Restart. |Si ritorna in LA!

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CAPITOLO 24.
Avete presente quel dolore che vi logora dentro? Quello che ti fa sentire il cuore pesante, quello quando non hai voglia di fare nulla ma solo di chiuderti in una stanza e piangere. Dare sfogo alla tua tristezza, piangere fino a non sentire nulla. Solo dolore e vuoto. Solo tristezza. Ecco come mi sento oggi, ieri dopo aver baciato Owen fino allo sfinimento, ci siamo addormentati. Ora sono accanto a lui nel letto che osservo il bianco soffitto della sua camera. Ho fatto bene a parlargli di quelle cose? Non lo so, ma mi sento libera. Libera di non dovergli mentire, libera di iniziare, ricominciare, con una persona come lui. Mi volto e lo guardo, è così sereno. Il suo viso imbronciato mi ricorda mio fratello Mike quando dorme, mi mancano. Comunque dicevo, sono sveglia da tre ore, sento un grosso peso in gola, come se volessi piangere, cosa che ormai faccio spesso. Non ho avuto incubi ed è strano che mi senta così.
Prima di addormentarmi, ricordo di aver parlato con Owen di quando saremmo tornati e lui ha alzato solamente le spalle trapelando nessuna notizia di ritorno ad LA. Forse il pensiero di ritornare mi porta questa tristezza, ritornare lì e non trovare mia mamma sarà un brutto colpo. Mi manca, dannazione. Da piccola ricordo che amava raccontarmi le sue storie di quando viveva in Porto Rico e di come passava il tempo lì.
"Ora avete la tecnologia mi amor, ma quando ero giovane io, giocavamo a giochi reali. Ci guardavamo negli occhi e se dovevamo trovare l'amore, lo facevamo scendendo nei nostri quartieri." Mi disse una volta, quando Daniel perse la verginità con una ragazza che aveva conosciuto online. Mi manca. E negli ultimi tre anni non ho speso molto tempo con lei ma mi manca lo stesso. È la mia mamma, lo era. I miei occhi si inumidiscono, sbuffo e mi giro all'altro lato dove sul comodino ci sono delle foto. Owen ed un signore, identico a lui. Stessi occhi e stesso sorriso. È suo padre, sorrido a quella visione. Owen è suo padre senza i capelli bianchi e le piccole rughe, sono così felici, lui lo è.
«Mh..» sento mugolare dal ragazzo affianco a me e allunga un braccio per vedere se ci sono, appena lo afferra si rilassa e mi attira a se.
«Mr Smith buongiorno.» dico stampandogli un dolce bacio sulle labbra, Owen emette un gemito di piacere e sorride.
«Ah Miss Davis, vorrei tanto svegliarmi così ogni giorno..» borbotta ancora con occhi chiusi tenendomi però ancora stretta a lui. Il suo odore è sempre così buono ed il suo petto è morbido. Coperto da pochi peli che accarezzo, il suo respiro è irregolare, forse dovrei smetterla di accarezzarlo. Lo faccio ma lui fa dei versi che mi fanno capire che gli piace quindi lo faccio di nuovo, ridacchio. La tristezza svanisce, il mio cuore è leggero di nuovo. Mr Smith cosa mi stai facendo? Smetto di massaggiargli il petto quando sento il campanello della villa bussare, Owen sbarra gli occhi e si alza velocemente. Sembra così spaventato, ma da cosa? Scrollo le spalle e scendo insieme a lui. Mi stringo nella mia vestaglia dato che la temperatura al piano di sotto è molto bassa, noto che il condizionatore è acceso. Mi rannicchio dietro la schiena nuda di Owen che cerca le chiavi per aprire la grossa porta di legno. Quando la trova, apre la porta ma fuori non c'è nessuno. Owen esce per controllare e contrae il viso come confuso. Sento tossire da qualcuno ed Owen abbasso lo sguardo e lo faccio anche io, sbarro gli occhi a quella visione. È un nano, come quell'attore di Trono di spade.
«Mr Smith?» dice quell'ometto ma che ha un grosso vocione, Owen annuisce e lo guarda confuso ma divertito.
«Sono Jeremiah Black, sono qui perché mi ha mandato sua madre Mrs Smith..» continua il tizio, Owen sembra stranito, perché mai sua madre avrebbe dovuto mandare qualcuno qui? Per spiarci? Lo facciamo entrare e restiamo un po' io ed Owen all'entrata ad osservarlo, è così buffo. La sua camminata è alquanto strana ma divertente ed il suo viso mi inspira simpatia.
«Hannah offri a Jeremiah qualcosa, cosa preferisci?» domanda e lui alza le spalle.
«Qualsiasi cosa.» replica sorridendomi, controllo nel frigo cosa abbiamo e apro una bottiglia di Whisky. L'odore mi fa storcere il naso e trattenendo il respiro gliene metto un po' nel bicchierino.
«Owen ne vuoi?» chiedo ma lui scuote il capo e mi fa segno di posarlo subito, quella roba ora mi fa abbastanza schifo. Mi accomodo accanto a loro ed ascolto di cosa parlano.
«Mr Smith sua madre vuole che torna a LA entro oggi!» annuncia Jeremiah agitando le piccole mani e bevendo un po'. Owen scuote la testa e mi guarda, non vuole tornare e nemmeno io, sto così bene qui, non sono pronta a ritornare al mio dolore.
«Perché?» chiede Owen, Jeremiah non da risposta ma si guarda in giro arrivando fino ad incontrare i miei occhi. Mi sorride malizioso ed io mi spavento, dannazione fa paura. Abbasso lo sguardo ed Owen ripete la sua domanda.
«Owen davvero non mi hai riconosciuto?» dice all'improvviso l'uomo, io guardo Owen confusa che nel frattempo inclina il capo squadrando l'ometto. Owen spalanca la bocca e abbraccia Jeremiah, cosa diamine sta succedendo?
«Zio John!» grida dandogli delle pacche sulla schiena, suo zio? E che ci fa qui? Non ci sto capendo un accidenti! «Oddio con quella barba e gli occhi non ti avevo riconosciuto!» continua il mio ragazzo continuando ad abbracciare questo zio. Tossisco per riavere l'attenzione su di me ed Owen apre la bocca e si avvicina a me.
«Zio lei è Hannah...la mia..» io annuisco per confermare, «ragazza.» dice enfatizzando sulla parola 'ragazza.' L'uomo si avvicina a me e mi bacia la mano.
«Encantado.» sussurra, sorrido e mi siedo di nuovo.
«Perché sei qui zio?» domanda Owen sedendosi accanto a me.
«Ero venuto qui per prendere delle cose da Alfonso e ho visto un auto, quindi ho pensato ci fosse qualcuno..» spiega girando sulla sedia girevole, sembra così simpatico ma anche un po' cretino, mi sta facendo girare le palle degli occhi.
«Ho deciso di portare Hannah a fare una piccola vacanza qui, sai ha appena perso sua madre.» spiega Owen e John mi guarda compassionevole.
«Oh mi dispiace tanto Hannah.» faccio segno che è tutto okay e continuo ad ascoltare cosa si dicono.
«Quella stronza di tua madre come sta?» domanda mangiando l'uva nel cestino.
«Tua sorella sta bene..» replica Owen, sorella? Non si somigliano nemmeno un po', carattere e aspetto fisico molto diversi.
«Owen quella cagna non sarà mai mia sorella! Comunque tornando alle cose serie, voi due avete fatto...?» Owen alza le sopracciglia ed io rischio di affogarmi con la saliva, che razze di domande sono? Sembra di sentir parlare Daniel.
«Zio!» lo ammonisce Owen e l'ometto alza le mani, mi guarda e mi scruta. Mi sento osservata, odio quando qualcuno mi guarda senza motivo! Vengo distratta dal mio cellulare che squilla, chiedo scusa e mi alzo per rispondere.
«Pronto?»
«Amore mio!» dice una voce maschile che conosco molto bene, sorrido.
«Ricky!» rispondo sorridendo.
«Come stai? Mi manchi, ma quando torni? Devo dirti tantissime cose!» ma quanto parla? Parla così velocemente che è difficile capirlo.
«Non lo so, ma penso presto. Spero siano cose belle!»
«Meravigliose.» Ricky euforico? Evento raro. Sorrido e mi immagino lui che corre avanti e indietro per l'euforia.
«Owen come sta?»
«Bene...anche io devo dirvi parecchie cose!» Mi riferisco a me ed Owen, devono saperlo.
«Uh bene, ora vado che devo lavorare. Ti salutano tutti, ti amooo» grida con la sua euforia e scoppio a ridere, Ricky cosa ti succede? Scuoto la testa e ritorno in salotto, Owen mi sorride e John continua a mangiucchiare l'uva.
«Chi era?» domanda Owen guardandomi.
«Ricky, era fin troppo euforico.» replico ridendo. John ci guarda silenzioso e maliziosamente, quest'uomo è peggio di mio fratello. Restano un po' a parlare di cose maschili a cui fingo di esser interessata e parlano di come Owen fosse il preferito di John.
«Cioè piccola Hannah guardaci, siamo uguali!» dice agitando le piccole mani e indicando se stesso e Owen, un po' si. Gli stessi occhi e lo stesso sorriso.
«È stato un piacere vederti, ci si rivede a Los Angeles!» annuncia John prendendo la sua giacca e dirigendosi verso l'uscita.
«Che farai ora zio?» domanda Owen, alza le spalle.
«Credo che me ne andrò in un sexy club!» risponde puntando un dito contro Owen, quest'ultimo sorride e assume una smorfia disgustata. Se ne va sulla sua piccola moto e lo salutiamo. Entriamo in casa e Owen su getta sul divano buttando la testa indietro.
«Simpatico ma...strano.» dico facendo la sua stessa cosa, sorride e si volta verso me.
«Sfortunatamente Miss Davis dobbiamo tornare. La stronza ha bisogno di me a lavoro.» dice abbastanza amareggiato, dobbiamo tornare? Ciò significa ritornare a casa e non trovare la mamma? Il mio respiro diventa corto ed affannato, mi sta venendo da piangere. Owen se ne accorge infatti mi mette le mani sulle spalle e mi guarda negli occhi.
«Respira. Segui me e respira okay?» Lo faccio e ci riesco, mi calmo.
«Owen non credo di riuscire a sopportare di essere a casa senza mamma.» dichiaro tra le lacrime e lui mi abbraccia.
«Ci sono io okay? Anche alle tre di notte, chiamami e stiamo a telefono fino a quando vuoi.» sussurra accarezzandomi dolcemente. Cosa farei senza lui? È diventato qualcosa di importante e dannazione, Dio fa che non mi deludi. Non voglio soffrire, non di nuovo. Io mi fido di lui. Si, mi fido di lui e ti prego, non voglio che il mio cuore si spezzi proprio ora che sta per essere aggiustato. Facciamo le valigie e andiamo in aeroporto, prima di andare a fare check-in, respiro l'aria di Miami.
«Ti ci porterò di nuovo okay?» sussurra ed io annuisco sorridendogli. Partiamo poco dopo, Miami. È stato bello stare qui anche per poco, qui mi sono fidata di Owen e ci ho provato finalmente. Ora si ritorna alla solita routine. Ci riuscirò?
Il mio cellulare squilla e ciò attira l'attenzione dell'hostess che mi maledice con lo sguardo.
Un messaggio, sbuffo.

Da: JR il rompipalle.
A: Hannah Davis.
Quando il gatto non c'è, i topi ballano. Cosa ne pensa il tuo amato di quando prima eri un topolino? Ci sono cose che so di te che nemmeno tu sai, sta attenta piccola Davis. Io ti voglio, e come ti ho detto, a costo di far del male!
JR
Leggo il messaggio, ma cosa vuole? Dannazione, do il telefono a Owen che legge. Si mantiene forte al sedile, così forte che le sue nocche sono diventate bianche.
Sbuffo sonoramente e con le lacrime agli occhi mi sdraio sul sedile.
«Pensi che se gli taglio il pene...dopo ha la vagina?» chiede Owen attirando la mia attenzione, scoppio a ridere. Una risata sincera, faccio una smorfia disgustata e scrollo le spalle. Poggio la testa sul suo petto e mi addormento.

Zio John, lo amo. Lo rivedremo spesso, promesso.
Love y'all.
|ANNA 🙎|

Restart. (IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora