Doubts.

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Lunedì arrivò molto velocemente e così anche il mio primo giorno nella nuova scuola. L'atrio era gremito di ragazzi e di professori che correvano velocemente da un'aula all'altra. All'inizio feci fatica a trovare la segreteria. Ma appena la trovai, emisi un sospiro di sollievo.
"La segreteria apre alle undici, signorina" mi disse uno dei collaboratori scolastici.
"Ehm, io sono nuova, dovrei sapere in che classe sono stata collocata" dissi sorridendo.
"Ah, vieni con me"
Lo seguii in una grande stanza dove c'erano dei computer e alcuni registri, doveva essere l'archivio della scuola. Non ero mai stata in un archivio scolastico prima.
L'uomo aprì uno dei computer. "Come ti chiami?"
"Rossella" risposi, "Rossella Mancini"
"Rossella Mancini...5D"
"Okay"
"Oh, scusami, si trova al secondo piano, serve che ti accompagni?" Domandò il segretario.
"Oh, no, grazie, lei è già stato molto gentile, grazie ancora"
"Si figuri e...benvenuta"

Mi congedai e raggiunsi in fretta l'aula che pian piano si stava riempiendo di ragazzi, i miei nuovi compagni di classe.
Le lezioni si svolsero in modo piuttosto noioso, quanto mi mancava la vecchia scuola! Lì i professori erano molto più comprensivi con gli alunni. 
I miei nuovi compagni non smettevano di farmi domande:"ciao"
"Ciao"
"Anche nell'altra città facevi il classico?"
"Già"
"E che media avevi?"
"La media del 9"
"Caspita eri brava, come mai ti sei trasferita?"
"I miei genitori sono morti e mia zia ha ottenuto l'affidamento mio e di mio fratello" risposi con un filo di voce all'ultima domanda, ripensando ai momenti felici con i miei genitori, gli unici che nessuno porterà mai via, perché sono impressi nella mia memoria.
"Oh, che triste"
Per il resto del giorno, i miei compagni di classe non fecero altro che guardarmi esattamente come mi guardava zia Barbara e tutte le persone che avevano saputo che ero rimasta orfana.
Cercavo di sorridere, per non piangere e prendevo quanti più appunti possibili. Volevo finire l'anno e diplomarmi al più presto, il resto non contava granché.
Tornai a casa con un mal di testa esagerato.
Poco dopo arrivò anche mio fratello. Uscivamo da scuola ad orari diversi e prendevamo due corriere diverse per arrivare a casa.
"Ho portato un amico"
"Oh, hai già fatto amicizia?" Domandò sorpresa zia Barbara
"Si, lui fa amicizia in modo piuttosto veloce" risposi io, ignorando completamente il ragazzo che era mio fratello.
"Comunque piacere, mi chiamo Alessandro" si presentò, porgendomi la mano.
"Rossella, piacere"
"Bel nome Ross!" Esclamò lui, facendomi l'occhiolino.
"È pronto!" Disse zia, "Ross, vieni a darmi una mano per portare i piatti in tavola?"
Obbedii subito e dopo pranzo, andai in camera mia a studiare.
Stavo ripetendo gli ultimi argomenti di scienze, quando sentii di nuovo delle urla, il rumore di qualcosa che si stava rompendo, poi silenzio.
Quei rumori molesti mi inquietavano e non poco. Qualche giorno prima, avevo chiesto a zia se lei avesse mai avuto paura prima di allora, ma lei fece spallucce e rispose che era ormai abituata e che anche io ci avrei fatto l'abitudine.
Ma siccome ancora non mi ero abituata per niente, corsi in camera di mio fratello. Da piccola andavo sempre in camera sua quando c'era il temporale. Entrambi avevamo paura dei tuoni e dormivamo stretti l'uno all'altra oppure correvamo nella stanza dei nostri genitori e dormivamo con loro nel lettone. Quei tempi erano ormai lontani, ma la mia paura dei tuoni e delle altre cose rumorose era rimasta, eccome!
"Giò" dissi sedendomi accanto a lui e ad Alessandro, "ho sentito ancora quei rumori"
"Io non ho sentito nulla stavolta!" Rispose Giovanni.
Alessandro sollevò entrambe le sopracciglia e sorrise.
"Scusate, esco un attimo nel corridoio per fare una telefonata" disse.
"Tutto apposto?" Mi chiese mio fratello.
"Si..." Sospirai.
"La solita paurosa" mi stuzzicò.
"All'inizio non ci avevo fatto nemmeno caso, ma questi rumori sono diventati piuttosto frequenti, delle urla, rumori di piatti e bicchieri che cadono a terra, vorrei tanto sapere chi abita al piano di sopra!"
"Dai, adesso calmati e torna a studiare" mi disse mio fratello, dal suo tono di voce si poteva capire che era quasi seccato ad avermi sempre tra i piedi.
Annuii e lasciai la sua stanza.
Sentii la voce di Alessandro nel corridoio. Sapevo che non era molto educato origliare le conversazioni altrui, ma parlava con la voce molto alta e stava discutando animatamente.
"Non devi farlo più, capito? Comprendi il concetto?"
La voce dall'altro capo del telefono era molto calma e non riuscivo ad ascoltare bene ciò che stava dicendo.
"Merda, ma come ti sei ridotto? Pulisci tutto e cerca di stare calmo, io chiamo Lorenzo. Certo, certo, se non fossi stato a casa tua...No, non mi calmo, tu hai problemi e io non voglio avere nulla a che fare con quella merda, sono fatti tuoi"
Alessandro terminò la chiamata e si mosse verso la stanza di mio fratello, scontrandosi con me in corridoio.
"È...da molto che sei qui?" Domandò.
"No, sono appena uscita, perché?" Mentii
Mi guardò per una manciata di secondi:"no, niente" disse infine, sorridendomi.
"Uhm, okay" risposi con un po' di imbarazzo e poi mi incamminai verso la mia stanza piena di dubbi e di perplessità. Quel ragazzo nascondeva qualcosa.

Broken glass-Dear JackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora