20.

72 4 1
                                    

Pov's Zane.

Avevo lasciato Alessia nella stanza del piccolo. Kaleb ormai la considerava una sorella naturale,le si é affezionato molto in questi mesi e né sono contento.

Ero intento a preparare la tavola per la cena,mentre mio padre era seduto sul divano,telecomando in mano e occhi fissi sul televisore,tutto come ogni sera abituale. O almeno così sembrava. Notai però che aveva lo sguardo perso nel vuoto,fissava la tv senza interesse,segno che stava pensando a qualcosa. Pensandoci,in effetti era da qualche giorno che lo vedevo pensieroso, distratto,con la testa tra le nuvole,ma non gli avevo ancora chiesto il motivo di quel suo atteggiamento. Magari questo era il momento giusto per farmi avanti. Mi sedetti affianco a lui sul divano e lo osservai.<papà.>ma non rispose,era come se non si fosse neanche accorto della mia presenza. <papà,mi ascolti?>ripetei. Sbatté velocemente le palpebre per poi girarsi verso di me. <Mi spieghi a che stai pensando?> <ehm,a....a niente.>disse incerto e ritornò al suo sguardo perso. Gli sfilai il telecomando da mano e mi misi davanti a lui,con le braccia conserte. <a me non prendi per il culo,se ti dico che stai pensando a qualcosa é perché l'ho capito e quindi ora mi dici...>non ebbi modo di finire la frase che mi interruppe. <okay okay,ti dirò tutto ma...non ora. Ti prego,non ora. Non voglio che Alessia ci senta.> <é sopra con Kaleb,non penso che riesca a sentirci.>risposi serio. <Lo so ma é meglio parlarne quando lei é a scuola,domani mattina. Ti prometto che ti dirò tutto.> <d'accordo.>dissi e feci per andarmene. <Figliolo?> <si?> <potresti ridarmi il telecomando?>cacciai un ghigno divertito,e gli lanciai contro il telecomando,per poi andare nella nostra camera.
Entrai e vidi Alessia seduta sul letto,che accarezzava dolcemente Kaleb. Si era addormentato,meno male. Mi soffermai ad osservare il suo sguardo. Era....malinconico,anzi,nostalgico direi, pensava sicuramente a Luke. Rimasi a fissarla per minuti  mentre con delicatezza copriva il piccolo con una coperta. Involntariamemte, un sorriso si aprì sul mio volto. Mi avvicinai alla ragazza e le misi un braccio attorno alle spalle. Si voltó verso di me e fece sfiorare le nostre labbra. Notai i suoi occhi lucidi. Mi accovacciai alla sua altezza e le presi il mento tra il pollice e lindice,mentre con l'altra mano le accarezzavo la guancia. <sei straordinaria.>dissi,lasciandole un bacio sulla fronte. <Lo so.>disse,con finta arroganza. <stasera credo che dovrai farmi spazio nel letto. Kaleb si é addormentato sul mio.>disse maliziosa. <Beh,faró questo enorme sacrificio solo per te.>dissi sarcastico,facendole spuntare un sorriso divertito. In realtà l'idea di dormire nello stesso letto mi eccitava alquanto,ma tentai di non darlo a vedere.
Mi diede un bacio casto sulle labbra e si diresse in bagno.
Sentii il rumore della doccia,l'acqua che delicatamente iniziava a scendere dall'apertura,creava un dolce ticchettio quando toccava terra,era rilassante,e molto.

Intanto mi sfilai la maglietta rimanendo a petto nudo e mi stesi sul letto. Incrociai le mani dietro la nuca e iniziai a guardare il soffitto. Oramai una sola domanda vagava per la mia mente:"di cosa deve parlarmi mio padre?". La.cosa che più mi preoccupava era il fatto che si trattasse di Alessia. Non voleva farsi sentire da lei quindi era ovvio che fosse qualcosa che la riguardasse. Inziai ad avere un brutto presentimento. In fondo,sapevo bene cosa mi avrebbe detto, lo sapevo benissimo,ma speravo di sbagliarmi. Avevo paura,troppa,per pensare che i miei pensieri fossero realmente fondati. Non riuscivo a concentrarmi su nient'altro,se non sulle parole che Arrhur mi avrebbe detto,perché le conoscevo,sapevo bene quali fossero, anche se non volevo accettarle,in alcun modo.

La porta del bagno sbatté nuovamente. Questa volta Alessia uscì con delle culotte nere in pizzo e una canotta scura che le arrivava fino ai fianchi. La chioma liscia le ricadeva lungo la clavicola per poi arrivare alla vita. Era bellissima come sempre,e non potei far altro che rattristirmi per la sua situazione. Era da così tanto tempo che non vedeva il sole,la luna,le stelle. Ormai era da anni che la sua vita era avvolta da un velo di oscurità,sottile ma persistente,che non lasciava trasparire neanche uno spiffero di luce. Il buio la accerchiava e io non potevo far niente per aiutarla. Mai come allora avevo pensato a quanto difficile e frustrante dovesse essere la sua vita,non poter vedere niente,neanche la più minima ed insignificante cosa. Immagini che tutti giorni ci passano davanti agli occhi e a cui neanche doniamo importanza...lei farebbe di tutto per essere nei nostri panni. Nessuno pensa mai alla fortuna che ha nel poter vedere il tramonto,l'alba che sboccia come un fiore nella neve,le foglie d'autunno,che lentamente cadono dai rami,dandoti come l'impressione che il tempo si sia fermato,nessuno ci da tanta importanza,neanche io gliene ho mai data,ma solo in quell'attimo mi accorsi veramente di quanto faccia male il buio,da come la cecità l'abbia strappata al mondo esterno,rinchiudendola in se stessa,in una gabbia in cui nient'altro c'é che il buio,solo tanto ed insistente buio. Sentii i suoi passi venirmi vicino,mi alzai di scatto e l'abbracciai dolcemente, lasciandola spiazzata,interdetta,da quel mio gesto così improvviso e istintivo,si,perché l'ho fatto? Perché ne avevo bisogno,avevo bisogno in qualche modo di sentirmela vicino,perché in realtà non lo era,e non lo era mai stata,nonostante ci provasse,lei non poteva nulla. Vedevo i suoi occhi che non battevano le palpebre,lo sguardo sempre perso perché non sapeva dove guardare,osservava solo il vuoto,il nulla, il niente. Era così vicina a me,eppure la sentivo così distante,perché lei Non mi vedeva,lei era sola,attorno a lei era come se niente esistesse,perché..perché per i suo occhi esisteva solo quello,il niente

Musica E Amore:Storia Di Una Ragazza Ceca.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora