tornai a casa e chiamai Beatrice, a cui raccontai tutto e a giudicare da come rideva gli è sembrato tutto così divertente.
Quanto vorrei che fosse qui con me.

Spazio autrice
Hello!
Mi presento, mi chiamo Alice.
Spero che la storia vi piaccia,
Baci xx

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