Capitolo 28: Emma

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Capitolo 28

Aiden

Avevo già guardato Hayley dormire prima d'ora, ma non aveva mai avuto un sonno così agitato.
I capelli scuri ricadevano sul mio cuscino a macchia d'olio e il suo respiro si faceva sempre più ansimante con lo scandire di ogni secondo. Persisteva ad agitarsi, le mani afferravano il tessuto del piumone stringendolo con forza, per poi lasciarlo andare.
Aveva il viso contorto in un'espressione di dolore e non passò molto, prima che le lacrime iniziassero a rigarle silenziosamente le guance.
Mi si strinse il cuore a vederla così indifesa e così visibilmente addolorata da ciò che stava sognando; io mi sentivo incredibilmente impotente, fremevo dalla voglia di aiutarla, ma per quanto tentassi di svegliarla, proprio non ci riuscivo.
Le afferrai la mano sinistra e la strinsi tra le mie. Osservai la pelle candida e delicata, le le dita affusolate e il suo polso magro, tracciai con la punta dell'indice il contorno delle rose che aveva tatuate sull'avambraccio. I petali dei tre fiori si rincorrevano l'uno con l'altro, interrotti solo dagli intricati fili spinati. Restai qualche secondo ad osservare l'inchiostro nero e mi chiesi perché avesse scelto di tatuare solo tre rose, anche se successivamente mi ricordai che la ragazza detestava i numeri pari. Abbassai lo sguardo e lo portai sul polso, i miei occhi osservarono il nome Emma scritto con caratteri eleganti. A colpirmi fu però ciò che non avevo mai notato, nonostante avessi trascorso diverso tempo in compagnia di Hayley non avevo mai notato la cicatrice che il nome di sua sorella celava elegantemente. Tesi il dito e ne percorsi l'intera lunghezza. Un misto di emozioni si scatenarono in me: curiosità, rabbia e infine dolore.
Cosa aveva portato Hayley ad auto infliggesti quella ferita? Chi le aveva fatto così male?

" Emma, ti prego. Non lasciarmi, resta con me" la voce della ragazza mi distolse dai miei pensieri e mi spinse a riportare la mia attenzione sul suo viso.

Le lacrime persistevano a riversarsi sulle sue guance e ciò che era iniziato come un pianto silenzioso, si stava lentamente trasformando in una serie di singhiozzi disperati.
Non avevo mai visto Hayley così triste. Guardarla mi faceva male.
Tesi una mano verso la sua guancia per asciugarla, ma non passo molto prima che altre lacrime la rigassero nuovamente. Era scossa dai singhiozzi e sembrava non riuscire a trovare un modo per svegliarsi, così mi decisi a sollevarle il busto e stringerla tra le mie braccia finché non avrebbe riaperto gli occhi. Le accarezzai dolcemente la schiena e sperai che tutto ciò sarebbe riuscito a placare il suo pianto disperato.

" Angelo, va tutto bene. È soltanto un incubo, svegliati " ripetei queste parole come un mantra, persistendo ad coccolarla.

La allontanai da me solo quando la sentii smettere di piangere, vidi il suo viso rilassarsi completamente e le lacrime cessare di rigarle le guance.
Sorrisi inconsapevolmente, quando realizzai che era merito mio se si era calmata e le lasciai un dolce bacio sul naso nell'esatto momento in cui riaprì gli occhi.

" Aiden? Pensavo di essere a casa mia, mi hai vista piangere? " chiese, con il il fiato corto e la voce leggermente incrinata dall'emozione.

Si passò nervosamente le mani tra i capelli e rimosse dalle gambe l'asciugamano bagnato che fino a poco prima le poggiava sulla fronte e che le era ricaduto sulle cosce. Aveva le guance rosse, esattamente come gli occhi che, in quella circostanza, tendevano più al verde che al castano chiaro.

" Angelo, calmati. Sei svenuta e ti abbiamo portata qui per non lasciarti a casa da sola, sei al sicuro" la informai, tendendo una mano verso di lei in modo da avvicinarla a me e stringerla nuovamente in un abbraccio, ma prima che me ne potessi rendere conto lei si alzò dal letto.

Si appoggiò al muro, probabilmente perché un capogiro aveva messo a dura prova il suo equilibrio. Non appena si sentì meglio, uscì dalla mia stanza, lasciandosi alle spalle solo la scia del suo profumo alla cannella e nulla di più.
Restai qualche secondo a guardare la porta di legno scuro aperta solo per metà, chiedendomi cosa passasse per la mente di Hayley e se avesse intenzione di parlarmene. Mi chiesi quale fosse il soggetto del suo incubo e temetti addirittura di chiederlo, spaventato che farlo avrebbe potuto potenzialmente spingerla a scoppiare nuovamente in un pianto disperato privo di controllo, così intenso da parere senza fine.
Mi alzai dal letto e corsi dietro alla ragazza dai lunghi capelli scuri e quando giunsi al piano inferiore notai che Ash e Will erano placidamente accoccolati sul divano, la tv accesa. Entrambi si erano addormentati, non accorgendosi minimamente che Hayley era uscita di casa. Mi affrettai a varcare la soglia dell'ingresso alla mia abitazione e la trovai seduta sui gradini. Si reggeva la testa tra le mani, le dita fra le ciocche di capelli che le coprivano il viso come se si trattasse di una tenda.
Guardai la sua esile figura e il tempo, per un secondo, mi sembrò come essersi fermato; era come se entrambi fossimo stati intrappolati in una fotografia: lei persa nei suoi pensieri e io che la osservavo attanagliato da un senso di vuoto, per sempre.
Le sedetti accanto e aspettai che si decidesse a destarsi dai suoi pensieri.

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