Francesco
Ero rimasto per tre lunghi mesi in America: mi ero messo a lavorare per John, avevo accettato la sua proposta: combattere per lui. Sarebbero stati solo dieci incontri. Speravo che in questo modo avrei dimenticato Rossella. Quella ragazza era arrivata come un tornado nella mia vita ed era riuscita a sconvolgerla.
Quando lessi su quel foglio bagnato dalle sue stesse lacrime:"non cercarmi" pensai che se non lo avessi fatto, se l'avessi lasciata andare sola per chissà dove, sarei stato sicuramente un mostro. La cercai nelle zone vicine all'albergo, ma poi capii che era andata via e che quella volta non sarebbe tornata più.
Nella mia testa c'era lei. E quel che mi aveva scritto andando via.
Ed era tutto vero.
E faceva male tutto.
Ero stato il solito coglione, avrei dovuto perdonarla subito, mi aveva giurato che era stato solo un innocente bacio, ma mi sentii colpito nel profondo dell'orgoglio.
Mi chiesi subito:"chi riempirà il vuoto che mi ha lasciato?"
Lei era riuscita a riparare il mio cuore e la mia anima incollando ad uno ad uno tutti i pezzi. E adesso che lei non c'era più, mi sentivo come un vetro rotto.
Cercai di schivare il dolore come schivavo i pugni che i miei avversari volevano sferrarmi, vinsi quasi tutti gli incontri, facendo fruttare a John un bel po' di denaro. Il giorno lavoravo come cameriere in un pub e la sera, mentendo anche a mia sorella, combattevo.
Talvolta, sentivo Sarah parlare al telefono con i miei amici e ogni volta che ne aveva l'occasione mi diceva che avrei fatto meglio a tornare in Italia, che qui ero costretto a lavorare come cameriere e non avevo nessuno a parte lei, mentre lì avevo un locale di mia proprietà e tutti i miei amici.
Loro mancavano tantissimo, ma più di tutti mi mancava lei e faceva tutto terribilmente male.
Chissà poi come si sentiva lei.
Se chiudevo gli occhi, la sognavo.
Ero arrivato al punto di non dormire più.
"Frà, ascolta..." disse mia sorella una mattina, mentre stava indossando la divisa da lavoro.
"Si?"
"È arrivata questa"
Mi porse una busta ingiallita, con su scritto:"X Francesco" a caratteri cubitali. Non era la calligrafia di qualcuno che conoscevo, per questo mi insospettii.
"Chi l'ha mandata?" Domandai perplesso.
"Non ne ho idea. Viene dall'Italia"
Annuii. Non ero sicuro di aprirla, ma qualcosa mi spinse a farlo:"Ciao Francesco, io ti conosco molto bene. Ma tu no, tu non puoi ricordare. sono Sonia, un'amica della tua mamma. Mi spiace dirtelo così, attraverso una lettera. Ma volevo dirti che tua madre è morta. Era molto malata. Ha espresso fin da subito le sue volontà di non farvi sapere nulla, non voleva esservi di ulteriore fastidio. Ma è giusto che tu e tua sorella lo sappiate. Sotto ho copiato la lettera che lei ti aveva scritto. Poco prima di morire, mi aveva chiesto di fartela avere e io potevo non accontentarla? Spero che tu la legga.
Un bacione.
Faceva freddo il giorno in cui sei nato, e faceva un caldo assurdo l'ultima volta che i miei occhi hanno incontrato i tuoi. Era novembre, so che non lo ricordi, ma io si. È stato l'autunno e uno dei giorni più caldi dell'anno.
Dopo quel 22 novembre, non ho più dimenticato i tuoi occhi. Poco importa il tempo, le cose successe. Tu per me sei e sarai sempre quel fagottino che ho stretto per la prima volta quella fredda giornata.
Quello che non parla, ma il suo silenzio fa rumore. Quello che ha negli occhi e nei tatuaggi sul corpo una storia, magari non facile da raccontare, ma una storia che lo ha segnato in tutto e per tutto. Non chiedermi come abbia fatto ad arrivare a te e a Sarah. È stato parecchio difficile e anche quando vi ho trovati, sono stata codarda e ho preferito osservarti da lontano, piuttosto che parlare con te. Ma avevo paura di affrontarti, avevo paura del tuo rifiuto. Credo sia stata un po' colpa mia se quel giorno vi hanno portati in quella casa famiglia. Ho passato tutta la mia vita con questo rimorso.
Avrei tanto voluto conoscere quella storia, Francesco. La tua storia, non sai quanto. Ogni volta che ti guardo, sento la mia anima sempre più vuota e il peso dentro di me sempre più grande. Ma purtroppo non sarà così. Sono molto malata, forse quando leggerai questa lettera non ci sarò più. Ho deciso di scrivere a te perché sei un vero combattente, l'ho sempre saputo. Sarah è sempre stata più debole, proteggila sempre.
Ti ho visto sorridere rare volte, ma ogni volta in cui lo facevi ho pensato al mondo. Ho immaginato che tutte le luci del mondo si accendessero all'improvviso.
Una scarica di energia assoluta. Ecco, questo siete stati tu e Sarah per me.
Un po' di luce nell'oscurità della mia vita.
Non sarò qui a lungo. Un giorno non molto lontano andrò via, tu potrai guardarmi nella stella più luminosa del cielo, sarò nel vento, basta solo che mi cerchi. Io sarò sempre al tuo fianco, come ho fatto fin ora.
Però, fin quando avrò vita, ti ricorderò.
Nonostante tutto, mi sento orgogliosa di essere la tua mamma.
Anche se mi fa male il cuore, anche se probabilmente non ci vedremo mai più... mi basterà ricordare la mia felicità in quei momenti accanto a te.
Ti auguro di trovare quel poco di felicità e serenità che ti è sempre mancata, perché ne hai bisogno e credimi, ti darei la mia, che non è troppa, ma nemmeno poca. Sappi che io ti darei anche il mio respiro, se solo me lo chiedessi. Ti auguro di vederti sempre perso in quello che fai e di combattere fino allo sfinimento per quello che ami. Ama Francesco, ama la vita. Perché se ami la vita, la vita amerà te. Abbi sempre fame di scoprire cose nuove, di novità, di ricerca.
Abbi cura di splendere, Francesco.Ti voglio bene, la tua mamma"
"Sarah, torniamo in Italia" dissi di punto in bianco, tra le lacrime. Sapere che mia madre non c'era più mi aveva spiazzato, ma meno di quanto pensassi. I pochi ricordi che mi legavano a lei non erano per niente belli, ma era pur sempre mia madre e le sue parole mi avevano fatto capire tante cose. Non dovevo arrendermi, dovevo combattere ancora, ma questa volta sarebbe stata una lotta molto difficile: dovevo farlo per me e Ross.
Avevo perso tante persone, non volevo perdere anche lei. Non volevo che tutto ciò che sarebbe rimasto di noi fossero solo dei semplici ricordi. Volevo viverla giorno per giorno, sempre di più.
"Mi licenzierò dal lavoro, l'America è bella... Ma la mia terra mi manca."
"Sapevo che non saresti rimasto a lungo qui" disse lei.
"Ma tu vieni con me!" Esclamai.
"No Frà, io sto bene qui. Non voglio tornare, non me la sento a ricominciare una nuova vita in Italia. La mia vita è qui in America. Mi sentirei davvero come un pesce fuor d'acqua"
La guardai dubbioso per qualche secondo, ma poi capii che stava dicendo la verità: mia sorella ormai si era integrata alla perfezione in America e mai e poi mai avrei voluto sradicarla per portarla con me.
"Ma mi mancherai tanto" sbruffai, facendo anche la figura dell'egoista, ma non m'importava.
"Frà, staró bene. Ho trovato un nuovo lavoro, sono felice qui. Mi mancherai anche tu, ma ti prometto che verrò in Italia a trovarti e poi anche tu potrai venire qui!" Disse abbracciandomi, ricambiai l'abbraccio e non dissi nulla.
"Torni da lei, vero?" Chiese mia sorella.
Sospirai.
Si, sarei tornato da lei, avevo deciso di perdonarla.
