Ritorni.

327 32 1
                                    

"Frà, devo dirti una cosa..." Esordii.
Volevo essere sincera con lui.
Non volevo tenermi tutto dentro, perché so che non ce l'avrei fatta. Per lasciarmi alle spalle l'accaduto, dovevo parlarne con lui. Sicuramente mi avrebbe giudicata male, ma poi avrebbe capito. Forse perché, pensai, anche lui aveva avuto i miei stessi dubbi qualche volta. Eravamo molto giovani e non avevamo mai avuto delle relazioni così durature prima d'ora. Era normale avere dei dubbi qualche volta.
"Dimmi"
"È successa una cosa stasera in quel locale, è stata una sensazione strana... Ho avuto paura di essere diventata schiava dell'abitudine, ho pensato che non avrei più provato quelle sensazioni che provavo con te all'inizio e poi..."
"E poi?" Domandò Francesco.
"Ho baciato un altro, per capire se le emozioni che provo quando sono con te sono emozioni autentiche. Sai...Ultimamente mi sono sentita un po' spenta, ho avuto seriamente paura di non sentire più quella scintilla, capisci? Ma con lui non è successo nulla."
"Ed è per questo che hai fatto l'amore con me? Per fare un esperimento?"
"No, Frà. Ho fatto l'amore con te perché sentivo che era la cosa più giusta da fare. Non arrivare subito a conclusioni affrettate" mi accigliai.
"Sei consapevole di aver fatto una cazzata? Sei consapevole di aver tradito la mia fiducia? Che fine ha fatto la vecchia Ross? Quella che ho conosciuto, quella che ha medicato le mie ferite, che si è presa cura di me, che mi ha salvato dai miei demoni, che ha pulito il casino della mia casa, della mia anima... Che fine ha fatto quella ragazzina che ha combattuto contro tutto e tutti per questa relazione? È da un po' di giorni che non ti riconosco più. Mi sembri la brutta copia di te stessa. Poi mi confessi anche di avermi tradito... Io una così non la voglio e non è una questione di abitudine. Tu sei cambiata e mi chiedo solo come tu abbia fatto a dubitare di me. Io non ho mai fatto questo tipo di pensieri, ti ho amata dal primo istante in cui ti ho vista. Ho amato i tuoi sorrisi spenti, i tuoi occhi tristi, ho amato i tuoi sogni, anche quelli mai detti o quelli che poi hai maledetto. Ho amato te con tutto me stesso, ho cambiato vita, mi sono sforzato di essere un uomo migliore per piacerti. Ma non è bastato"
Provai ad avvicinarmi a Francesco, ma lui mi respinse.
"Scusa, ma non ce la faccio."
"Ti faccio così tanto schifo?" Domandai. Stavo già piangendo, benissimo, direi.
"No, non mi fai schifo, Ross. Ma ora come ora non riesco nemmeno a guardarti."
Annuii e mi alzai dal letto.
"Dormo lì per stanotte" dissi, indicando il divanetto della nostra camera.
"No, ci dormo io, tu resta qui" fece lui e senza darmi il tempo di ribattere, si buttò a peso morto sul divano.
Chiudemmo entrambi gli occhi per cercare di dormire, ma la verità è che nessuno dei due riuscì a farlo. Lo capii, perché sentivo i suoi respiri che non erano mai regolari. Non stava dormendo, teneva gli occhi chiusi e si sforzava di non guardarmi. Mi sentii terribilmente in colpa per ciò che avevo fatto.
C'era bastato far l'amore per allontanarci e ora che cosa eravamo io e lui?
Provai ancora una volta ad addormentarmi, ma più stavo insieme a lui, in quella stanza, più mi sentivo mancare l'aria.
Mi alzai dal letto e andai in bagno con carta e penna. Scrissi una sola frase:"non cercarmi", poi lasciai quella camera: erano ormai le cinque del mattino. Mi catapultai fuori e fermai al volo un taxi:"dove ti porto?" Mi domandò il tassista in perfetto americano.
"All'aereoporto, per favore" risposi.
Spesi tutti i miei soldi in un biglietto di ritorno per l'Italia.
Prima del decollo, controllai le notifiche sul mio cellulare: qualche messaggio da Alison ed Erica, i messaggi dal gruppo dei miei compagni di classe, anche loro partiti per le vacanze in un'isola greca, poi nient'altro. Francesco aveva rispettato la mia volontà, non mi aveva chiamata o forse non si era proprio svegliato. Ero stata una cretina. In quell'istante, capii che avevo un gran talento per rovinare tutte le cose belle che mi capitavano, di fare andare via tutti e soprattutto, di essere sola al mondo.
Spensi il telefono e mi addormentai, sognai mio padre e mia madre. Eravamo tutti insieme nella nostra macchina.
"Dopo che andiamo a prendere Giovanni agli allenamenti, facciamo un salto al centro commerciale e compriamo quel vestito che ti piace tanto, okay?" Mi diceva mia madre, mentre mio padre sbuffava, non gli è mai piaciuto accompagnarci a fare spese, odiava i negozi e i centri commerciali, era uno spirito libero, l'esatto contrario di mia madre. Io invece ero una via di mezzo, amavo fare shopping, ma mi piaceva anche passare del tempo all'aria aperta.
Ad un tratto si sentivano le urla di mia madre che dicevano a papà di fare attenzione, poi uno schianto, un rumore di vetri rotti, un camion ribaltato e qualcuno che mi tirava via dalle lamiere della mia auto: era Francesco.

Mi stringevo forte a lui e c'erano delle persone intorno a me che esclamavano:"è ancora viva, è l'unica ad essersi salvata"
Francesco era scomparso e al suo posto c'era la persona che davvero mi aveva tirata fuori da lì sotto. Piangevo e dicevo di volere Francesco, urlavo, ma nessuno mi dava retta. Mi svegliai di soprassalto, tanto da far spaventare anche un signore seduto di fianco a me.
"Manca tanto all'atterraggio?" Domandai.
"Circa tre ore"
Annuii e frugai qua e là alla ricerca di qualcosa da fare per ingannare il tempo. Trovai un vecchio romanzo di Banana Yoshimoto, una scrittrice cinese che adoravo. Probabilmente lo aveva lasciato qualcuno che era stato là prima di me.

"«Sai dev'essere un po' come morire.»
«Cosa?»
«Dimenticare tutto.»" 

faceva una parte del libro. Realizzai che se avessi dovuto dimenticare tutto, sarei dovuta morire, morire dentro e che nonostante tutto, forse non ci sarei riuscita.

Broken glass-Dear JackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora