Strength || Newtmas [Sequel di Distraction]

3.

- Sei cresciuto, Newt.

Fu questa la prima cosa che mi disse, fu questo il suo saluto, fu questa la frase che uscì dalla bocca di mio padre dopo ben quattro anni dalla nostra ultima chiacchierata. E furono quelle parole a mandarmi subito in bestia.

Un padre non avrebbe mai dovuto dire una frase del genere al proprio figlio, un vero padre avrebbe assistito alla crescita dei suoi figli fino alla fine dei suoi giorni e non sarebbe dovuto sparire per anni e anni, per poi stupirsi nel rivedere uno di quei ragazzini da lui ignorati che poi tanto ragazzino non lo era più.

Strinsi forte quella specie di cornetta del telefono e per un momento temetti di romperla. - Scommetto che non sai nemmeno quanti anni ho.

Dall'espressione che assunse capii che avevo ragione. Forse per la prima volta nella sua vita mio padre era a disagio, con le spalle al muro e senza via di fuga. - Ne hai venti?

- Ventidue in realtà - replicai.

Non rimasi deluso dalla sua risposta, me l'aspettavo. Ormai avevo smesso di farmi illusioni su quell'uomo, avevo capito molti anni prima che non sarebbe mai riuscito a interpretare il ruolo del padre ideale, che avrebbe sempre infranto le mie speranze e deluso le mie aspettative. Forse ero io ad avere una concezione troppo utopistica della figura del padre, ma era anche vero che Andrew non si era mai impegnato molto neanche per sembrare un padre normale e non si era mai mostrato dispiaciuto per essere uno schifo di genitore.

Gli lanciai una lunga occhiata cercando di caricare il mio sguardo di quanto più astio possibile. Volevo che si sentisse un verme, volevo che provasse almeno per un momento ciò che avevo provato io quando avevo rischiato di perdere Thomas, volevo che sentisse il senso di colpa schiacciarlo sotto il suo peso, volevo ferirlo come lui aveva ferito me, volevo che provasse un tale rimorso da desiderare di scomparire dalla faccia della Terra e che lo costringesse ad abbassare lo sguardo. Andrew però non abbassava mai lo sguardo. Continuò ad osservarmi altezzoso, gli occhi scuri celavano una forte curiosità e il petto era così gonfio di orgoglio che sarebbe potuto scoppiare da un momento all'altro. Quanto avrei voluto che accadesse.

- Sai, sono settimane che ti cerco - dissi dopo un'eternità. - Ho provato a rintracciarti in ogni modo, ho telefonato a chiunque, mi sono rivolto ai tuoi vecchi amici, ma nulla. Sembravi sparito dalla faccia della Terra, Andrew. Visto che eri introvabile, ho pensato che magari fosse la volta buona, che finalmente qualcuno avesse messo fine alla tua stupida vita, che fossi stato risucchiato nei meandri di questo pianeta, che il destino alla fine ti avesse punito per tutto il male che hai fatto facendoti marcire all'inferno. Peccato che poi ti ho trovato. Devo dire che sono rimasto stupito quando ho saputo che eri finito in carcere. Ti sei sempre definito un uomo astuto e irraggiungibile, perciò eludere la giustizia americana sarebbe dovuto essere uno scherzo per te. Invece eccoti qui. Sai, preferisco mille volte vederti dietro le sbarre piuttosto che morto. Non puoi capire che soddisfazione che sia. E poi l'arancione ti sta bene. Davvero.

Lui mi lanciò un'occhiata torva. - Ho commesso un errore. Quando sarò fuori di qui, e ti assicuro che lo sarò molto presto, starò attento a non commettere più lo stesso sbaglio. Anche i migliori sbagliano, Newt.

- Tu non sei il migliore - avvertii la rabbia crescere dentro di me. - Sei la persona più disgustosa che io conosca, sei un verme, sei...cacchio, mi fai talmente schifo che non riesco a trovare nemmeno le parole giuste per descriverti. Non credo che esista una parola che ti identifichi, Andrew.

- Se pensi che sia il peggiore, ti sbagli di grosso - lanciò delle occhiate veloci intorno a sé. - Qui dentro forse sono il più santo di tutti. Ci sono uomini che hanno ucciso persone, Newt, che hanno assassinato i propri familiari e che lo rifarebbero ancora e ancora. Io sono stato beccato con della droga, ma non ho mai fatto del male a nessuno.