"Si" risposi.
"Finalmente hai aperto gli occhi!" Esclamò Sarah.
"Sono sicuro che riceverai un grande regalo, quando tornerai!" Disse. La squadrai senza capire a che cosa si stesse riferendo.
"In che senso?" Chiesi.
"Lo scoprirai presto"
Partii alla volta dell'Italia un paio di giorni dopo. Prima di imbarcarmi, diedi quella lettera a Sarah. "Questa è per te. Ho riflettuto molto prima di dartela. Ma credo che sia giusto che tu legga questa lettera"
Lei annuì semplicemente e accennò un sorriso. "Torna presto in Italia!" Esclamai, accarezzandole i capelli.
Salii sull'aereo, indossai le cuffiette e ascoltai "wonderwall", la canzone che in qualche modo aveva unito me e Rossella. Chiusi gli occhi e immaginai lei che la cantava al mio fianco, mentre io l'accompagnavo con la mia chitarra. Già... La mia chitarra. Erano tre mesi che non la suonavo e mi mancava tantissimo anche questo.
Dopo undici ore di volo, toccai finalmente il suolo italiano. Presi il mio cellulare e composi il numero di Lorenzo:"Lore, sono in aeroporto. Potresti... Venire a prendermi?"
Il mio amico disse qualcosa che non riuscii a sentire, poi aggiunse:"sto arrivando"
Mi sedetti là vicino e aspettai il suo arrivo.
Appena lo vidi venire verso di me, balzai in piedi e gli andai incontro, abbracciandolo forte.
Poi salimmo sulla sua auto.
"Come state tutti?" Domandai.
"Mh, bene" rispose lui. "Pensavo non ti interessasse più visto che per tre mesi non ti sei fatto sentire"
"Avevo paura, Lorè. Paura di affrontarvi. Volevo solo dimenticare..."
"Ma non ci sei riuscito" aggiunse il mio amico.
"No" dissi, "lei come sta?"
"Sta bene, il bambino cresce ogni giorno di più"
"Il...bambino?" Chiesi perplesso.
"Si, Rossella aspetta un bambino. Tuo figlio" fece Lorenzo. "Sarah lo sapeva, non... Non ti ha detto nulla?"
Mi bloccai di colpo, in preda alla rabbia.
Sarei diventato padre e lo sapevano tutti, tranne me. Mi sarei perso questo traguardo importante.
Io volevo essere un padre presente, diverso da quello che era stato mio padre per me.
"Portami a casa"
"Non la troverai, è andata a Milano all'università"
Annuii, sapevo che Rossella teneva a laurearsi.
"Devo parlare subito con Giovanni, devo farmi dare il suo indirizzo!" Esclamai.
Lorenzo annuii e mi lasciò proprio davanti alla casa che avevamo in comune: dove tutto era iniziato.
Passai da casa sua e nella mia mente ripercorsi tutte le immagini e la strada che mi aveva portato da lei.
Bussai alla porta e Giovanni venne ad aprirmi. Appena mi vide, fece un'espressione a dir poco stupita.
"Frà, sei tornato?" Chiese perplesso.
"Si" dissi. "Mi dispiace"
Giovanni scosse la testa, tra di noi calò un silenzio imbarazzante.
"Ross è a Milano?"
"Già..."
"Come sta?"
Vidi Giovanni esitare nella risposta:"ha...ha avuto un aborto spontaneo tre giorni fa"
Mi crollò il mondo addosso. Mi immaginavo già di stringere tra le mani quella piccola creaturina, che poi sarebbe cresciuta e mi avrebbe chiamato:"papà" e invece quella creaturina non c'era più. Ma c'era la mia Ross e potei solo immaginare lontanamente come si sentiva in quel momento.
"Dammi il suo indirizzo, Gió, perfavore"
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Broken glass-Dear Jack
Fanfiction"Lui la distruggeva e la ricostruiva. Ecco cosa faceva. distruggeva per settimane e poi c'era quel giorno in cui riusciva, con una sola frase a ricostruirla e solo il pensiero di quella frase la teneva tutta intera per giorni. Lui era amaro e dolce...