prologo.

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Ricordo quel giorno come fosse ieri. Ricordo il terrore e la paura,la velocità con cui tutto é avvenuto e la lentezza di quei dolorosi e agonizzanti momenti,che sembravano invece interminabili,infiniti.
Ricordo perfettamente l'inizio di questa storia,e purtroppo...so bene anche quale sarà il finale.

Flashback

<Shaun,vai troppo veloce. Rallenta  un pó.>disse mia madre rivolta a mio padre. <Certo amore.>rispose lui. Passarono dei minuti. <Shaun ti ho detto di rallentare.> <ci sto provando ma il freno Non funziona.> <che significa che non funziona? Shaun per l'amor di Dio,ti prego frena. Shaun frena,frena!> <Lara sta zitta cazzo,sto frenando ma la macchina non si ferma,il freno é rotto.> <Shaun  attento!>urlò mia madre. L'ultima cosa che vidi fu un grosso camion venirci addosso. Ci fu un violento impatto,la macchina si ribaltó,poi il buio...

<Alessia resisti.>l'oscurità mi avvolgeva. Avevo la testa che pulsava forte,dolori atroci su tutto il corpo. Ero stesa su una barella ma comunque non riuscivo ad aprire gli occhi. Qualcuno mi stava parlando. Capii che c'era molta gente inorno a me e sentivo che mi stavano stringendo la mano. <Alessia resisti,resta con noi. Se mi senti stringimi la mano o muovi le palpebre ma fammi capire se sei sveglia.>a fatica,mossi di poco la mano. Sentivo un odore...strano. Quel tipico odore di pulito che si respira negli ospedali. Mi sentivo stordita,non capivo niente. Arrivammo in una stanza e mi misero su un lettino. Ho sempre odiato gli ospedali,l'aria che si respira,i camici bianchi...tutto.

Dopo circa una mezz'ora,sentii la porta aprirsi e due voci alternarsi. <Ha preso conoscenza?> <no,ancora no. É ancora incosciente. L'operazione é andata bene per miracolo ma i genitori e il fratello purtroppo...non ce l'hanno fatta. Quando sì sveglierà non so proprio come dirglielo.> <mh capisco. Sarà sicuramente un duro colpo per la ragazza. Come si chiama?> <Alessia,Alessia Hemez. Ha soli 15 anni,povera ragazza. Non sa ancora che d'ora in poi vivrà nell'oscurità,e da sola. Come farò a dirglielo.> <se vuoi,posso dirglielo io.> <Mi faresti un grosso favore Jeffrey.>

Cosa significavano quelle frasi? Sarei vissuta nell'oscurità e da sola,ma cosa? Che volevano dire? In quel momento non avevo la forza necessaria per pensarci. Sentii le due voci di prima salutarsi. La porta si aprì e si chiuse,dopodiché sentii dei passi venire verso di me. <Alessia. Sei sveglia? Se mi senti fai qualcosa,apri gli occhi. So che sei cosciente e so che hai sentito quello che io e il mio collega abbiamo detto. Io mi chiamo Jeffrey,sono il dottore che ti ha appena operata. Fammi capire se mi senti. Come ti chiami?> era un uomo dalla voce bassa e roca,mi ricordava vagamente quella di mio padre,ma non era lui. Con molta fatica,tentai di aprire bocca. <A-Alessia Hemez>Dissi con un fil di voce. <bene. Come ti senti?> <st-stordita. Mi fa male la testa,ho dolori e fitte su tutto il corpo e non ho la forza di muovermi.> <si,lo so. Presto starai meglio. Tesoro,devo dirti delle cose. Apri gli occhi per favore.> mi disse. Dopo averli strizzati un pó,alzai le palpebre e aprii gli occhi. Quello che vidi mi sconvolse:vedevo il nulla. Tutto nero. Ovunque mi voltassi non vedevo altro che buio. No,no,no. Non potevo crederci,mi stavo sbagliando,non era quello che pensavo,non poteva esserlo.  Mi misi seduta a fatica. <I-io s-sono...ceca.> <si piccola,mi dispiace tanto. Però...é un miracolo che tu sia viva. Avevi un'emorragia interna e per fortuna ce ne siamo accorti in tempo. Devo dirti anche un'altra cosa. Ricordi cos'é successo?  <si,l'incidente.> <brava. Il fatto é che...quando vi abbiamo portati in ospedale l'unica rimasta viva eri...tu. Tuo padre,tua madre e tuo fratello erano già morti. Mi dispiace tantissimo piccola.> no. Questo no,é troppo,questo Non posso sopportarlo. No,ditemi che questo é solo un incubo e che presto mi sveglierò. Vi prego. Mi portai le mani sul viso e iniziai a liberare tutto il dolore che sentivo in quel momento. Avevo come un peso sul petto che a stento mi permetteva di respirare. Iniziai a piangere rumorosamente mentre il medico mi abbracciava. Ero sola e sarei rimasta da sola per sempre. La mia famiglia era morta e....ero ceca. Non avrei più visto niente. Avevo nostalgia di quelle piccole e insignificanti cose che vedevo giornalmente ma che non mi avevano mai interessato,in quel momento invece avrei fatto di tutto per rivederle. Già mi mancava la luce del sole.
Fine flashback.

Nota autrice.
Salve lettori e lettrici. Cosa ve ne pare? Per essere il prologo é abbastanza noioso ma dovevo farlo per forza così per farvi fa pure come é iniziata la storia,la vera storia di Alessia. Vi prego però di non soffermarmi al prologo,magari andando avanti vi piacerà.  Non so se mi credete,ma ho già sette capitoli pronti,ma penso che ne pubblicherò solo uno al giorno,salvo eccezioni. Vi chiedo per favore di commentare per avvisarmi di eventuali errori o semplicemente per esprimere il vostro parere sulla storia. E se vi piace,magari lasciare anche una stellina. Bene,grazie del vostro tempo e ciaooooo.
By Alessia Martina 16

Musica E Amore:Storia Di Una Ragazza Ceca.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora