"Ross, svegliati, Ross" la voce di mio fratello mi destò dall'oscurità.
"Giovanni, che c'è?" Farfugliai con la voce impastata per il sonno.
"Stavi urlando. Hai sognato di nuovo l'incidente?" Mi domandò rivolgendomi uno sguardo compassionevole.
Annuii. Lui si avvicinò e mi lasciò un bacio sulla tempia. "È tutto finito, ci sono io qui" mi rassicurò.
"Mi mancano"
"Mancano tanto anche a me. Mi manca papà, mi manca la mamma..." Disse con la voce rotta.Erano passati solo due mesi da quando un incidente stradale aveva portato via i nostri genitori e adesso saremmo stati affidati ad una delle sorelle di mio padre.
Non avevo mai capito perché una donna di poco più di trent'anni ci tenesse così tanto ad avere intorno due problematici adolescenti, come me e mio fratello, ma se non ci fosse stata lei, che era l'unica parente che avevamo, saremmo andati a finire in qualche casa-famiglia e chissà poi quale sarebbe stato il nostro destino!
"Che fai?" Chiesi a mio fratello Giovanni.
"Guardo il paesaggio" rispose, sorridendo mestamente.
"Sembra che qui ci siano solo alberi"
"Alberi e zia Barbara"
"E zia Barbara" sospirai.
"Stiamo per arrivare alla stazione" osservò Giovanni, mentre io mi limitai ad annuire, senza staccare gli occhi dal mio cellulare.
La perdita dei miei genitori era già stato un duro colpo, anche la consapevolezza che io a differenza loro ce l'avevo fatta, era molto difficile. Ad aggravare le cose, ci mancava solo il trasferimento in una città a 600km. Da casa mia e il dover lasciare i miei amici, la mia scuola.
"Ci farà bene cambiare aria" mi ripeteva mio fratello, ma credo che cercasse più di autoconvincersi che altro, anche per lui non doveva essere stato facile lasciare tutto e ricominciare una nuova vita dall'altra parte d'Italia.
Una voce metallica interruppe i miei pensieri: eravamo arrivati a destinazione.
Mio fratello si alzò per primo e andò a prendere i bagagli.
"Dammi la mia valigia"
"No, lascia, faccio io"
Mio fratello non era mai stato protettivo come in quel periodo, gli ero rimasta solo io e a me era rimasto solo lui, dovevamo farci forza a vicenda.
Insistetti per aiutarlo a portare le valigie e alla fine lui mi passò un beauty-case, solo per farmi smettere di parlare.
Scendemmo dal treno affollato. Poco lontano dal binario notammo un'esile figura di una donna minuta dai capelli scuri e ricci: zia Barbara.
Appena ci vide, ci corse incontro e ci abbraccio fortissimo:"ragazzi" disse con un filo di voce. Giovanni la strinse forte e lei iniziò a singhiozzare, ma fece bene a ricacciare dentro le lacrime.
"Ross" disse avvicinandosi con cautela e accarezzandomi una guancia. "Ho lasciato la macchina qui fuori, andiamo a casa"
Io e mio fratello seguimmo zia Barbara verso l'uscita della stazione.
"La mia è questa!" Esclamò zia indicandoci la sua vettura.
Aprì il cofano e aiutó me e Giovanni a sistemare tutto. Poi ci avviammo verso casa sua.
"Dall'ultima volta che siete stati qui sono passati quasi quattordici anni" esordì, rompendo la situazione di imbarazzante silenzio che si era generata in auto.
L'ultima volta che eravamo andati a trovare zia Barbara, avevo appena tre anni e mio fratello cinque, non ricordiamo assolutamente niente di quel posto o della sua casa. Per noi è una novità assoluta.
Dopo aver parlato del più e del meno, mia zia sostó davanti una villa a due piani, circondata da un ampio giardino fatto da alberi sempreverdi, con tanto di piscina.
"Siamo arrivati!" Esclamò.
"Vivi sola in questa casa così grande?" Domandai.
Zia mi rivolse l'ennesimo sguardo compassionevole. Odiavo quando la gente mi trattava come un povero cucciolo bastonato. Ma avrei dovuto farci l'abitudine.
"No" rispose, "io vivo solo al primo piano, la villa è divisa in due piccoli appartamenti da una scala. Al piano di sopra vive un altro ragazzo, ma è uno un po' strano. Abito qui da un bel po' di anni e in tutto questo tempo lo avrò visto si e no dieci volte"
Per qualche secondo, fissai una delle finestre del secondo piano che era aperta, poi la voce di mio fratello mi distrasse:"ti sei portata dietro una casa!"
Esclamò, scaricando i bagagli dal cofano.
"Infatti, ti ho detto che l'avrei portata io la mia valigia! Dai, lascia perdere, hai già portato i bagagli per tutto il giorno avanti e dietro, riposati, ci penso io"
Mio fratello annuì, prese il suo zaino dal cofano ed entrò in casa.
Dopo aver scaricato tutta la nostra roba dalla vettura, anche io entrai dentro.
La casa aveva un arredamento minimal, molto raffinato, era in perfetto stile zia Barbara, la rispecchiava parecchio.
"Ho già preparato la cena, venite a tavola" ci sorrise zia.
Mentre cenavamo, parlammo a zia delle nostre vite nell'altra città, le parlai dei miei amici, della scuola e lei non fece altro che rassicurarmi e darmi consigli. Era impressionante la somiglianza con mio padre: l'espressione del volto, il colore degli occhi e dei capelli, erano identici ai suoi.
"Ragazzi, io ho solo trent'anni" disse poi.
"Non ho figli e di conseguenza non so come si tira su un figlio, per me è un'esperienza nuova. Ho chiesto il vostro affidamento perché so che ancora studiate e non vi potevate mantenere da soli, ho temuto il peggio per voi. Però, credo che i vostri genitori volessero che voi continuaste a studiare e a costruirvi un futuro."
io e Giovanni annuimmo all'unisono.
"Quindi dovremmo iscriverci in un'altra scuola?" Dissi.
"Ci ho già pensato io. Ross, tu frequentavi il liceo classico e tu il tecnico-commerciale" disse indicando mio fratello. "Ho già provveduto alla vostra iscrizione nelle scuole più vicine, lunedì prossimo potete iniziare ad andare"
Un rumore di vetri rotti ci interruppe.
"Cos'è stato?"
"Oh, niente" mi rassicurò zia. Sarà caduto qualcosa a quello al piano di sopra.
Un altro rumore più forte.
"Non credi sia il caso di andare a vedere che succede?" Domandò mio fratello.
"Oh, no, state tranquilli ragazzi"
Nonostante insistetti per aiutare zia a lavare i piatti, lei rifiutò:"sei molto stanca" disse, "vai a letto"
La mia stanza era molto semplice, ma nello stesso tempo molto fine. Era formata da un letto a due piazze un piccolo comodino nero, una scrivania bianca, un armadio bianco e nero e una piccola televisione attaccata al muro. Sulla libreria in ferro c'erano alcuni titoli famosi, alcuni libri li avevo già letti, altri avrei potuto leggerli nel tempo libero. Dai racconti di papà, sapevo che zia era una persona molto colta e che amava leggere. Mi sarei trovata sicuramente bene con lei.
Siccome non avevo sonno, decisi di prendere dalla libreria:"Anna Karenina" e di iniziare a leggerlo.
Mi sdraiai sul letto, con il libro in mano, quando sentii delle urla provenire dal piano di sopra. Le urla di una ragazza.
Mio fratello entrò in camera.
"Hai sentito anche tu?" Chiese con un sorriso malizioso.
"Che cosa sorridi? Le sta facendo male!"
"Oh Ross, questi due si stanno solo divertendo, altro che!"
"Sei venuto qui per dirmi questo?"
"No, uhm, sono venuto per darti la buonanotte. A domani!"
"A domani Gió!"
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Broken glass-Dear Jack
Fanfiction"Lui la distruggeva e la ricostruiva. Ecco cosa faceva. distruggeva per settimane e poi c'era quel giorno in cui riusciva, con una sola frase a ricostruirla e solo il pensiero di quella frase la teneva tutta intera per giorni. Lui era amaro e dolce...