Fight.

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"Okay ragazzi, c'è una cosa che non vi ho detto. Per mantenermi agli studi qui, lavoro in quel locale.
All'inizio ho cominciato come cameriera e adesso faccio la spogliarellista. Credetemi, vorrei tanto smettere... Ma il mio capo, John, mi tiene legata a lui. Sono... Sono di sua proprietà adesso" Ci spiegò Sarah.
Dal tono di voce sembrava dispiaciuta e anche piuttosto imbarazzata. Ci parlò del suo lavoro, quasi fosse una colpa.
"Che succede qui?" Un uomo calvo, sui sessant'anni, si avvicinò a noi.
"Sarah, chi sono questi due?" Domandò rivolto alla ragazza.
"John!" Esclamò lei, con lo sguardo ancora inerte,"loro sono mio fratello e la sua ragazza!"
"Non avevi detto che tuo fratello era morto? Ti ho dato il permesso di andare fino in Italia solo per il suo funerale" chiese l'uomo visibilmente irritato.
Dunque, Sarah, per venire in Italia a salutare Francesco, aveva raccontato al suo "capo" che lui era morto.
"Lui è un altro fratello" rispose lei.
John annuì, ma ci guardò con sospetto.
"Che stanno dicendo? Non capisco bene..." Disse Francesco, cercando di tradurre.
Non era il massimo in inglese, capiva si e no qualche parola, anche se negli ultimi periodi si era impegnato molto per cercare di studiare ed imparare qualcosa in più.
Cercai di spiegargli tutto e appena apprese quanto raccontato, strinse i pugni e serrò la mascella. In preda ad un attacco d'ira, sferrò un pugno a John, rompendogli il setto nasale e a niente servirono i miei tentativi da allontanarlo da lui.
"Senti, brutto bastardo" disse Francesco, rivolgendosi a lui in italiano, "lascia perdere mia sorella, hai capito?"
Sarah guardava la scena senza far trapelare la minima emozione, mentre io ero preoccupatissima per Francesco. E infatti, facevo bene ad esserlo, poiché  improvvisamente fecero irruzione nella stanza due uomini armati.
"Cazzo, stai attento Frá!" Esclamai, coprendomi il volto con entrambe le mani, non appena vidi uno di quei due uomini avvicinarsi pericolosamente a lui.
Sarah cercò di fermarli, ma venne spinta a terra, mentre Francesco si difese disarmando uno dei due e puntando la pistola verso l'altro.
Nel soggiorno accorsero altre tre ragazze: le stesse della foto.
Ma quanta gente abitava in quella casa? Ma soprattutto, dov'eravamo finiti?
"Okay, okay" disse John, "basta ragazzo"
"E chi mi dice che se io lo lascio libero, tu uccidi me?" Chiese Francesco, in un inglese sghembo, mentre ancora teneva la pistola puntata verso uno dei suoi due uomini.
"Io sono un uomo di parola" rispose John.
"Lascia quella pistola"
Francesco fece finta di far cadere la pistola, ma in realtà la passò a me, per sicurezza.
"Allora, sei venuto qui per prenderti tua sorella?"
Domandò John, cercando di parlare un po' in italiano.
"Si" affermò Francesco.
"Tutto ha un prezzo" rise.
"John non..." Disse Sarah
"Zitta, troia!" le urlò contro, interrompendola.
"Ci sono due alternative, o paghi o mi dimostri quello che sai fare" disse, chiamando nel soggiorno un uomo molto robusto e alto circa il doppio di Francesco.
"Prova a non farti mettere KO"
"No, basta!" Esclamai io, guadagnandomi un'occhiataccia sia da John che da Francesco.
"Se lo faccio, tu la lasci libera?" Chiese Francesco, ignorandomi completamente. Talvolta odiavo il suo essere così tanto ostinato.
"Si, hai la mia parola" rispose John, sicuro di avere la meglio su di lui.
"Non farlo" disse Sarah, "hai visto quello? ti ammazza, lascia perdere"
Francesco scosse la testa e si avventò contro quell'uomo.
All'inizio non vedemmo niente, solo del sangue sgorgare e non capimmo nemmeno a chi appartenesse, dal momento che entrambi erano a terra. Mi voltai dalla parte opposta per non assistere a  quell'orrore.
Sentivo solo le sue urla e mi venne subito da piangere.
Io e Sarah fummo allontanate con la forza da uno degli uomini di John e portate in un'altra stanza.
"Quello che uscirà da quella porta, sarà il vincitore" rise lui, lasciandoci sole.
"Sarah, ma che hai combinato?" Le domandai tra le lacrime.
"Non dovevate venire qui. Io... Non ci posso credere"  disse scuotendo la testa e piangendo.
Sembrava un film d'azione, ma era la verità. Il mio ragazzo era in un'altra stanza e stava combattendo per la libertà di sua sorella contro un malavitoso americano e io ero diventata l'ansia e l'angoscia fatta a persona.
"Cercavo un lavoro, per essere indipendente dai miei. All'inizio era semplice, non pensavo che si arrivasse a questo punto. Non pensavo che sarei diventata di sua proprietà, Ross. Devi credermi"
Provai a consolare Sarah, anche se provavo molta rabbia nei suoi confronti, ma proprio mentre lo facevo, sentii dall'altra stanza le urla di Francesco e scoppiai in lacrime.
"Mi dispiace tantissimo" le dissi, convinta che nemmeno Francesco sarebbe riuscito a salvarla.
In quel momento, ebbi paura di perderlo più delle altre volte.
"Ora che siamo da sole, chiamiamo la polizia" proposi.
"No, Ross..." Disse Sarah, ma troppo tardi, avevo già afferrato il mio cellulare e avevo già composto il numero, quando la porta si aprì e fui assalita da una certa ansia.
Sentii solo Sarah urlare, poi nient'altro.
"Francesco" dissi, andando verso di lui, che si muoveva a tentoni.
Aveva un paio di lividi sul viso e il labbro leggermente spaccato.
"Sarah, andiamo via di qui, raccogli la tua roba!" Disse flebilmente, mentre andai verso di lui e lo strinsi forte a me.
"Ho avuto paura" dissi.
"Shh, tranquilla piccola. Non è niente. Adesso ce ne andiamo. Mi dispiace tanto"
"Sei un fenomeno, ragazzo!" Esclamò John, entrando nella stanza.
"Non ho mai visto nessuno combattere come te... Dove hai imparato?"
"Ho vissuto in una casa-famiglia. Lì tutti mi riempivano di botte e ho dovuto imparare a difendermi" disse, mentre un uomo cercava di medicarlo.
"Lascia, faccio io" dissi, prendendogli l'occorrente per la medicazione dalle mani.
Francesco strinse forte la mia mano per il dolore, mentre veniva medicato.
"Voi italiani... Siete bravi nella lotta!" Disse entusiasta, riuscii quasi a notare una certa furbizia e una certa attenzione nel suo sguardo.
Poco dopo raccogliemmo le nostre cose, aiutammo Sarah a portare via le sue da quella casa e andammo via.
"Doveva essere una vacanza tranquilla e invece..."
"Quell'uomo ti perseguiterà, Francesco. Tu non capisci... Ha visto dietro di te un possibile guadagno. Non ti lascerà andare via così"
"E in che cosa dovrebbe guadagnare?" Domandò lui.
"Incontri di boxe clandestini..." Sospirò.
Francesco non rispose, continuò ad osservare quella città dal finestrino del taxi che avevamo preso.
"Fino ad un'ora fa, osservavo questa città con occhi completamente diversi... Niente è come sembra" disse, scuotendo la testa.
Mi strinsi forte a lui, per non perdermi nemmeno un secondo di tutto l'amore che era quel ragazzo.
Sostammo di fronte all'albergo dove avevamo prenotato e pagammo anche una stanza per Sarah.
"Sarà difficile dimenticare tutto questo" affermò  Francesco, mentre entrava nella nostra camera, seguito da me.
"Già, lo sarà anche per me" risposi io, ancora incredula per quanto mi era appena accaduto.
"Mi spiace per averti messa in questo casino. Io...Ti amo così tanto" bisbigliò, spingendomi verso il letto e proprio lì facemmo l'amore.
Era bellissimo vedere i nostri corpi così uniti, una parte di me era sua e una parte di lui era mia. Ci apparteniamo, completamente. Perché fare l'amore significa unire due corpi e formarne uno solo, un unico corpo.
Sono i respiri lunghi, i baci cercati, pelle contro pelle, i sospiri su di essa, i morsi sulle labbra, i baci sul collo, le parole sussurrate, sotto voce, quelle mai dette.
Sono gli sguardi, i sorrisi e le lacrime, i pugni stretti e i graffi sulla schiena
E' odiare il proprio corpo, e amarlo solo quando lui ci posa le mani.
Sono le dita che si intrecciano, le emozioni che si mescolano, le carezze, è guardarlo dormire e restare a fissarlo, è dormire stretti, abbracciati, e sentire i cuori battere, sono i baci lenti, le labbra che si sfiorano, è sentirsi strani dentro e fuori, avere caldo e freddo, è la voglia di restar fermi là a non dire nulla, è prenderlo fra le mani e baciarlo fino a consumarsi le labbra, è avere finalmente quelle fottute farfalle nello stomaco di cui tutti parlano.

Broken glass-Dear JackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora