wake up.

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Saputo niente di Francesco?" Mi chiese Erica, prendendo posto vicino a me.
"È da cinque giorni esatti che sta in coma. Mostra deboli segni di ripresa. Ma sono, appunto, solo deboli segni." Risposi.
La ragazza mi guardò e basta, prendendo i libri di greco dallo zaino.
"Hai studiato?" Domandò, indicando il libro delle versioni.
"Ho fatto qualcosa, ma la mia concentrazione ultimamente è quella che è..." Risposi facendo spallucce.
"Questo è l'ultimo anno Ross" disse Erica, "devi dare il massimo, hai quasi finito! Ne va del tuo futuro. Vedrai che Francesco si sveglierà. Lui è un ragazzo forte!"
Erica non mi aveva mai fatto un discorso così maturo come quella volta e io la ringraziai abbracciandola.
Dopo scuola, tornai in ospedale.
Oramai sapevo a memoria il percorso fatto di interminabili corridoi bianchi e scale che portavano nella stanza di Francesco.
Vidi vicino alla vetrata Alessandro. Guardava Francesco senza dire una parola.
Appena mi sentì arrivare, si voltò nella mia direzione.
"Ciao, Ross"
"Ciao" risposi freddamente. Non posso dire che lo odiavo, ma sicuramente provavo un sentimento di rabbia assoluta nei suoi confronti.
"Non pensavo finisse così" sospirò.
"Nemmeno io lo pensavo" dissi.
"È colpa mia" fece lui.
"No, non è colpa tua..."
"Si invece. È tutta colpa della mia invidia. Francesco ha tutto ciò che un ragazzo vorrebbe: donne, soldi, una bella casa..."
"Un accusa di stupro, una mamma e un padre chissà dove, una sorella che ha ritrovato da poco e per avere quel pò di positivo che dici tu e che tu tanto gli invidi, ha faticato molto" risposi.
Lui non disse nulla.
"Se potessi tornare indietro..."
"Non puoi tornare indietro, Ale. Anche io vorrei tornare indietro, non sai quanto. Ma la realtà è questa purtroppo: prendere o lasciare."
Annuì e rimase in silenzio per qualche istante.
Poi si avvicinò a me, sfiorandomi la spalla:"spero che tu riesca a perdonarmi un giorno"
"Io ti ho già perdonato" dissi.
Alessandro sembrava davvero pentito, sbatté un pugno contro il vetro, per scaricare la rabbia. Poi si voltò verso di me:"vi lascio soli, ciao Ross!" Mi salutò.
Ricambiai il saluto ed entrai dentro la cameretta.
"Ciao amore, come stai oggi?"
"Mi hanno detto che sei uno forte, che ti riprenderai presto e io gli ho risposto che è tutto vero. Tu sei il mio guerriero" dissi, accarezzandogli una guancia.
Sentii la mano di Francesco stringermi forte il polso e sussultai:"Frà? Frà?" Lo chiamai.
Vidi che cercava di muoversi e che sbatteva le palpebre:"Frà, sei sveglio?"
Francesco spalancò gli occhi e mi fissò per qualche secondo. Mi erano mancati i suoi grandi occhi castani.
Mi alzai di scatto e corsi a chiamare i dottori e tutti quelli che erano nel reparto. Arrivò un dottore seguito da due infermieri e si radunarono davanti al letto.
"Si allontani, non può restare qui" mi disse uno di loro.
"No, per favore. Voglio essere con lui quando si sveglierà del tutto" "Mi dispiace, ma devi uscire, dai"
Annuii e uscii fuori, guardando tutto ciò che stava accadendo dentro attraverso il vetro.
Nel frattempo, chiamai Sarah e Lorenzo, che arrivarono una decina di minuti dopo, seguiti da Leiner, Alessandro e Riccardo.
"Si è svegliato?" Chiese Lorenzo, correndo verso di me.
Sarah si commosse, non curandosi minimamente dei divieti dei dottori, entrò velocemente nella stanza, seguita da me che l'aspettai sulla soglia della porta, ma fu sgridata da uno degli infermieri:"uno alla volta e piano!" Esclamò visibilmente irritato.
"D'accordo" disse lei, avvicinandosi con cautela al letto.
"Sarah..." Sospirò Francesco, mentre notai che il suo sguardo si illuminò d'improvviso.
"Guarda, ci sono gli altri..." Disse Sarah, indicando i ragazzi che guardavano attraverso il vetro.
"Falli entrare"
"Ma il dottore ha detto..."
"Non importa"
Fui io la prima ad entrare.
"Frà" dissi piangendo.
"Ross... Allora non sei andata via."
"No, non ti lascio più"
"Ti amo" disse.
"Anch'io ti amo"
Entrarono anche gli altri ragazzi, Lorenzo era emozionato e Riccardo appena entrò esclamò:"mi sono dovuto spacciare per tuo fratello!" Ma fu sgridato da Leiner e da Lorenzo:"shh, ci sentono!"
"Cos'è sta storia del fratello?" Chiese Francesco perplesso.
"Oh, niente. Riccardo per avere delle informazioni sul tuo stato di salute ha dovuto dire di essere tuo fratello. Visto che queste informazioni sono concesse solo ai parenti" rispose Lorenzo.
Alessandro restò in silenzio, poggiato ad una parete.
"Ma che hai combinato? Ci hai fatto prendere uno spavento..." Disse poi Lorenzo.
Francesco accennò un sorriso:"mi dispiace"
Sarah lo abbracciò e lui ricambiò l'abbraccio.
"Devo andare a casa. Domani ripartirò per l'America. La mia permanenza qui in Italia è quasi finita, ma me ne andrò tranquilla e soprattutto contenta che tu ti sia svegliato!"
Disse.
Poi abbracciò ciascuno di noi.
"Lo affido a te. Stagli vicino, Ross" mi sussurró, stringendomi forte.
"Lo faró, promesso" dissi.
Restammo ancora un po' con Francesco, che era felice per l'affetto che tutti noi gli stavamo dando in quel momento. Notai con dispiacere che non rivolse la parola ad Alessandro e capii che nonostante quest'ultimo si fosse comportato davvero molto male, era giunto il momento di chiarire.
"Credo che Alessandro abbia qualcosa da dirti"
"Frà... Mi dispiace. Non pensavo che succedesse  tutto questo. Volevo fare solo uno scherzo. Sono solo un coglione, lo so. Scusami" Tutti guardammo Francesco in attesa di una risposta. Francesco si girò verso di me, come per chiedermi il consenso e io annuii.
"Va bene" disse lui in tono seccato. "Brutto figlio di puttana, vieni qui!" Esclamò. Alessandro si avvicinò a lui, si prese un paio di cazzotti e poi venne abbracciato.
"Ahi ahi" si lamentò Francesco.
"Che hai, Frà?"
"Nulla. Sono solo stanco e ho male alla spalla"
"Ho capito" disse Lorenzo, "usciamo,ragazzi"
Tutti si alzarono e uscirono:"tu no, Ross" mi disse.
Sorrisi, e mi sedetti di nuovo sul letto.
"Quanto tempo è che non ti vedo sorridere?" Chiese Francesco.
"Hai dormito per cinque lunghi giorni"
"Cinque giorni sono un'infinità di tempo..." Disse serio.
Restai in silenzio ad osservarlo. Avrei voluto dirgli tante cose, ma ogni parola in quel momento sembrava superflua.
"Nessuna ragazza mi aveva mai mandato in ospedale" scherzò poi.
"Sono stata una stupida, avrei dovuto sentire prima le tue spiegazioni. Invece ho preferito scappare via"
"Non fa niente." Disse.
"Il resto non conta più. Conta solo se resti qui."
Gli lasciai un bacio sulle labbra e lui ricambiò.
"Appena torniamo a casa..." Bisbigliò lui malizioso.
"Cosa?" Chiesi io con una certa curiosità, ma venimmo interrotti dal dottore:"l'orario delle visite è finito!"
"Non può restare altri cinque minuti?" Chiese Francesco.
"Assolutamente no. Già è tanto che ho fatto rimanere qui tutti i suoi amici, quando avevo detto che potevate entrare uno alla volta. Adesso basta" rispose il dottore, "ma se reagisci bene alle cure, tra quattro giorni sei fuori" disse.

Broken glass-Dear JackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora